Acqua a pagamento al bar

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Durante un viaggio ho chiesto a un bar un bicchiere d’acqua. Mi è stata servita acqua di rubinetto e il barista mi ha chiesto un corrispettivo di 50 centesimi. Ovviamente non ho avuto nessun problema a pagare, data l’esiguità della somma; però, visto che dalle nostre parti i bar usano fare diversamente, mi sono chiesto se sia legittimo chiedere il pagamento per un bicchiere d’acqua di rubinetto, e, ancora, se invece i bar siano obbligati a servire acqua minerale (E.A., Agrigento).

In questo campo non vi sono specifiche prescrizioni di legge. Ogni luogo, come messo in evidenza dal lettore, presenta consuetudini diverse. In molte località l’acqua, se richiesta, si paga. La legge pretende soltanto (ordinanza del Ministero della Salute del 3 aprile 2002) che il bar abbia una fonte di acqua potabile e che l’acqua del rubinetto rispetti le norme di igiene. E infatti, la maggior parte dei bar possiede dei depuratori che hanno la funzione di depurare l’acqua prima di servirla, eliminando odori, residue e batteri. Ciò, naturalmente, comporta un costo, che il gestore del bar può decidere di ammortizzare facendo pagare l’acqua, anche se proveniente dal rubinetto. L’importante è che l’impianto venga regolarmente controllato e mantenuto pulito, con una frequenza che deve essere indicata nel manuale Haccp del bar (è un documento prescritto dalla legge), quando l’acqua viene conservata in pozzi o cassoni. La mancata osservanza di queste prescrizioni può comportare una sanzione fino a 6.000 euro. E non vi è nessuna norma che vieti di servire acqua del rubinetto al posto di quella imbottigliata; a meno che, beninteso, non ci si trovi in presenza di una situazione di non potabilità dell’acqua, condizione che deve risultare ufficialmente da un’ordinanza del sindaco.

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