Il brano liturgico combina due passi distinti dal Vangelo di Giovanni, nei quali Gesù promette ai discepoli un altro “consolatore”: lo Spirito di verità.
Le pericopi sono tratte dal cap.15,26-27; e dal cap.16,12-15. Siamo ancora dentro quel grande “fiume in piena” che è il “discorso–testamento” di Gesù nel Vangelo di Giovanni, nei capitoli dal 13 al 17. Luca nel Vangelo distanzia l’ascensione al cielo di Gesù dalla effusione dello Spirito santo il giorno di Pentecoste, che racconta poi negli Atti degli Apostoli. Per Giovanni i due momenti coincidono: l’ora in cui Gesù muore sulla croce è l’ora in cui lo Spirito di Cristo viene donato ai credenti e alla Chiesa nascente. Lo abbiamo già detto, ma giova ripeterlo: l’Ora di Gesù è la sua morte, e sulla croce è la gloria.
La prima parte del brano compilato per la liturgia del giorno di Pentecoste contiene la cosiddetta “Terza profezia” del Paraclito. I discepoli sono sconcertati e preoccupati dall’annunzio delle difficoltà e persecuzioni e della imminente partenza del Maestro. Gesù “deve” tornare al Padre dal quale è venuto. Essi però non saranno lasciati orfani: un altro “para–kl?tós” cioè chiamato presso, “una persona chiamata vicino”, ad–vocatus, verrà a guidarli. È un intercessore, un avvocato difensore che difende un accusato.
Nella 1 Giovanni 2, 1 il titolo paraclito è attribuito a Gesù. Cristo risorto è garante ufficiale che difende la nostra causa presso il Padre. Di fronte a Dio c’è solo il difensore, Gesù. Solo lui (cfr. anche Eb.7,25;9,24) Gesù può difendere gli uomini di fronte a Dio e intercedere per loro. Un altro paraclito è lo Spirito, perché il primo è Gesù (Gv 14,16), egli dimora presso i discepoli. Egli è dentro ora mediante lo Spirito, presenza interna.
L’ulteriore ruolo dello Spirito è dare testimonianza. Lo Spirito rende testimonianza a Gesù. Lo Spirito è “di verità”, cioè è di Gesù–verità. Lo Spirito non aggiunge nulla alla rivelazione di Gesù e gli renderà testimonianza, facendo comprendere che in lui la rivelazione di Dio ha raggiunto la sua pienezza. La “intelligenza della fede” è il dono dello Spirito di Verità–Gesù: saranno spiegate dallo Spirito le molte cose che i discepoli non sono ancora in grado “di portare il peso”. “Non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future”: non sono “altre cose” o “cose in più” rispetto a quelle rivelate da Gesù. La rivelazione è completa e Gesù ne è la pienezza. Lo Spirito rende attuali e intellegibili le parole di Gesù lungo tutta la storia della Chiesa e dell’umanità. Solo lo Spirito di Gesù – Spirito promesso ed effuso – è in grado di compiere questa azione di “divulgazione testimoniale performativa della Chiesa e del mondo”. Lo Spirito è il legame tra la missione operativa di Gesù e il suo compimento escatologico e la garanzia che la testimonianza dei discepoli può essere efficace nonostante le difficoltà.
La seconda parte del brano liturgico presenta la quinta profezia. Lo Spirito della verità che è Gesù non solo insegna e ricorda, ma anche: Vi guiderà a tutta la verità; Dirà tutto ciò che avrà udito; Vi annuncerà le cose future; Mi glorificherà. Lo Spirito introduce la Chiesa al cuore del mistero della rivelazione portata da Cristo. Il processo di rivelazione di Gesù è continuato da un maestro interiore. Non si può giungere a comprendere l’opera di Gesù senza il suo Spirito.
Lo spirito ci sostiene nel comprendere pienamente – dal di dentro – per il nostro oggi, qui, il Vangelo di Gesù, il senso della storia, i segni della sua presenza nel tempo. Lo Spirito glorifica il Cristo, cioè mostra la reale presenza e potenza in tutte le vicende del tempo, rendendo viva ed efficace la sua parola.