Con gesti, parole e scritti coniugali – Natività di san Giovanni Battista

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È in ovvio riferimento al Natale del Signore, fissato al 25 dicembre, che furono disposte le feste dell’annunciazione del Signore a Maria, nove mesi prima, e in conseguenza, sei mesi prima della nascita del Signore si era posta anche la memoria della nascita del suo precursore e profeta e battezzatore Giovanni.

Nel 2018 la celebrazione di questa solennità sostituisce la domenica 12ª del tempo ordinario. L’Occidente cristiano non celebra l’annuncio della nascita di Giovanni al padre, il sacerdote Zaccaria. È da lunghissima data invece che, il 23 settembre, è commemorato nell’Oriente siro l’annuncio a Zaccaria alla prima domenica del “Tempo dell’Annuncio”, che comprende in altre cinque domeniche l’annunciazione a Maria Vergine, la visitazione, la nascita del Battista, l’annuncio a Giuseppe, la genealogia del Signore secondo Matteo.

È il vangelo di Luca a presentarci, così come l’annuncio, la nascita e l’infanzia di Gesù anche dei riferimenti paralleli del bambino che sarà Giovanni il battista: l’annuncio recato da Gabriele, angelo del Signore, al padre Zaccaria (1,5-23); la narrazione più che della nascita – circoncisione del bambino, soprattutto della articolata discussione – con gesti, parole, scritti – circa l’imposizione del nome al nascituro (1, 57 – 66); l’inno di ringraziamento e lode del “Benedictus” che Zaccaria, colmato di Spirito santo, eleva a Dio, dopo che era rimasto muto (1,67-79); ed infine un solo versetto di chiusura che ci da una breve notizia circa la sua maturazione: “Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in una regione desertica fino al giorno della sua manifestazione ad Israele” (1,80). Con il versetto testé riportato, ascolteremo della circoncisione e imposizione del nome (1,57-66). Il nome al nascituro nella tradizione biblica è attestato come imposto o direttamente alla nascita (Gen 17,12: Lv 12,3) oppure, secondo cultura giudaica coeva, al momento della circoncisione. Essa è segno dell’Alleanza e inserimento come membra al popolo.

Obbedientissimi alle disposizioni della Legge, l’ottavo giorno dalla nascita, Zaccaria ed Elisabetta “vennero per circoncidere il bambino”. Come lettori già sappiamo che il bambino avrà nome Giovanni. Lo aveva stabilito l’angelo del Signore nel suo annunzio al padre: “Non temere Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni” (Lc 1, 13). Ci colpisce sia la dinamica estremamente movimentata della scena che il rilievo che a più riprese nel racconto hanno gli intervenuti, parenti e vicini: si rallegrano con Elisabetta (v.58); volevano loro chiamare il bambino con il nome di suo padre, cioè Zaccaria (v.59); le loro obiezioni alla risolutezza con la quale i genitori vogliono chiamarlo Giovanni, senza che ci sia nessun parente con quel nome (v.60-61); che interpellino con cenni il papà Zaccaria muto (v.62); ed infine la meraviglia con la quale accolgono l’iscrizione del nome di Giovanni da parte di Zaccaria (v.63) ed il successivo timore per lo sciogliersi in lode del Benedictus della lingua dello stesso (v.65). La risolutezza dei due coniugi che a più riprese – di fronte a ripetute perplessità degli astanti – e in ogni forma ribadiscono che il bambino si chiamerà “Giovanni”, introduce per il loro amore coniugale e genitoriale la gioia dell’inizio del Vangelo della misericordia, dell’attuarsi della salvezza.

Il nome di Giovanni, la sua vita e la sua missione, sono il compimento di una promessa di Dio, ribadiscono congiuntamente Zaccaria ed Elisabetta. Che il Vangelo abbia inizio nel mondo per accordi coniugali e familiari di amore ed esaltazione di misericordia e che marito e moglie e figli portino la gioia che viene da Dio, è questione di rivelazione eterna, che papa Francesco sta solo cercando di farci ricordare.

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