Concerto di capodanno: metafora e augurio per una “polifonia” civile e sociale

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La Fondazione Teatro Pirandello ha accolto il 2020, offrendo alla città, che quest’anno celebrerà i 2600 anni dalla fondazione,  la II edizione del Gran Concerto di Capodanno  con l’esibizione, per la prima volta, della propria Orchestra Filarmonica e del Coro Polifonico. Coinvolte le professionalità ed i talenti di oltre 160 tra musicisti, coristi (Coro Polifonico e  Coro di Voci Bianche), ma anche danzatori e tecnici.  Particolarmente applaudito il Coro di Voci Bianche, di recente costituzione, presentato tra le novità,  delle attività musicali del Teatro. Esso è stato proposto e voluto dai maestri Antonio  Cusumano e Debora Randazzo al fine di promuovere una continua e  sensibile crescita culturale del nostro territorio, ampliando e sviluppando competenze innate nei bambini/ragazzi. Tutti hanno offerto – ad un gremitissimo Teatro – forti emozioni. La serata è stata introdotta e presentata  da Miriam Di Rosa e Carmelo Lazzaro,  mentre Enzo Abate, direttore organizzativo dell’evento, si è presentato in sala,  in kilt, tipico costume scozzese, suonando una cornamusa, mentre sul maxi schermo scorrevano le immagini dei rinomati castelli della Scozia .  Il Concerto di Capodanno con l’ Orchestra Filarmonica  è una prima assoluta,  da quando, alla presenza del Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, il sipario del  Teatro si riaprì al pubblico dopo anni di chiusura. L’evento è  stato anche una sfida, che il numeroso pubblico della città e del territorio agrigentino, ha saputo cogliere in pieno e con grande apprezzamento.  Con esso, infatti,  è stata inaugurata, come hanno voluto sottolineare il Sindaco Firetto e il direttore della Fondazione Teatro Pirandello, Calogero Tirinnocchi –  la prima stagione concertistica della Fondazione Teatro Pirandello (vedi).  “Un evento – dice Enzo Abate –  che, che sin dagli inizi del primo anno di vita dell’allora “Teatro regina Margherita”,  nel lontano 1870,  e successivamente alla riapertura non era mai accaduto. Oggi – continua – grazie a uno sforzo organizzativo di tutti,  seppure nelle limitate disponibilità economiche, siamo riusciti a programmare, accanto alla stagione di prosa, una stagione concertistica al pari delle grandi città dove esistono storici e blasonati teatri… esaudendo i desideri degli appassionati di ogni genere di musica.  Centro focale di tutta l’ attività musicale,  continua Abate ,  che verrà  incrementata in futuro, è il grande patrimonio che oggi il Teatro Pirandello si fregia di avere: l’Orchestra Filarmonica. Un organico completo composto da archi, legni, ottoni e percussioni per un totale di circa 50 elementi – con il Coro di Voci Bianche, diretti   dai Maestri  Antonio Cusumano e Debora Randazzo con il responsabile di orchestra M.tro Salvatore Cusumano”.Ieri sera hanno offerto un repertorio con pezzi di vario stile e genere  musicale, spaziando dal classico al moderno  conosciuto e apprezzato anche dai più esigenti appassionati di musica colta (…). I Brani sono stati arricchiti dalle  coreografie delle danzatrici della scuola ‘Academy Centro Danza’ di  Agrigento diretta da Giusy Liberto e dalla compagnia internazionale  Danza Storica ‘Harmonia Suave’ diretta da Carla Favata”.

Ritengo che la bella e intensa serata del Gran Concerto,  sia un indice puntato alla nostra città: il Coro Polifonico, così come l’ Orchestra Filarmonica, sono  composti, da voci e strumenti differenti.  Essi, fatte le dovute differenze, possono diventare figura ed esempio del nostro vivere nella Polis  anche se siamo stonati e l’unico suono che sappiamo generare è quello quando pigiamo il campanello di casa. Come hanno tenuto a sottolineare gli organizzatori per arrivare al traguardo della sinfonia e della polifonia di ieri sera ci sono volute tante ore e giorni di studio, prove, sacrificio e impegno, personale e comunitario.

Allo stesso modo – ed è questo il mio augurio che mi sento di fare  per l’anno 2020 –  la nostra città e il nostro territorio hanno bisogno di giorni ed ore di lavoro ed impegno a favore del bene comune. Forse la cosa che più ci manca – in un contesto reale e virtuale cacofonico, in cui emergono tanti solisti stonati che sanno solo gridare, insultare ed impedire all’altro di esprimersi, più che ascoltare,  – ci manca un pensare e agire polifonico; tra noi c’è troppo individualismo, ognuno vuole tenere in mano la “bacchetta” del direttore. Mancano maestri e direttori che sappiano condurre a unità, per una polifonia e sinfonia sociale, le diverse individualità  e i diversi talenti.

 

Fotogalley dell’Evento – foto di C.P.
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