Dentro vuol dire attorno – X Domenica del Tempo Ordinario

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JESUS TEACHING THE PEOPLE

Riprendiamo con questa 10ª Domenica la lettura del vangelo di Marco. Siamo al cap. 3, versetti dal 20 al 35. La pericope è assai complessa. Tra l’altro ascolteremo del “peccato contro lo Spirito santo” e “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli ?”. Proviamo dapprima a riprendere ciò che precede il nostro brano; successivamente analizzeremo la sua struttura. Infine solo qualche sottolineatura.
Innanzitutto ricordiamo che, secondo Marco, col suo ministero tra la gente comune Gesù ha riscosso grande successo e fama. Scribi e farisei ingaggiano con Gesù una serie di “controversie”, dette “galilaiche” poiché occorse in quella zona. Mettendo alla prova Gesù, hanno chiesto conto e ragione del suo “rimettere i peccati” (2,1-12), del suo “mangiare con i peccatori” (2,13-17), del digiuno (2,18-22), dell’osservanza del sabato (2,23-28 e 3,1-6). Alle domande stringenti della autorità religiosa, Gesù ha risposto con altre domande, e con affermazioni autorevoli, dirompenti per la assoluta novità. Una vicenda fra tutte. “Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?”. Gli scribi accusano Gesù di bestemmiare. “Perché costui parla così?”. Risponde Gesù: «Che cosa è più facile: dire al paralitico “ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Alzati, prendi la tua barella e cammina?”».
Al cap.3,6, Marco riporta che “farisei ed erodiani tennero consiglio per farlo morire”. E, a seguire, con le guarigioni di molti e la caduta ai piedi di Gesù degli spiriti impuri, il vangelo narra della “Istituzione dei Dodici”, fra i quali Marco al cap.3,19 riporta “Giuda Iscariota, che poi lo tradì”. Nella 10ª Domenica anno B, con i versetti 20-33 del cap.3 di Marco, da questo punto riprendiamo.
Vediamo adesso la struttura del brano.
Gesù entra nella “casa-chiesa” a Cafarnao, forse la ecclesiola domestica di Pietro. Per la folla che si raduna attorno “non riuscivano neppure a mangiare”. Si articolano tre scene: i parenti di Gesù che stando fuori lo “vogliono prendere”, dicevano “è fuori di sé”; gli scribi dicono: “Costui è posseduto da Beelzebul”; Gesù che dentro casa dichiara che “suoi parenti” sono “quelli seduti intorno a lui e fanno la volontà di Dio”.
Sottolineiamo qualche elemento. Mentre Gesù raccoglie dentro casa ed incrocia lo sguardo con chi gli siede attorno ad ascoltarlo, fra i “suoi” – discepoli/familiari/scribi e farisei – c’è chi tradisce (Giuda); chi reclamando un po’ di buon senso “da fuori” cerca di “impadronirsi di lui”; chi lo accusa di essere non solo posseduto ma di cacciare i demoni “per mezzo del capo dei demoni”. Come la barca “a disposizione” in Marco 3,9-10, che consente a Gesù di non essere schiacciato dalla folla e da coloro che malati si gettavano su di lui per essere guariti, così la casa.
Casa, barca, nuova famiglia, sono sinonimo dello “stare con lui” in ascolto della volontà di Dio, dello “star dentro” alla vicenda del Regno. “Stare fuori” e “stare dentro” sono più che affermazioni topografiche. Dirà Gesù dopo la parabola del Seminatore, in Mc 4,11: “A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato”.
La delegazione di scribi gerosolimitani chiude gli occhi e non vedono la realtà. Il pregiudizio degli scribi è assoluto. La chiusura è ottusa e maliziosa non ricerca la verità. Per loro Gesù è posseduto da Beelzebul. È peccare “contro lo Spirito santo”, dichiara Gesù, permanere in una colpevole caparbia cecità e resistendo a Dio, ribellarsi alla sua azione, escludendo volontariamente se stessi dalla salvezza. Se non gli si presta ascolto, stando dentro cioè attorno a lui, per fare la volontà del Padre, si finisce per star fuori. Fuori di testa.

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