Sabato 15 luglio, nel salone della Chiesa SS.Trinità, in Contrada Ciuccafa a Porto Empedocle l’Arcivescovo Mons. Alessandro Damiano ha incontrato i Lettori e gli Accoliti della Chiesa agrigentina, alla presenza di don Leopoldo Argento, delegato diocesano per i ministeri istituiti. Prendendo spunto dal messaggio rivolto alla chiesa agrigentina in occasione della Pentecoste, il Presule ha invitato i Ministri Istituiti a riflettere nell’esercizio del loro ministero su tre temi fondamentali che segnano le relazioni umane nella Chiesa e nella società, e cioè la Pace, la Giustizia e l’Accoglienza, valori e beatitudini evidenziati dalle visite che si sono succedute nel tempo nella nostra Diocesi di tre figure importantissime della Chiesa cattolica: l’allora Card. Angelo Roncalli, Papa Giovanni Paolo II e per finire Papa Francesco, a Lampedusa. Le riflessioni e le provocazioni dell’Arcivescovo sono diverse, ma tutte legate all’inevitabile intreccio tra la Pace, la Giustizia e l’Accoglienza. La “Pacem in terris” venne consegnata da Giovanni XXIII alle Chiese e al mondo sessanta anni fa, poco prima di morire, ed è più che mai attuale nel tempo presente, per i tanti focolai di guerra nel pianeta, in particolare nel continente africano, in Medio Oriente, così come “nello scacchiere europeo, dove i governanti predicano la pace, ma hanno la guerra nel cuore e incrementano vertiginosamente le spese in bilancio per il riarmo e la produzione bellica”. Ma è anche vero che non c’è pace senza giustizia, e il conflitto israelo-palestinese ne è la prova più evidente, così come è vero che le guerre provocano fame e povertà, dittature, torture e persecuzioni, tutte tragedie dalle quali fuggono milioni di poveri e di profughi in un esodo quasi biblico, sperando in una degna accoglienza nei paesi di sbarco. E su queste situazioni il riferimento alla Eucaristia è imprescindibile, afferma Mons. Damiano, “se non vogliamo ridurre ad una pratica sterile questo grande mistero e misurarlo dal “numero di ostie consumate”, perchè “se il pane è spezzato genera comunione, se è trattenuto provoca tensioni e guerre”. Chi è depositario di un ministero come il Lettorato e l’Accolitato, aggiunge il Vescovo, ha una responsabilità, dovrebbe parlare e agire a nome della Chiesa agrigentina, non può dire quello che gli passa per la testa, secondo le tendenze politiche del momento: non basta sventolare rosari per sentirsi cattolici se poi nella prassi quotidiana si è contrari alle istanze del Vangelo. “Quando i Lettori parlano ai bambini e ai ragazzi, o quando gli Accoliti portano l’eucaristia agli anziani e agli ammalati, devono partire sempre dal racconto della Pasqua, dalla tomba vuota, sapendo che c’è un prima e c’è un dopo, la risurrezione appunto”. Mons. Damiano termina la sua riflessione, raccontando due singolari esperienze vissute quando era Parroco a Trapani. La prima in Tunisia, in una località vicina alla capitale, dove con il gruppo Scout della sua Parrocchia ha condiviso una esperienza di comunione con il locale gruppo Scout, ovviamente costituito da ragazzi e adulti di fede islamica: nel deserto, racconta il Vescovo, “abbiamo pregato insieme con i Salmi e poi, tra un salmo e l’altro, le risonanze, in italiano, in arabo, in francese e anche in siciliano, una bellissima esperienza di dialogo interreligioso, prova che se si cerca Dio e non “io”, si può camminare insieme”. La seconda, quest’anno, a Korce, in Albania, dove la Chiesa agrigentina ha avviato da qualche anno una missione. A Korce, dove convivono musulmani, ortodossi e cristiani cattolici e protestanti, c’è una sorta di monastero abitato da monaci sufi, i “Dervisci rotanti”, che praticano la mistica e la meditazione sufi, con i quali, racconta Mons. Damiano, “abbiamo conversato sui padri della Chiesa, come San Giovanni della Croce e Sant’ Agostino, da loro conosciuti e che considerano come compagni di viaggio”. Sempre in quel monastero abbiamo poi vissuto, aggiunge il Vescovo, una sorta di cenacolo, insieme a un derviscio, all’imam, a un prete ortodosso e a un pastore evangelico, per dire che quando ci spogliamo delle vesti formali e di una certa politica, anche ecclesiastica, e indossiamo le vesti del pellegrino, è possibile incontrarsi e dialogare, anche da fedi e tradizioni diverse e apparentemente lontanissime tra loro. Dopo l’intervento del Vescovo, alcuni ministri ordinati chiedono lumi e indicazioni sul modo di approcciarsi con quelle persone, singole o coppie, che vivono per ragioni diverse situazioni di vita “irregolari” e che, tuttavia, coltivano il desiderio di avvicinarsi alla fede e alla vita della Chiesa, soprattutto in riferimento al sacramento dell’eucaristia. Al riguardo, Mons. Damiano ha consigliato di accompagnare con sollecitudine e carità queste persone, ritenendo che anche questa speciale azione di accompagnamento possa rientrare tra i compiti del Ministro Istituito e, con l’occasione, ha informato i presenti che presso gli uffici della Curia Arcivescovile è stato istituito un registro nel quale vengono annotati i nomi delle persone che, dopo un serio cammino e discernimento, sono state riammesse al sacramento dell’eucaristia. L’incontro si è concluso con la preghiera dell’ora media, al termine della quale il Vescovo ha dato appuntamento ai Ministri Istituiti per il prossimo ottobre per un altro incontro di formazione.
Angelo Salamone