“Lu Verbu, si firmà e cuntà”, presentato il testo di poesie di padre Mangiapane

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Il momento della presentazione nell'oratorio della Chiesa Madre

Alla presenza di un folto pubblico è stato presentato nei giorni scorsi, nell’oratorio della Chiesa Madre di Sant’Angelo Muxaro, il libro di poesie “Lu Verbu, si firmà e cuntà“  di padre Giovanni Mangiapane. Il testo raccoglie la sua produzione poetica, scritta in dialetto siciliano. All’evento sono intervenuti il sindaco di Sant’Angelo Muxaro,  Angelo Tirrito, il professor Vincenzo Caci e don Matteo Zambuto che ha musicato e cantato alcune delle poesie di padre Giovanni, Mangiapane (vedi qui). Cettina Nicastro, Giovanna Caldara e Giusy Alaimo si sono alternate nella lettura di alcune poesie; padre Giovanni, invece, nel suo intervento ha spiegato la genesi e il percorso che hanno portato alla stesura del libro.

“I suoi versi – scrive nella prefazione il prof. Vincenzo Caci – viaggiano via WhatsApp per

raggiungere i lettori e per la prima volta approdano, qui, sulla carta stampata. Le sue poesie danno conforto, fanno compagnia, invitano alla preghiera, stimolano la riflessione. Padre Giovanni Mangiapane scrive  – prosegue il prof. Caci – utilizzando il dialetto e la rima è un imperativo. La costruzione, la ricerca della rima è l’unica “macchinazione” o piacevole gioco che si concede per poi lasciare posto al verso limpido, sincero. Sfodera una semplicità disarmante che mescolata alla sua sensibilità, alla voce del suo cuore, alla sua coscienza civile, alla saggezza contadina, trova forma attraverso le parole.

La sua lirica è magistero, scrive, commenta quasi quotidianamente il Vangelo, ricorrenze, eventi, profili di personaggi religiosi. Per dirla con una sua strofa: “Cà c’è na ricchizza c’è na badia / carità, Parola e Liturgia / profeti, maestri, personaggi / signalanu la via cu so raggi. Il poeta ha la necessità di scrivere, di manifestare, rielaborare, veicolare, cesellare, divulgare la Parola, farsi testimone. Evangelista a sua volta in un mondo che cambia, dove i rapporti diretti si

Copertina del testo di don Giovanni Mangiapane

affievoliscono e trovano spazio e si moltiplicano i contatti sui social. Plasma in una nuova veste parabole, narrazioni, per una divulgazione a suo modo capillare per raggiungere il lettore distante e quello vicino.

La sua poesia talvolta sfocia in preghiera, in canto, in meditazione, anche perché “La chiamata a la fidi nun è jocu…”. Un canto è dedicato al giudice Rosario Livativo, beatificato il 9 maggio 2021: “C’è na cammisa nova culurata / tutta di sanguzzu tacchiata…”.                        Il giudice “Lu jatu di la mafia sintia a lu so coddu…” , “Lu pigliaru comu lebbru a caccia…”.  

Tra le righe dei suoi scritti, vi è la “ricerca” dell’uomo e del sacerdote, perché “…Ncuntrari lu Signur è santità/ vera, china e granni umanità…”, in quanto “Avemu bisognu da to prisenza/ pani ca’ duni la quint’essenza….”

Con fede “ Mi assettu a lì pedi du Signuri…” e scrive sapendo che “Lu Patri eternu scrivi cu le itu/ lu Spiritu cu lu focu/ lu Figliu usa metodi chiù umani e si limita a scriviri cu Pani.” La sua poesia è come “Lu rusariu di Maria/ ca simina pi la via…”.

Padre Giovanni Mangiapane semina, via WhatsApp, pur sapendo che una parte dei semi cadrà per terra, in luoghi sassosi o sulle spine, ma confida moltissimo su quelli che cadranno sulla terra buona e daranno frutto. E così, continua ad inviare ai suoi contatti ciò che scrive. Senza fermarsi, caparbiamente”.