Quattro tempi e due tentazioni – I Domenica di Avvento

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Con la 1ª domenica di Avvento inizia l’anno Liturgico B, contrassegnato dal Vangelo di Marco. I temi del vangelo delle quattro domeniche di avvento, sono riassunti dall’Introduzione al Lezionario (93): la venuta del Signore alla fine dei tempi (I domenica); la figura del Battista e l’imminente venuta di Cristo (II e III domenica); gli antefatti immediati della nascita di Gesù (IV domenica).

Leggeremo Marco nelle prime due domeniche. Nella 3ª di avvento Marco verrà “in soccorso” il vangelo di Giovanni e nella 4ª quello di Luca. L’ Avvento «ha un doppio carattere. È tempo di preparazione alle solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta tra gli uomini del Figlio di Dio, e insieme tempo in cui, per mezzo di questo ricordo, gli spiriti vengono rivolti all‘attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi. Per questi due motivi l’Avvento è tempo di devota e gioconda attesa».

Le tre letture perseguono obiettivi diversi: le prime letture sono profezie sul Messia, tutte d’Isaia, esclusa la quarta domenica. Le seconde letture costituiscono annunci ed esortazioni in consonanza con questo tempo. Il vangelo della 1ª domenica, è tratto dal cap. 13, posto sulla soglia della passione e morte di Gesù. È il capitolo del discorso escatologico di Gesù. Il linguaggio è quello del culto, frammisto a quello apocalittico. Nel cap. 13 i discepoli chiedono quali saranno i segni ultimi del giudizio di Dio. Non  si tratta di conoscere i tempi: come da parabola vivente, occorre imparare da Cristo (13,28), sforzarsi di comprendere (13,14), e soprattutto di vegliare, come ci annunziano i versetti 33 – 35 del cap. 13. Come Cristo nella passione si affida al Padre, così la comunità è sollecitata a vivere le crisi, le difficoltà, le ‘passioni’ all’insegna della vigilanza, dello stare attenti, del tenere gli occhi aperti, volgendosi con fiducia a Cristo. “Vegliate”!

Due le immagini, una accanto all’altra. La prima: l’uomo che partendo per un viaggio affida i suoi beni ai suoi servi. La seconda immagine: l’uomo che lascia la sua casa è da incarico al portiere di vegliare in modo da aprirgli al suo ritorno. La prima l’avevamo ascoltata, secondo Matteo 25,14, nella 33ª domenica, lo scorso novembre: il padrone che dona i talenti ai tre servi. Il punto di partenza e il punto di arrivo dell’anno liturgico appena concluso, si corrispondono, trovando punto di incontro: il Signore della casa ha donato a quelli della sua casa – famiglia – chiesa un’autorità che è tutt’uno con la vigilanza. Vigilanza è l’obbedienza attiva a Gesù. Responsabilità ed esercizio del ministero nella chiesa e della Chiesa è vivere ogni tempo alla sua presenza. È lo sguardo del Signore che dona lucidità nello scrutare i segni del tempo, esercitando i pieni poteri che il Signore ha affidato ai suoi discepoli e dei quali chiederà conto (parabola dei talenti). Marco dettaglia “lo stare svegli” indicando i quattro tempi in cui i romani scandivano la giornata: alla sera, a mezzanotte, al canto del gallo, al mattino. Il Signore viene in ogni tempo. È venuto a chiedere conto della fedeltà ai suoi discepoli la sera in cui fu tradito (Mc 14,17), a mezzanotte quando fu giudicato (14,27), al canto del gallo (14,72) e al mattino in cui fu condannato (15, 1-15). In ogni tempo la chiesa è tentata di assopirsi e non attendere lo sposo che è stato loro tolto (Mc 2,20).

C’è anche la tentazione di lasciarsi così tanto assorbire dal futuro da dimenticare il valore e il significato del tempo presente. È indispensabile saper guardare al Signore, certo, ma solo per riempire il tempo di operosa fedeltà, e non svuotarlo con pigrizia e omissione.

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