Il banco di sardine infine giunse, in una fredda serata – venerdì 27dicembre – ad Agrigento. Pochi i pesciolini autoctoni ma, come per altri non ultima la Chiesa, qui non si brilla per spirito di partecipazione e la crisi dell’impegno comunitario è a dir poco tragica. Più che bandiera condivisibile è la dichiarazione del fondamento comune della vita democratica in Italia: i giovani promotori hanno esordito leggendo i primi articoli della Costituzione Repubblicana. Questa è nata non solo dalla tragedia della patria fattasi vergognosamente fascistissima ma soprattutto dai Padri costituenti: riconosciutisi fratelli, disegnano istituzioni capaci di approccio molteplice, complementare alla complessità della vita sociale.
Lavoro, Diritti e Dignità tracciano il volto della nostra democrazia: tratti forti ma dinamici, che le sardine, fresche e nuove, rinverdiscono. Allo stesso tempo – mentre le piazze virtuali dei social e reali delle città si passano ancora il testimone – rimane aperta la questione della forma partito. Se non si definiranno legislativamente i procedimenti democratici di elaborazione del pensiero politico e di partecipazione alla vita politica, il potere sarà sempre più torvo, la società a rischio implosione e il manganello a portata di mano omicida. Si dirà che è eccesso di timore. Ma la Bestia del web salviniano e la Piattaforma Rousseau dei Cinque Stelle, non meno dell’influenza della rete nella Brexit o nell’elezione di Trump, sono più che campanelli di allarme: chi deve pigiare il tasto perché i files democrazia, partecipazione, libertà siano “salvi con nome”? Ieri sera, all’imbocco del Viale della Vittoria e dall’alto della piazza, dove libere manifestavano le sardine, era presente qualche “gatto” della vecchia politica nostrana, sempre a caccia – particolarmente in questo periodo pre-elettorale – di pesce fresco, possibilmente da “inscatolare” dentro vecchie logiche e schemi usa e getta a cui il banco compatto ha detto no! Altri “gatti”, invece, erano seduti sul divano di casa davanti al proprio smartphone, o innanzi a pc e tastiera, a commentare sui social i numeri, ma non i contenuti, attraverso le foto che, in tempo reale, giungevano dagli “infiltrati” in piazza. Vi era chi, anziano, scrutava: pescare? Seguire il banco in movimento? Attendere che si spiaggino da sole? I destrorsi, a tratti, irridono le sarde. Balene ghiotte? In mezzo ai pesciolini, nuotavano anche pesci, un po’ più attempati: ci si cimenta a tradurre in linguaggio democratico “El Pueblo unido”, mentre “O bella ciao” è percepita di parte. Ci sarà qualche difficoltà di comprensione del popolo e un po’ di superbia nel parlargli? I sinistrorsi, a momenti, vorrebbero tornar sardine. Salmoni in risalita sì, ma verso dove?
La verità sta forse nella difficoltà oggettiva della democrazia moderna, tra crisi generazionale e ruolo del Web, nuovi poteri occulti e società dell’immagine, messa in discussione delle competenze e chiusura di un ciclo economico. La ponderatezza della vita democratica e dei processi dai quali nasce e ritorna può conciliarsi con la velocità della modernità, o impazzisce nel web come i grumi nella maionese? Paura o speranza? Le sardine, le balene, i salmoni e i gatti sono tutti… sulla stessa barca italiana, quella di poeti e santi. Speriamo di trovare navigatori, al plurale, e non timonieri arroganti e solitari. È, forse, solo questo il messaggio semplice e forte, al contempo paura e speranza, che le sardine dichiarano per ultimo anche ad Agrigento.
Il valore, insomma, delle “Sardine” – è questo è un mio parere personale – è di avere finalmente reagito alla volgarità e alla mancanza di rispetto degli esseri umani; l’avere distinto l’umano da ciò che umano non è, senza tante parole, come i pesci, ma con la presenza, in banco, nella pubblica piazza. Questa novità, rispetto allo scenario politico italiano in decomposizione, la vogliamo evidenziare in neretto e con le sardine diciamo semplicemente che è insensato essere cattivi e non è goffo gridare di “essere buoni”.
#agrigentononsilega