Stalking in condominio

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Vivo sola e, da qualche tempo, un mio vicino di casa ha cominciato a porre in essere una serie di comportamenti fastidiosi che mirano a spaventarmi e ad esasperarmi. Tutto è cominciato quando gli ho chiesto di liberare il pianerottolo da alcuni oggetti ingombranti e antiestetici (tra cui uno stendipanni). Da allora sono iniziate le azioni di disturbo. Come posso difendermi? (E.R., Agrigento).

Il condominio è un ambiente che si presta a comportamenti persecutori. Vi sono, infatti, azioni che isolatamente considerate sono innocue e semplicemente classificabili come indice di cattiva educazione; ma poste in essere in maniera coordinata e ripetuta hanno lo scopo preciso di danneggiare un soggetto, portandolo all’esasperazione. E infatti ciò ha portato la giurisprudenza a riferire la figura del reato di stalking anche ai rapporti di vicinato, e a parlare di “di stalking condominiale”. Perché sussista questo reato occorre che sia configurabile un disegno ben preciso e premeditato dietro le azioni di molestia; e inoltre che tali comportamenti provochino nella vittima un perdurante e grave stato di ansia o di paura; oppure la costringano a modificare una o più abitudini di vita; o addirittura le ingenerino un fondato timore per la incolumità propria o di un prossimo congiunto. Alcuni esempi: i rumori ripetuti e oltre la soglia della “normale tollerabilità”; l’emanazione di odori sgradevoli o di fumo; il far cadere dal balcone al piano sottostante mozziconi di sigarette o rifiuti; sporcare il pianerottolo; trafugare la posta; suonare al citofono; inserire i propri rifiuti nei mastelli della differenziata; e si può arrivare agli appostamenti e ai pedinamenti. In questi casi, se la condotta non è isolata ma posta in essere ripetutamente, magari con diversi comportamenti di disturbo, è possibile prima diffidare il vicino a mezzo di un avvocato, e poi, eventualmente, denunciarlo.

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