Vita e resurrezione: genere femminile – Domenica di Pasqua

0
1077

Dalla Veglia pasquale e per 7 settimane, l’annuncio della Risurrezione di Gesù risuona in maniera varia ed articolata nella liturgia. La coscienza credente si interroga anche così sul fatto che Dio abbia fatto tornare uno dai morti e in che senso Egli sia Signore e datore di Spirito che da vita. Ad interrogare la Chiesa è anche la storia, che essa vive in compagnia degli uomini.

Come i discepoli, dai racconti pasquali alle vicende missionarie, all’annunzio di Pasqua la Chiesa oscilla fra tristezza e gioia, paura e consolazione, incredulità e fede. La potenza della risurrezione di Cristo declina la sua novità e la Chiesa è perennemente costretta a ricredersi circa il dono di vita che Dio ha fatto all’umanità e a servire quell’annunzio all’umanità. Solo il riconoscimento del dono (morte e risurrezione) e del suo completamento (lo Spirito), da capacità alla Chiesa di porre segni e parole che testimonino Gesù presente al mondo con l’amore.

La vicenda di Pasqua e della Chiesa che la testimonia è drammatica: “quando ancora era buio, di buon mattino Maria di Magdala si reca al sepolcro”. C’è buio o già albeggia il sole del mattino? In Giovanni tutto ha un significato ulteriore e più profondo. Quello che sembra un dato cronologico incerto “era buio  – di buon mattino”, fa il paio con la costatazione-deduzione di Maria di Magdala dinanzi alla pietra tombale ribaltata. Riferirà ai discepoli: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove lo hanno posto”.

Il cuore di Maddalena è impazzito. La testa non ragiona. La sua corsa è disperata. Secondo la logica umana, e solamente umana, qualcuno ha rubato un cadavere. Non è ricevibile né comprensibile altra notizia che il furto della salma. Il brano per il giorno pasquale, prosegue con la corsa di Pietro e dell’altro discepolo. Significativa la complementarietà di questi due. Uno arriva prima e chinandosi penetra con il solo sguardo dentro la tomba, scorgendovi i teli. Ma non entra. Simon Pietro entra al sepolcro, osserva i teli, dettaglia sul sudario, “avvolto in un luogo a parte”. Il venire alla fede viene così descritto dall’evangelista, forse il discepolo che successivamente a Pietro: entrò nel sepolcro “e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”.

La densità delle affermazioni circa la risurrezione e il grado di fede dei discepoli, nei racconti pasquali contempera dubbi, incredulità, difficoltà: non avevano ancora compreso la Scrittura. Dispiace che la liturgia non ci faccia ascoltare dell’incontro del Risorto con Maria, relegando la lettura della schermaglia di amore di Maria e di Gesù al solo martedì di pasqua.

Piange Maria nel giardino, la donna, come umanità ferita e a morte colpita di ogni sua attesa di vita. Essa torna a ripetere il solo grido che la rassicura nella paura: “hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto”. L’amante Maria, con gli occhi pieni di lacrime e certa del fatto suo, confonde l’Amato Gesù con un giardiniere, un ladro forse se non un necroforo. “Maria!”, Gesù le disse. Ed ella finalmente si voltò e gli disse: “Rabbunì!”. E con ardore stringerlo e trattenerlo voleva. Ma ella aveva ancora un altro compito. In tutti i racconti della risurrezione, il rilievo generativo della notizia incredibile è dato alle donne. Vita e risurrezione, come le donne, sono di genere femminile. Sulla soglia della vita e della morte di Cristo ci stanno le donne.

Come Maria di Magdala, la Chiesa sarà sempre tentata di ridurre Cristo ad una sola dimensione. Nell’ordine della creazione con la maternità e  nell’ordine della redenzione con l’annunzio di Pasqua, le donne offrono alla Chiesa, un invito costante a ricredersi all’ordine della realtà della vita e della vita abbondante donata dal Risorto.

donazioni

Sostieni L'Amico del popolo

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare L'Amico del Popolo a crescere con una micro donazione.