Nell’ambito dell’iniziativa MAB, promossa dall’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana, dedicata alla valorizzazione del patrimonio culturale di musei, biblioteche e archivi ecclesiastici, l’Arcidiocesi di Agrigento ha ideato e allestito un percorso espositivo dedicato alla conoscenza del patrimonio archivistico, librario e artistico, custodito nei tre Istituti di cultura diocesani il Museo, l’Archivio e la Biblioteca.
Il percorso è stato inaugurato il 15 settembre 2021 e sarà possibile visitarlo fino al 30 ottobre 2021, dal lunedì alla domenica 10,00/13,00 – 17,30/19,00. Accesso nel rispetto della normativa covid19.
I Libri liturgici, tramandati da generazioni, raccolgono il meglio della produzione eucologica; sono un luogo di confronto con chi, prima di noi ha espresso nella lex orandi, la lex credendi e nella lex vivendi la fede. Riportano il modo concreto di vivere la fede da parte di una determinata Chiesa locale. La mostra propone un percorso di conoscenza e valorizzazione degli antichi libri liturgici della Chiesa agrigentina, in mostra i messali e pontificali provenienti dalla Cattedrale e recentemente restaurati dal Museo Diocesano.
L’archivio espone fonti manoscritte dagli Atti dei vescovi (1547-48 al 1631-32) e rescritti della Sacra Congregazione dei Riti, con indicazioni e prescrizioni per le attività liturgiche e sacramentali. Attraverso le carte d’archivio si ricostruisce la storia dei libri liturgici, il passaggio dagli antichi riti alle disposizioni del Concilio di Trento, con la pubblicazione del messale di S. Pio V.
La Biblioteca Diocesana del Seminario espone un raro Vangelo del 1920, realizzato da Calogero Ciuni, originario di Campobello di Licata, con temi iconografici, scelte cromatiche e tecniche esecutive che richiamano i miniatori e amanuensi medievali. Nel Vangelo la dedica di Pio XI Beati qui audiunt Verbum Dei et custodiunt.
I libri liturgici sono parte integrante della vita della Chiesa e della comunità cristiana. La loro formazione è maturata con la crescita del cristianesimo. L’attenzione che diamo a queste espressioni scritte della tradizione liturgica (lex orandi) è dovuta al fatto che esse costituiscono una vivente testimonianza della varietà e della ricchezza dell’unica fede (lex credendi) presente nelle varie Chiese in tempi e in luoghi tra loro diversi e distanti. Nei primi quattro secoli della liturgia cristiana né il celebrante, né gli altri ministri avevano un libro proprio; per tutti l’unico testo è la Bibbia che deve essere considerato il primo e principale libro liturgico a cui i cristiani hanno attinto per le letture, i canti, i salmi, ecc. Con la crescita delle comunità cristiane, ogni ministro avrà il suo libro: il Sacramentario per il celebrante, l’Evangeliario per il diacono, il Lezionario per il lettore, l’Antifonario per i cantori, e così via. Più tardi anche il Vescovo avrà un proprio libro liturgico chiamato Pontificale.
Il Messale è il libro che, a partire dal secolo X, venne formandosi assommando insieme elementi tratti dal Lezionario e dagli Ordines che contengono le rubriche per le celebrazioni, prendendo il titolo di Missalis plenarius. L’edizione del 1570, a seguito del Concilio di Trento, sancì l’uso di tale libro al solo prete, tanto che non vengono più nominati né gli altri ministri, né l’assemblea. Fu reso obbligatorio nel 1572 da Pio V, che soppresse tutti gli altri. I testi della liturgia dei messali dal 1570 fino al Concilio Vaticano II sono rimasti gli stessi. Il Pontificale è il libro che contiene le formule (prese dai Sacramentari) e le cerimonie (prese dagli Ordines) riservate al Vescovo. La selezione in mostra offre una panoramica di rare ed originali edizioni di messali e pontificali che si distinguono per la raffinatezza delle decorazioni e la creatività artistica di stampatori e abili incisori, nonché per le pregevoli coperte in cuoio con impressioni a caldo in oro degli stemmi dei vescovi. Il blocco delle carte si presenta di ottima fattura, realizzate a mano con materie prime di ottima qualità, visibile nella filigrana delle carte prodotte da note cartiere italiane.
All’interno dei messali sono presenti diverse incisioni, realizzate a bulino e acquaforte, di noti artisti: Ludovico Casoli, Vincent Hubert, Giovanni Battista Galestruzzi e Gaspare Massi. Tra le incisioni presenti si distinguono, per l’eccellente fattura tipografica, quella di Giovanni Guerrini di Urbino e quella della tipografia vaticana di Giovanni Maria Salvioni. Nell’arte tipografica il Salvioni si distingue per la bellezza dei caratteri, delle testate, dei frontespizi, dei fregi, avvalendosi della collaborazione di pittori, disegnatori e bulinisti di rinomata perizia, concorrendo peraltro allo sviluppo e al progresso dell’attività editoriale della Roma del Settecento. La mostra si integra con l’esposizione permanente di una selezione dei libri liturgici più antichi, nella sala dedicata del Museo Diocesano.
Il libro liturgico più antico è il messale appartenuto al vescovo Rhini (1676-1696), datato 1658, oggi esposto al MUDIA. A seguire sono stati recuperati i messali e pontificali appartenuti ai vescovi Antonio Lanza Trabia (1769-1775), Antonio Colonna Branciforte (1776-1786), Baldassare Leone (1818-1820), Pietro Maria D’Agostino (1823-1835) e Ignazio Cafisi (1762-1844).La ricca serie è personalizzata attraverso l’inserimento degli stemmi vescovili dei presuli agrigentini, incisi a fuoco sulle coperte in cuoio.
Domenica Brancato