Lampedusa:VIII anniversario della visita di Papa Francesco

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L’Arcivescovo di Agrigento, Mons. Alessandro Damiano, celebrerà questa sera, 8 luglio 2021, nella parrocchia San Gerlando di Lampedusa, una Messa  per ricordare l’VIII anniversario della visita di Papa Francesco a Lampedusa,  simbolo dell’approdo di chi arriva da terre lontane.

Cosa resta di quella visita?

  • “Il Mediterraneo è diventato il cimitero più grande dell’Europa” (Papa Francesco). Man mano che passano i giorni, i mesi e gli anni da quella storica visita, la prima del Pontificato di Francesco, in memoria dei naufragi nel Mediterraneo , il calendario e le cronache  continuano  a registrare i numeri non i nomi di una tragedia infinita alla quale le nostre coscienze sembrano assuefatte. Molte volte non conosciamo nulla dei corpi che vengono recuperati (se recuperati)  ed oltre il Mediterraneo ci sono padri e madri, sorelle e fratelli, che attendono un cenno di vita, che forse mai arriverà dei loro congiunti che hanno tentato il viaggio. E così mentre i pescatori, le ONG e la Capitaneria di Porto e tutte le altre forze di soccorso, continuano a salvare vite c’è chi si gira dall’altra parte chiudendo porte e porti.
  • Dal 1990 ad oggi oltre 40 mila morti. Secondo una conteggio  (per difetto) della Comunità Sant’Egidio sono 43.390 le persone morte, senza contare i dispersi, dal 1990 a oggi, nel mare Mediterraneo o nelle altre rotte, via terra, dell’immigrazione verso l’Europa. Un conteggio drammatico, che si è ulteriormente aggravato nell’ultimi mesi: Secondo l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (OIM), nei primi cinque mesi dell’anno sono morte nel Mediterraneo centrale 632 persone (+200% rispetto allo scorso anno), di cui 173 accertate e 459 disperse. Sono più di quattro al giorno, a cui purtroppo occorre aggiungere le vittime degli ultimi tragici naufragi, delle altre rotte del mare, tra cui quella delle Canarie che ha avuto una tremenda escalation nell’ultimo anno, e i tanti fratelli e le tante sorelle morti lungo il deserto del Sahara, in Libia o nei Balcani.

La visita del Papa, dicevamo, fu anche il primo viaggio del pontificato, è stato un “segno dei tempi” perché, come ha scritto mons. Giancarlo Perego nell’introduzione al testo “Chi ha pianto?” (Tau Editrice) , sulla visita di Papa Francesco a Lampedusa che ho curato insieme ad Alfonso Cacciatore, non solo ha indicato a tutti il cammino dei popoli, ma, ha anche ricordato che la Chiesa cammina con i popoli.
Nella maggiore delle Pelagie, Il Pontefice, dopo avere lanciato in mare una corona di fiori in memoria dei migranti morti nel Mediterraneo, incontrato alcuni giovani migranti sul Molo Favarolo, luogo di approdo dei migranti che giungono a Lampedusa, durante la celebrazione della S.Messa nel campo sportivo parlò di globalizzazione dell’indifferenza, e di una società che ha dimenticato l’esperienza di piangere… ( ascolta l’omelia del Papa).

Noi continuano a ricordare quel viaggio, non come sterile esercizio di memoria, ma provando a coglierne  nuove significazioni , in particolare quella sorta di “sacramento” della fraternità universale  che Papa Francesco in questi anni, a più riprese, ci ha invitato a cogliere e riconoscere. “Il Santo Padre da Lampedusa – come ha dichiarato al nostro settimanale don Stefano Nastasi, il parroco che lo accolse sull’isola –  non parlò per pochi, ma al mondo. Da lì, e poi andando altrove, senza alcuna fatica, ha mostrato la sua prossimità, il suo stare accanto ai sofferenti e ai soli, il suo stare dalla parte degli esclusi e dagli ‘scarti’. A Lampedusa, il Papa, venuto dagli estremi confini del mondo, ha pronunziato parole di esorcismo sulla globalizzazione dell’indifferenza. Ha aperto gli occhi, di tanti, troppi ciechi, a prospettive altre rispetto a quelle miopi del calcolo, dell’efficienza, del tornaconto “costi quel che costi o vada comunque vada”. L’altro – ha ricordato –  non è, né può essere ridotto a merce nel mercato degli accordi delle politiche nazionali e internazionali. L’altro, l’uomo, la persona, maschio o femmina, nero o viso pallido, cristiano o musulmano… è sacramento di Dio: ne porta l’immagine, ne reca, pur nelle tante deformazioni, la somiglianza. L’eredità di quel giorno è tutta concentrata nell’incontro con un grande patriarca, un novello Pietro di Galilea che, memore dei gesti e delle Parole del Maestro e Signore, nella forza scompigliante dello Spirito, ridesta l’antica e mai obsoleta, seppur archiviata e bistrattata, compassione del cuore. Sì, quella compassione capace di custodire e alimentare la fiamma che sembra smorta e generare vita laddove il pollone appare avvizzito. L’eredità di quel giorno sta nel saper tornare a piangere, a versare lacrime, che aprono il cuore alla condivisione di ciò che si è e di ciò che si ha”.

Alla domanda di Francesco riecheggiata allo stadio dell’isola-  “Chi ha pianto?” Per il parroco di Lampedusa, don Carmelo La Magra,  continua ad esserci una solo risposta: ha pianto il Papa e tutti gli uomini e le donne che insieme con lui si sono sforzati di vedere negli eventi presenti il passaggio dell’umanità più che la minaccia dei confini; ha pianto la comunità di Lampedusa, fatta di gente normale, non di eroi, quando non riesce a dare risposte significative ai volti dei ragazzi che scorrazzano per le nostre strade e sembrano elemosinare speranza; hanno pianto tutti gli uomini e le donne di buona volontà che, per mestiere o missione, solcano il mare cercando di salvare vite”. Certamente non piangono ancora i potenti della terra che, mentre il mare si sporca di sangue, continuano proprio in questi giorni, a giocare a Risiko sulle loro scrivanie. Della visita del Papa forse rimane poco. Il Santo Padre chiedeva nella sua omelia: “Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle?” ma ancora “la globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti “innominati”, responsabili senza nome e senza volto”. Insomma, una data, quella dell’8 luglio, che la comunità civile ed ecclesiale per alcuni aspetti, forse sembrano, avere già consegnato agli annali ma che merita più attenzione e ricordo (nel senso etimologico del termine, far passare dal cuore, far rivivere dentro e nella vita le esperienze passate) della potenza dei gesti e della forza dirompente delle parole del viaggio/pellegrinaggio di Papa Francesco.

Carmelo Petrone

Le immagini della visita

Quella che segue è una piccola rassegna di video reperita sul web, tanti altri sono i video, le immagini e i testi che sul web documentano il viaggio di Papa Francesco a Lampedusa.

 

  • Il racconto del viaggio solo per immagini

  • Il lancio della corona in mare

  •  Le straordinarie immagini dall’alto

Lo sbarco del Papa a Molo Favarolo

CHI HA PIANTO?

 

L’ARRIVO SUL SAGRATO DELLA PARROCCHIA SAN GERLANDO