Il 25 marzo, per la chiesa agrigentina, è stato un giorno di festa e di ringraziamento per il 25° anniversario di ordinazione presbiterale di don Giuseppe Morreale, don Giuseppe Calandra, don Alessandro Di Fede Sant’Angelo e don Gerlando Montana Lampo.
A fare da corona ai festeggiati il clero diocesano e una significativa rappresentanza del popolo fedele delle comunità di origine ma anche di quelle dove, nel corso degli anni, hanno svolto il loro ministero.
L’arcivescovo nell’omelia, commentando la Parola della Solennità dell’Annunciazione ha sottolineato come «nella sua bontà, Dio Padre ha voluto consegnare il suo Figlio primogenito all’umanità per rinnovare la sua alleanza e per costituire un popolo regale, sacerdotale e profetico appartenente a Cristo. L’intera Chiesa è stata resa partecipe dell’unzione sacerdotale di Cristo nello Spirito Santo. Nella Chiesa, infatti, “tutti i fedeli formano un sacerdozio santo e regale, offrono a Dio ostie spirituali per mezzo di Gesù Cristo e annunziano le grandezze di colui che li ha chiamati per trarli dalle tenebre e accoglierli nella sua luce meravigliosa (cf. 1Pt 2,5.9)”».
Mons Damiano si è poi soffermato sul sacerdozio ministeriale come dono di Cristo alla Chiesa nel ministero di alcuni suoi fedeli. E, nel ricordare i festeggiati, ha voluto aggiungere al rendimento di grazie anche don Giuseppe Argento e don Gaetano Montana per i 42 anni di sacerdozio e mons. Salvatore Muratore per i 16 anni di ordinazione episcopale.
Rivolgendosi, poi, ai festeggiati «avete ricevuto l’unzione del Sacro Crisma sul palmo delle vostre mani, perché operassero sempre per la santificazione del popolo di Dio e per l’offerta del sacrificio eucaristico. Quante volte da quel giorno avete steso quelle mani sulle offerte “del pane e del vino” chiedendo al Padre di santificarle e consacrarle con il suo Spirito perché diventino il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo. Quante volte con quelle mani avete “benedetto”, ora in un contesto di solennità stendendo le mani sul popolo ora con un fugace segno di croce sulla fronte di chi ve ne ha fatto richiesta con quella fede semplice e schietta propria di tante nostre sorelle e fratelli in Cristo. E poi l’Unzione degli infermi, rito che permette di entrare con una autorità – che non è nostra ma di colui che “passò beneficando e sanando” – nelle situazioni di dolore fisico e spirituale, accostarci alla sofferenza, occasione formidabile per annunciare la pienezza della vita, la consolazione della fede, la carezza del Padre, permettere a Gesù il Cristo di continuare a dire «io verrò e lo curerò» (Mt 8,7). E il ministero della riconciliazione, l’ascolto dei peccati e la preghiera di assoluzione e ancora quelle mani che benedicono». E poi volgendo lo sguardo ai tanti presbiteri presenti ha detto: «La sera guadiamole queste mani. Di quanta grazia siamo indegni dispensatori». «Guardiamo al sì di Maria – ha concluso rivolto a tutti -, compagna di viaggio nel cammino e madre premurosa, cogliamo l’occasione di questi anniversari per soppesare i nostri sì alla vita nuova che scaturisce dal battesimo, i sì al sacramento dell’Ordine, i sì al sacramento del Matrimonio. In uno, il nostro sì al Vangelo». L’arcivescovo ha anche annunciato che il 24 aprile ordinerà due nuovi diaconi per la chiesa agrigentina, gli accoliti Marco Lo Mascolo e Giuseppe Savarino. (vedi video)
Prima della benedizione, a nome dei suoi confratelli, ha preso la parola don Giuseppe Morreale: «A tutti e a ciascuno, segno tangibile della presenza e della provvidenza di Dio nella nostra vita e nella nostra vocazione, il nostro grazie lo rivolgiamo a Dio con tutto il cuore. Per averci chiamato al dono infinitamente grande del ministero». Don Giuseppe ha anche ricordato Ignazio Amato, loro compagno per un breve tratto del cammino di formazione in seminario, “menestrello di Dio”, come amava definirsi, prematuramente scomparso nel 1993. «Proprio con le parole del “menestrello”, una poesia-preghiera scritta da Ignazio – ha concluso don Morreale – mi piace sigillare la gioia grande di questa celebrazione. “Menestrello, dove vai così giulivo?”/ “Vado per le strade del mondo,/ove il Gran Re mi conduce”./ “Oh, menestrello, questo è proprio bello./ Ma dimmi: cosa porti in quella bisaccia?”./ “Porto, o mio buon Signore, il fardello del mio cuore./ Ma gioia e letizia in esso ho riposto innanzi e, perciò,/vado avanti, cantando a tutti il Suo amore grande”./ “Ma, menestrello, dimmi: chi sei realmente?”./ “Io son uno che vado errando, d’amore ripieno/ e che spero soltanto vedere un giorno il volto/ di Colui che mi ha chiamato in giro per il mondo./ Se ben non ti è preciso quel che io voglio dirti,/ti dico solo che non sono io autore della mia segreta gioia./ Ma, incurante del mio fardello,/ mi ha chiamato il gran Signore/ e, perciò, son io, per vocazione,/ semplicemente il suo menestrello”.
(leggi qui il testo integrale del ringraziamento pronunciato da don Morreale )
Carmelo Petrone