Chi vi scrive si occupa delle vicende del Consorzio universitario di Agrigento dall’ormai lontano 2013. Presidente del Cupa era, all’epoca, Maria Immordino, gli studenti erano circa 3mila e l’offerta formativa, già parzialmente orfana di alcuni corsi, era comunque ancora consistente. È stato quello l’anno dell’inizio della fine? Difficile a dirsi. Un mio professore di Liceo amava ripetere che, nella storia, le date sono assolute convenzioni: impreciso, infatti, sarebbe dire che l’Impero romano d’Occidente sia caduto nel 476. Quello fu l’anno in cui venne deposto l’ultimo imperatore, Romolo Augustolo, ma è evidente che la vittoria di Odoacre fu agevolata da una serie di fatti che, nel tempo, goccia dopo goccia, hanno scavato la pietra. Lo stesso dicasi, in una scala evidentemente ridotta, per il Consorzio universitario.
Potremmo elencare decine di annunci e appelli, incontri con le deputazioni, mani tese da parte di rettori e parlamentari, impegni solenni disattesi e corsi pronti ad essere inaugurati dei quali si è persa traccia. Potremmo inoltre dire che alcune vicende, dal debito con l’Università di Palermo per le docenze alla già prevista difficoltà di garantire continuità alla struttura in assenza di contributi Regionali e del Libero Consorzio di Agrigento (letteralmente “cacciato” nel corso di una memorabile riunione di assemblea dei soci per spostare l’asse della guida sul Comune di Agrigento e aprire poi la breve fase Armao) erano note da anni. I milioni di euro dovuti ad Unipa (9 milioni sono stati inseriti in un provvedimento esecutivo, oggi “galleggiante” in attesa di un accordo transattivo, ma il rettore Micari ha parlato di debiti per almeno 12 milioni) sono ad esempio conosciuti dal 2013/2014, quando la loro esistenza fu rilevata dall’allora presidente della Camera di Commercio Vittorio Messina. Le somme non furono mai inserite in bilancio perché si ritennero non dovute. Di parere diverso fu Palermo, che continuò ad iscriverle nei documenti finanziari, a questo punto a ragione.
Perché negare quelle somme? Qualcuno ad Agrigento ha sbagliato? Nessuno sembra porsi la domanda. Certamente i rapporti tra Unipa e Cupa sono da sempre caratterizzati da una sorta di “Complesso di Edipo”. Durante la presidenza Immordino Palermo era individuato come l’unico faro di salvezza, facendo coincidere – come si è sempre fatto, in realtà – il Polo Universitario, ovvero la struttura palermitana che si occupa della gestione dei corsi di studi dipendenti dal capoluogo di regione, e il Consorzio, struttura nata da un atto notarile tra enti che, teoricamente, dovrebbe raccogliere risorse, economiche e accademiche, da più soggetti. Di parere diverso era già allora il suo vicepresidente, Giovanni Di Maida che, da qualche anno ormai, tenta la strada dell’indipendenza da Palermo, sostenuta da Armao e dallo stesso Busetta (la linea è: “nessun rapporto esclusivo”), strada che però non ha ancora portato oggettivamente frutti tenuto conto che l’incarico dell’oggi vicepresidente della Regione durò troppo poco, e il secondo è in carica da pochi mesi. Quel che lascia stupefatti, tuttavia, è il fatto che non si sia stati in grado di seminare: da 5 anni, infatti, al Cupa si ostenta ottimismo e si chiudono saracinesche.
Alcune dichiarazioni, forse, su tutte possono aiutare a capire. 3 luglio 2013: Maria Immordino viene rimossa dal suo incarico dal commissario del Libero Consorzio Benito Infurnari. Un atto che venne dopo poco ritirato, anche considerata l’alzata di scudi che difese la docente palermitana. “Sono venuta ad Agrigento con grandi sacrifici e non voglio fare il becchino del Polo – disse all’epoca – ma intendo battermi perché l’offerta formativa venga mantenuta”.
Il 5 marzo 2015 in piazza scendono migliaia di giovani, (nella foto il manifesto che venne attaccato nei cancelli della sede del Polo) insieme a rappresentanti delle istituzioni e all’arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro a difesa del Consorzio Universitario, del quale si celebrò il funerale. 2 dicembre 2015: la presidente Immordino dichiara “al momento posso dire solo che senza i fondi non potremo fare altro che pensare alla chiusura di nuovi corsi di laurea. La situazione economica in questo momento è gravissima”. E sempre Immordino il 23 marzo 2016: “Il Consorzio universitario di Agrigento è un morto che cammina e non possiamo nemmeno soccorrerlo. Forse abbiamo fatto male, un anno fa, a scongiurare la liquidazione (procedura che, va ricordato, era praticamente dovuta a causa dell’assenza del socio di maggioranza, cioè la ex Provincia, ndr)”. 10 maggio 2016: il Consiglio di amministrazione di Unipa decide di tagliare tutti i corsi tranne quelli in Servizio sociale e la magistrale di Conservazione dei Beni culturali (come noto, adesso destinato alla chiusura). L’allora presidente Immordino punta il dito: “Quando il rettore ci inviò la richiesta di confermare l’offerta formativa entro il 4 maggio abbiamo immediatamente convocato l’assemblea dei soci, ma non si è presentato nessuno tranne il Comune di Agrigento”. Da lì a qualche mese verrà allontanato l’ex Libero Consorzio – che pure aveva, con due commissari, più volte ribadito la volontà di uscire dalla compagine sociale – salvo oggi chiedere per le vie legali le somme non corrisposte in qualità di componente del Cupa.
Già, Cupa: Consorzio universitario della provincia di Agrigento. Anche la “P”, in questi ultimi due anni, è saltata.