Le reliquie di S.Angelo patrimonio spirituale della Comunità Ecclesiale

0
3391
Nella foto, un momento della peregrinatio delle reliquie di Sant’Angelo nella Cattedrale a conclusione delle operazioni di ricognizione e conservazione dei suoi resti mortali (12/08/2020) foto C.P.

LICATA. A seguito di una richiesta avanzata dalla Diocesi di Piazza Armerina, suffraganea dell’Arcidiocesi di Agrigento, nei giorni scorsi, sono state donate alla Comunità Ecclesiale due reliquie “ex-ossibus” di Sant’Angelo Martire, patrono di Licata.

Reliquia di Sant’Angelo (foto da www.ottavocentenariosantangelo.org)

Una delle reliquie verrà destinata alla chiesa Sant’Agostino, sede del Centro Nazionale di Spiritualità della Misericordia, di Gela per la pubblica venerazione del Santo martire carmelitano mentre l’altra servirà per la consacrazione del nuovo altare della chiesa parrocchiale San Francesco d’Assisi di Gela il prossimo 25 Marzo 2021, nella solennità dell’Annunciazione del Signore, da parte del Vescovo diocesano mons. Rosario Gisana.

Le reliquie (foto da www.ottavocentenariosantangelo.org)

Tale scelta ha suscitato da parte del Comune di Licata – secondo il Delegato Vescovile don Giuseppe Pontillo – una reazione fuori dal contesto ecclesiale e civile  della competenza e della proprietà sulle reliquie.

Al fine di fare chiarezza su quanto avvenuto, abbiamo sentito padre Giuseppe Pontillo direttore dell’Ufficio BBCCEE dell’Arcidiocesi di Agrigento e Delegato vescovile per la ricognizione delle Reliquie di Sant’Angelo.

Da sempre nella Chiesa le reliquie hanno ricevuto particolare venerazione e attenzione, poiché i corpi dei Beati e dei Santi, destinati indubbiamente alla risurrezione, sono stati sulla terra tempio vivo dello Spirito Santo, nonché strumento della loro santità. Le reliquie non possono però essere esposte alla pubblica venerazione senza il certificato con cui l’autorità ecclesiastica ne garantisce l’autenticità. Tradizionalmente sono considerate “reliquie insigni” i corpi dei Beati e dei Santi o le parti notevoli dei corpi stessi, oppure l’intero volume delle ceneri derivanti dalla loro cremazione. 

A queste reliquie le autorità ecclesiastiche riservano una speciale cura, vigilando al fine di assicurarne la conservazione e la venerazione, ma soprattutto per evitarne gli abusi. È quindi necessario che siano custodite in apposite urne sigillate, collocate in luoghi volti a garantirne la sicurezza, ma al tempo stesso ne rispettino la sacralità e ne favoriscano il culto.  “La ricognizione delle reliquie – ci dice don Giuseppe Pontillo – è tutelata dalla Istruzione Le reliquie nella Chiesa: Autenticità e Conservazione della Congregazione per le cause dei santi della Santa Sede la quale ha concesso il consenso con il rescritto prot. N. VAR 8559/20 del 3 febbraio 2020. 

A seguito del Consenso della Congregazione l’Arcivescovo, Card.  Francesco Montenegro ha nominato la Commissione diocesana per la ricognizione composta da membri della Curia di Agrigento, della Postulazione carmelitana, dell’Ordine carmelitano, membri della comunità ecclesiale di Licata, periti, tecnici e testimoni locali a norma della suddetta Istruzione. La ricognizione, tranne per le parti inerenti il restauro e la conservazione, è sottoposta a segreto pontificio, e che tutti i membri della Commissione e i testimoni invitati a presenziare hanno formulato giuramento (vedi) di segretezza e riservatezza”.

Quanto alla competenza sulla ricognizione padre Pontillo precisa che essa “a prescindere dalla proprietà, è dell’Ordinario Diocesano, e le reliquie ricadono sotto le norme del Codice di Diritto Canonico, fatte salve le normative civili per le parti di competenza.

In data 24/02/2020,  – continua – sono iniziati i lavori presso i locali annessi alla Chiesa di S. Angelo e le Insigni Reliquie di S. Angelo  sono state portate ad Agrigento alla presenza di Sua Eminenza il cardinale Francesco Montenegro, della Commissione e di alcuni testimoni. Di tutto è stato redatto apposito verbale, che ad eccezione delle parti secretate di natura ecclesiastica, costituirà parte integrante della relazione finale.

La cassa lignea, i documenti e gli altri reperti sono oggetto di studio da parte del

L’Urna argentea di Sant’Angelo

personale esperto dell’Arcidiocesi e dei restauratori incaricati con la collaborazione e  l’alta sorveglianza della Soprintendenza. 

Ad oggi – prosegue – il lavoro di restauro dell’Urna argentea è stato completato, mentre della cassa lignea, delle stoffe e degli altri reperti sono ancora in corso.

Per procedere al restauro dell’Urna reliquiaria è stata richiesto autorizzazione, oltre che alla locale Soprintendenza, anche al Fondo Edifici di Culto (F.E.C.) che era stato considerato il proprietario dell’Urna a seguito della documentazione che era stata consultata, assumendo come dato che il bene era stato oggetto di confisca a seguito dello scioglimento delle corporazioni religiose e delle leggi cosi dette eversive. 

Con l’intervento del Comune di Licata presso il F.E.C. e la dichiarazione  che il bene non è di proprietà dello Stato abbiamo riaperto la ricerca ed è certo che le reliquie sono di proprietà della Diocesi come chiaramente attestato nei documenti a partire dal  1486, anno della prima ricognizione e del trasferimento di resti di S. Angelo nella Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, di proprietà del vescovo. Il Comune fonda le sue richieste – afferma don Giuseppe Pontillo – su una ricostruzione parziale e incompleta.

Le relique di Sant’Angelo martire, nell’urna urna in plexiglass

Circa Il diritto di patronato a cui si appella il Comune di Licata, non è diritto di proprietà ed è di natura ecclesiastica ed in passato era regolato dal Codice Benedettino del 27 maggio 1917 ed era definito “l’insieme dei privilegi che uniti a determinati oneri, competono per concessione della Chiesa a cattolici fondatori di una chiesa, di una cappella o di un beneficio, o anche a coloro che ne sono gli aventi causa”. Papa Paolo VI con il motu proprio Ecclesiae Sanctae del 6 agosto 1966 ha regolamentato il diritto di patronato, che è stato soppresso definitivamente col nuovo Codice del 1983. 

Nella dottrina sullo ius patronatus è costante proprio l’avvertimento di non confondere il diritto di patronato con il diritto di proprietà. L’Arcidiocesi – prosegue don Giuseppe – ha sempre cercato di dialogare, come espresso chiaramente nello scambio epistolare con il Comune di Licata, il quale ha inviato solo note e alla fine convocando una conferenza stampa unilaterale.

La presenza dei carmelitani a Licata è un grande dono per la Diocesi e per la Comunità ecclesiale di Licata, a loro va tutta la gratitudine per la presenza e l’attività pastorale che svolgono.  

La Postulazione – tiene a precisare don Pontillo – ha agito sotto l’autorizzazione dell’Ordinario Diocesano e con la vigilanza del Delegato Vescovile e durante la ricognizione, come previsto dell’Istruzione e nel rispetto della tradizione della Chiesa, sono stati prelevati alcuni frammenti di reliquie per il culto e la pietà popolare, pertanto nel consegnare le reliquie alla Diocesi di Piazza Armerina nessun illecito è stato commesso. Come ribadito dal provinciale dei carmelitani padre Roberto Toni durante la conferenza stampa, il carmelitani hanno la “proprietà morale” delle reliquie di S. Angelo in quanto figlio del Carmelo, e se oggi fosse vivo indosserebbe gli abiti carmelitani e giurerebbe obbedienza al Provinciale dei carmelitani.

A prescindere dalla proprietà, che impone solamente degli obblighi ai sensi della tutela – continua don Giuseppe Pontillo – reliquie e urna hanno una natura ecclesiale, ovvero sono patrimonio spirituale, prima che culturale, della comunità di Licata e la Rettoria di S. Angelo assolve da circa quattro secoli e mezzo alla custodia delle reliquie e del reliquiario, strettamente connessi  alla devozione di Sant’Angelo. 

Il fatto che l’Arcidiocesi, con il Vescovo a guida, è la proprietaria delle reliquie e dell’urna è una garanzia per tutta la Città di Licata, poichè il vescovo e i suoi successori hanno sempre tutelato il bene della Comunità di Licata e di Sant’Angelo.

L’intera comunità licatese – prosegue – , nel venerare Sant’Angelo, ha voluto e vuole  manifestare prima di tutto una sempre rinnovata identità cristiana. Da questo stretto rapporto esistente tra la comunità ecclesiale di Licata e il suo Patrono, si possono individuare i tratti sui quali siamo chiamati a confrontarci – continua padre Pontillo – al fine di definire una situazione che non potrà mai travalicare il senso religioso primario delle reliquie e del suo reliquiario. Qualsiasi forma di attribuzione della proprietà nulla andrebbe a variare sullo stato attuale delle cose per come è stato fin ora.

Ci auguriamo – conclude don Giuseppe – di poterci incontrare con gli esperti del Comune di Licata, che hanno già espresso la volontà della collaborazione, al fine di ridare serenità alla comunità di Licata per il bene di tutti i fedeli. Viva Sant’Angelo”.

SPECIALE sintesi Video con i momenti (l’omelia del card. Montenegro, la chiusura dell’Urna e le tappe della peregrinatio dell’Urna di San’Angelo – Agosto 2020)  

donazioni

Sostieni L'Amico del popolo

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare L'Amico del Popolo a crescere con una micro donazione.