Domenica 3 novembre, “A Sua immagine” – il programma di approfondimento religioso di RAI UNO con all’interno, la Santa Messa e l’Angelus del Papa, a cura di Gianni Epifani e Laura Misiti – ha ricordato Giovanni Ragusa ed Emanuela Guddemi, una giovane coppia di Ribera, morti in un incidete stradale il 9 luglio del 2012 sulla Palermo-Sciacca. Emanuela, proprio della trasmissione“A Sua immagine”, è stata stagista. In studio la conduttrice, Lorena Bianchetti, ha affrontato, con il contributo di diversi ospiti, il tema dell’elaborazione del lutto. “ Come si fa – si sono chiesti nello studio di ‘A Sua immagine’ – ad accettare e a superare il dolore della perdita? Il lutto si può trasformare in una forza che si apre alla vita? Qual è la relazione tra la vita e la morte?” In questo contesto si è incastonata la testimonianza del fratello di Emanuela Guddemi. Mentre le telecamere si soffermavano sulla tomba di Emanuela e Giovanni, nel cimitero di Ribera e scorrevano le immagini dell’album di famiglia, Andrea Guddemi, intervistato davanti la tomba della sorella e del cognato affermava con

schiettezza e semplicità evangelica: “Li ho amati in vita e questo mi ha permesso di elaborare velocemente il lutto; il più grande regalo – ha detto – che ho ricevuto da Emanuela e da Giovanni è stata la fede.”
Ascoltando le parole di Andrea mi sono ritornate alla mente quelle di Papa Francesco che in una catechesi del mercoledì sul lutto in famiglia ha detto: “tante famiglie dimostrano con i fatti che la morte non ha l’ultima parola” ed ha definito questo atteggiamento «un vero atto di fede». «Tutte le volte che la famiglia nel lutto, anche terribile – ha spiegato – trova la forza di custodire la fede e l’amore che ci uniscono a coloro che amiamo, essa impedisce già ora, alla morte, di prendersi tutto. Il buio della morte va affrontato con un più intenso lavoro di amore», l’invito di Papa Francesco: «Nella luce della Risurrezione del Signore, che non abbandona nessuno di coloro che il Padre gli ha affidato, noi possiamo togliere alla morte il suo ‘pungiglione’, come diceva san Paolo: possiamo impedirle di avvelenarci la vita, di rendere vani i nostri affetti, di farci cadere nel vuoto più buio».
Vedi la puntata del 3 novembre 2019 di “A Sua Immagine”
(la testimonianza di Andrea è a partire dal minuto 15,50)