Albania, la celebrazione di una Pasqua ecumenica

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La foresta che cresce. Proprio come recita un famoso modo di dire, la foresta che cresce, a differenza dell’albero che cade, non produce nessun suono e passa pertanto inosservata. Ma quando ti capita di vivere personalmente certe esperienze e, in contemporanea, avere notizia di eventi drammatici che testimoniano esattamente il contrario, non puoi fare a meno di levare la voce per dire che un diverso modo di vivere e pensare è possibile.

Lo scorso 21 aprile, mentre il mondo assisteva attonito agli otto attentati di Sri Lanka, mi trovavo a Bilisht in Albania al seguito di don Riccardo Scorsone e don Alessandro Bruno, che rispettivamente da presbitero e da diacono, hanno celebrato i riti del triduo pasquale nelle comunità di Korcia e Bilisht.

In Albania, una terra che ha da poco apprezzato il concetto di libertà religiosa ed in cui – timidamente – la gente sta iniziando a professare pubblicamente la sua fede, c’è l’usanza che nel giorno di festa i rappresentanti delle altre confessioni religiose si rendano presenti presso i luoghi di culto ‘’in festa’’, anche se nel loro credo non esiste la medesima festività.

E’così che la via crucis del venerdì santo si è conclusa nella locale chiesa ortodossa, sebbene la loro Pasqua sia ancora di là da venire, ma soprattutto al termine della Messa di Pasqua il rappresentate della locale comunità musulmana è giunto a porgere i suoi saluti e rendere omaggio ai cattolici che celebravano il Cristo Risorto.

Sul finire della funzione l’imam della locale comunità musulmana è entrato in Chiesa ed ha assistito nel più profondo rispetto ai momenti conclusivi della celebrazione ed all’invocazione che il nostro don Riccardo ha elevato al Dio Misericordioso perché concedesse a tutti la Sua benedizione.

Sono certa che nessuno dei componenti di quella comunità ha mai sentito parlare di ecumenismo, ma nella loro semplice quotidianità, cattolici, ortodossi e musulmani la vivono ogni giorno senza proclami, ma dimostrando che un mondo in cui ciascuno professa la propria fede, nel rispetto reciproco e nella condivisione dei valori comuni è possibile, anzi è già realtà, oggi, nel giorno in cui la notizia dei più efferati attentati induce i più a pensare che cristiani e musulmani sono necessariamente destinati alla lotta per la reciproca sopraffazione.

Vicky Lipari