Campo estivo Scalabriniane, Giovani in cammino per incontrare l’altro

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i partecipanti al Campo estivo con l'Arcivescovo Alessandro

Nella settimana dal 1 all’8 agosto 2022 si è svolto un campo estivo organizzato dalle Missionarie Secolari Scalabriniane con il gruppo dei giovani della Parrocchia di Senago (Milano), accompagnati dal loro giovane sacerdote Don Gabriele Possenti. A loro si è aggiunto anche Ciprian, un giovane di Varese. In diversi momenti della settimana hanno partecipato a questo campo anche i cinque scouts francesi di Montpellier già presenti ad Agrigento per un servizio presso la Caritas.

I giovani si sono messi su strada per incontrare e lasciarsi incontrare dalla realtà dei migranti i quali, nel loro dramma e nelle loro speranze, portano vicino a noi il mondo insieme al desiderio di Dio di una fraternità concretamente universale. Tante sono state le testimonianze ascoltate, gli incontri realizzati: persone, volti, storie di migranti e agrigentini, così come luoghi significativi che ‘parlano’ per la vita che raccolgono; e ancora: la condivisione quotidiana della vita e del servizio, la preghiera comunitaria, la possibilità di ammirare le bellezze storiche e naturali del contesto con il suo Mare Nostrum attraversato dalle genti hanno costellato le giornate luminose in questa terra crocevia di popoli. Il vescovo Alessandro ci ha accolto all’ombra degli alberi mediterranei nel bel giardino del Museo invitandoci a vivere una esperienza di chiesa giovane in cammino che si espone al sogno di Dio. Il seminario diocesano è stata la nostra ‘casa’ ospitale per tutta la settimana, con la premurosa attenzione quotidiana di don Giuseppe Anello perché tutto fosse a servizio dell’esperienza dei giovani. Una ‘casa’ di relazioni intessute giorno dopo giorno, volto dopo volto, ha ospitato ciò che Dio ci regalava continuamente, venendoci incontro e accompagnando i nostri passi. Come diceva un giovane, queste giornate ‘ci hanno cambiato dentro’.

Di seguito riportiamo le parole di Don Gabriele Possenti (senago – MI) che raccolgono in sintesi il vissuto di queste giornate. La gratitudine a Dio, alle persone incontrate, alle storie ascoltate stanno generando vita in ciascuno, vita che – come un sasso gettato in un lago – forma tanti cerchi che si allargano perché quanto ricevuto possa passare, in tanti modi diversi con gratitudine, e far fiorire nuova vita.

L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore

Esistono oggi modi diversi per “selezionare” l’altro da incontrare secondo i nostri criteri. L’io decide chi è l’altro adatto per sé. Su molti siti è possibile selezionare le caratteristiche, prettamente fisiche, di chi si vuole incontrare per iniziare una relazione. Triste, ma vero. Il messaggio è ancora una volta segno di una società egocentrica: io amerò una persona che corrisponda a determinate caratteristiche, io seleziono l’altro da amare secondo i miei criteri.

Dio non fa così. Dio non seleziona, ma ama gratuitamente. Al contrario, anzi, sceglie proprio i più deboli e i più piccoli, quelli che secondo i criteri attuali escluderemmo. Ad esempio Dio sceglie Davide per guidare il suo popolo, il più piccolo della famiglia e sicuramente il meno considerato, visto che quando Samuele giunge da Iesse questi fa chiamare tutti i figli meno lui che rimane a far pascolare il gregge (cfr. 1Sam 16, 1-11).

Dio sceglie sempre i più piccoli, o meglio, di rivelarsi nei piccoli. I suoi criteri non sono i nostri. L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore (1Sam 16,7). C’è dunque differenza tra l’apparenza e il cuore, tra ciò che appare esternamente e ciò che sta dentro.

Ci siamo accorti in questa settimana che c’è differenza tra il sentire al tg dello sbarco di centinaia di “immigrati clandestini” senza numero e senza storia e il guardare negli occhi gli uomini, le donne e i bambini del Centro di Accoglienza del Villaggio Mosè. La stessa differenza che traspare negli occhi lucidi dei bambini che chiedevano speranzosi se saremmo ritornati il sabato successivo.

C’è differenza tra l’apparenza di numeri scritti sul cemento fatto per contenere bare senza nome a Piano Gatta e le storie di speranza che nessuno può più raccontare dei migranti morti nella tragedia del 2013.

I giovani al Cimiteri di Piano Gatta, sulle tombe dei migranti morti in mare

C’è differenza tra l’apparente tranquillità delle cose che non sembrano poter cambiare; di bambine destinate a non studiare in Senegal, di corruzione e malaffare nel nostro Paese e il desiderio ardente di giustizia di Aminata (Insegnante di francese fuggita dal suo Paese) e di Gianluca (Sostituto Procuratore di Agrigento), testimoni credenti e credibili di Vangelo.

C’è differenza tra l’apparenza dello stare insieme perché si deve e il cuore dello stare insieme perché ci si vuole bene, come abbiamo imparato a fare al termine di questo viaggio che è personale e comunitario allo stesso tempo, come ci ha suggerito Valerio (Direttore Caritas diocesana).

L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore (1Sam 16,7). Penso che in questi giorni abbiamo sperimentato che Dio plasma il cuore, pian piano, giorno dopo giorno.

Passeggiando sulla spiaggia di Agrigento si possono trovare moltissimi sassi dalla forma tonda, levigati dalle onde del mare. Credo che Dio abbia fatto questo al nostro cuore in questi giorni. Con la forza gentile e leggera delle onde ha smussato gli spigoli del nostro cuore, ammorbidendolo e ingentilendolo. Non sono gli angoli appuntiti che ci permettono di incontrare l’altro, ma la morbidezza di un cuore plasmato da Dio. (Don Gabriele Possenti)