È stata inaugurata oggi, sabato 5 aprile 2025, la nuova sede dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (OESSG) Luogotenenza per l’Italia Sicilia, Sezione di Palermo – Delegazione di Agrigento nella Chiesa di San Giorgio di via Recinto Oblati, 100 ad Agrigento, piccolo gioiello dell’architettura normanna e chiaramontana incastonato nel cuore della vecchia Girgenti.
Dopo i saluti del Delegato di Agrigento Comm. Vincenzo Lo Scalzo, del Preside emerito, Sez. di Palermo Cav, di GR. Croce Cesare Gambardella, del nuovo Preside Dott. Cav. GR Tommaso Delisi, del Cav. Rev. Don Giuseppe Pontillo, Presidente del consiglio di amministrazione della Fidecommissaria delle Opere Pie Gioenine di Agrigento e seguita la relazione sulla Chiesa San Giorgio, della dottoressa Domenica Brancato, storico dell’arte, direttore Museo Diocesano di Agrigento e Celebrazione eucaristica presieduta da S.E. Rev.ma Mons. Alessandro Damiano, Arcivescovo Metropolita di Agrigento – Priore e, al termine, la Preghiera del Cavaliere e della Dama e il canto della Salve Regina, e la Visita ai locali annessi e un momento di agape fraterna. Al momento saranno anche presenti i rappresentanti delle delegazioni di Caltanisetta, Piazza Armerina e Trapani.
La Chiesa di San Giorgio degli oblati, dopo la Cattedrale di Agrigento e la Chiesa Santa Maria dei Greci è le più antiche, per fondazione, della citta di Agrigento.
La sua fondazione risale al periodo Normanno. Nel 1087 “I Normanni conquistano Girgenti, combattendo contro gli arabi, e rifondano la diocesi nominando San Gerlando, vescovo della città nel 1088 (la bolla di conferma pontificia è del 1098), venendo consacrato a Roma dallo stesso papa Urbano II. “Dal 1087 in poi si fa risalire la chiesa di San Giorgio, costruita nella parte nordoccidentale del colle, precisamente a sud-ovest della nuova Cattedrale, terminata nel 1095. (cfr. portale “Le Chiese delle diocesi d’Italia” della CEI).
Il 25 luglio 1310 il vescovo Bertoldo De Labro annette la chiesa di San Giorgio alla Cappella della Santa Croce della Cattedrale di San Gerlando.
Il 28 luglio 1310 Manfredi Chiaramonte, conte di Modica e Gran Siniscalco del regno, ottiene dal vescovo di Girgenti, Bertoldo De Labro, alcune case e casaleni ubicati nei pressi della Cattedrale e se ne serve per fabbricarvi un grandioso palazzo a somiglianza di quello di Palermo, edificato nel 1307, chiamato “Steri”, dal latino hosterium (vedi qui). Ottiene, inoltre, anche la piccola chiesa di origine normanna situata a sud del palazzo, ma abbandonata da tempo, dedicata a San Giorgio, patrono e protettore della famiglia Chiaramonte, rifacendone gli interni e soprattutto i paramenti murari con le monofore e il portale, dettagli visibili ancor oggi.

Nel 1392 avviene il passaggio di proprietà della chiesa. L’1 giugno 1392 viene condannato e decapitato l’ultimo dei Chiaramonte, Andrea, dal sovrano Martino I d’Aragona, segnando il tramonto della famiglia e del suo potere a Girgenti e in tutta la Sicilia. Tra i beni confiscati, vi è lo Steri e le proprietà circostanti, comprendenti la chiesa di San Giorgio, che la famiglia possedeva in Girgenti. Essi vengono ceduti al conte Pietro Cardona di Golisano.
Il 20 luglio 1601 il vescovo Vincenzo Bonincontro ottiene dal barone di Siculiana Biagio Isfares et Corillas lo Steri girgentino, trasformandolo in Seminario. Viene anche in possesso del terreno circostante, dove si trova la chiesa di San Giorgio, già abbandonata da tempo.
Il 7 febbraio 1744 i deputati del Seminario concedono un appezzamento di terreno, situato a sud del giardino dell’antico Steri e comprendente la chiesa di San Giorgio e alcune fabbriche antiche, al vescovo Lorenzo Gioeni per la costruzione di uno stabilimento per la casa degli esercizi spirituali e un ospizio degli orfani e dei vecchi invalidi.
Nel 1745 si inizia la costruzione dell’istituto, dopo vari interventi di demolizione, “purgazione” e spianamento della zona. La chiesa, risparmiata per volere del vescovo Gioeni, viene annessa al lato sud-est del nuovo fabbricato.
Dopo aver ampliato la fabbrica a est con la costruzione del Monte, o Peculio frumentario, e con un magazzino per la raccolta del frumento dei contadini più poveri, il vescovo Gioeni inaugura l’edificio affidandone la direzione agli Oblati, congregazione diocesana da lui fondata per l’evangelizzazione del popolo e per la predicazione delle missioni e degli esercizi. E’ per questo episodio che la chiesa viene conosciuta ancora oggi come “San Giorgio degli Oblati”.
Il vescovo Andrea Lucchesi Palli affida alle cure dei missionari redentoristi la chiesa di San Giorgio, da secoli in abbandono. I PP. Redentoristi la resero più decorosa intonacando le mura, riparando il pavimento e sostituendo l’arco dell’altare a sesto acuto con uno a tutto sesto, secondo le usanze del tempo.
Il 21 marzo 1919 il soprintendente ing. Giuseppe Rao presenta un progetto dell’importo di L 6000 per la costruzione del tetto. Il programma esclude, però, le opere da realizzare per la risistemazione della struttura in legno del tetto stesso e dei muri, sui quali dovrà poggiare la copertura.

Durante l’episcopato di Bartolomeo Lagumina, su progetto del Soprintendente ing. Francesco Valenti, si restaura la chiesa. Egli fece un restauro in parte stilistico, integrando una terminazione triangolare sulla facciata con tetto piano, ricostruendo la copertura con l’uso delle capriate lignee, e completando la muratura sostituendo i conci di pietra degradati con una pietra compatibile con quella esistente. Tutto questo fu effettuato sulla base di raffronti stilistici con le altre chiese medievali di Agrigento. Per la costruzione della copertura molto probabilmente Valenti fece riferimento a quella cinquecentesca della chiesa di Santa Maria dei Greci, sottoposta ad un progetto di restauro dello stesso Valenti nel 1937.
Nel 1938-39 il vescovo Giovanni Battista Peruzzo chiama in Agrigento i Padri Salesiani, affidando loro l’Istituto Gioeni e la chiesa di San Giorgio, aprendo l’oratorio che ben presto viene frequentato da numerosi giovani.
A causa della frana che colpisce la città, l’istituto Gioeni viene abbandonato e i PP. Salesiani, colpiti anche dalla crisi, lasciano Agrigento. L’edificio gioenino rimane in totale abbandono, passando a diverse destinazioni nel corso degli anni, e la chiesa di San Giorgio viene adibita prima a palestra e dopo a magazzino.
Essendo stata totalmente abbandonata per molti decenni, nel 2010 la chiesa di San Giorgio ha subito un crollo parziale della copertura, non causando ulteriori danni strutturali al resto della chiesa.
Nel 2016 l’edificio si consolida e si restaura la Chiesa. Sono state rimosse le capriate esistenti e realizzate delle nuove in legno lamellare che consentono di portare il sovrastante pacchetto tetto realizzato con la disposizione di perline in legno d’abete, barriera al vapore, pacchetto fono-termo assorbente in polistirene estruso, listelli in legno d’abete e manto di copertura in coppi siciliani. Le capriate e le perline sono state trattate con prodotti impregnati a base d’acqua e protettivi dagli agenti di degrado al fine di garantire un buon livello di protezione e durata. Il manto di copertura è stato completato con grondaia e pluviali in rame per garantire lo smaltimento delle acque meteoriche. Sono stati rifatti gli intonaci e il pavimento e le murature sono stati trattati con prodotti per la disinfestazione. E’ stato sostituito l’infisso d’ingresso con un portone ligneo che ripropone lo stesso stile dell’epoca. Infine, è stato realizzato un piccolo impianto elettrico sottotraccia.
Di recente il 7 novembre 2019, nella Chiesa si è tenuta l’inaugurazione del “Progetto Solima” (vedi qui ), progetto sperimentale a servizio dei migranti presenti nel territorio di Agrigento e provincia, venuto meno negli ultimi anni fino alla decisione di affidarla, il 20 ottobre nel 2023, alla Delegazione agrigentina dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme come sede della Delegazione.
Di particolare pregio è la Facciata: “Il prospetto principale, esposto ad occidente, è caratterizzato dal portale ad arco ogivale realizzato da Manfredi Chiaramonte nel 1310, mettendo in evidenza tutta l’architettura chiaramontana.

Tale portale, realizzato da biocalcarenite gessosa, è costituito da una pregevole soluzione di conci a barre ed esili colonne cilindriche sormontati da capitelli corinzi, con una ricchezza d’intaglio tipica dell’arte chiramontana. Le tre ghiere che racchiudono l’arco a sesto acuto presentano dedecorazioni differenti: la prima contiene motivi floreali; la seconda presenta motivi a linee spezzate, a zig-zag; la terza, ormai completamente disgregata, conteneva una fila di stelle a quattro punte. Il resto del prospetto è caratterizzato dall’uso di una pietra diversa, utilizzata da Valenti nel restauro del 1920. Trattasi probabilmente della pietra di Comiso, molto simile alla biocalcarenite gessosa ma più consistente”. (cfr.agrigentodoc.it)
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