Si è tenuto questa mattina, sabato 1 giugno – promosso dal Servizio di Pastorale della Salute dell’Arcidiocesi di Agrigento – nella sala convegni dell’Ospedale S.Giovanni di Dio di Agrigento, il convegno su: “Aspetti bioetici della donazione degli organi” con la partecipazione, don Massimo Angelelli, direttore nazionale della Pastorale della Salute della Conferenza Episcopale Italiana che nella sua lectio ha detto: “Per un non medico ottenere una donazione organi significa avere la stessa esperienza di un medico che trapianta un cuore, un fegato o una rene e ridona la vita a una persona. Se non ci fosse un’azione forte di sensibilizzazione da parte di ciascuno di noi, quella persona non avrebbe continuato a vivere… “Noi possiamo dare la vita alle persone attraverso questa scelta – ha aggiunto il direttore dell’Ufficio Cei -. Dare la vita significa dare una nuova speranza di vita a persone che hanno un tempo rimanente che si stava assottigliando”. Soffermandosi sulla posizione della Chiesa nella donazione degli organi, don Angelelli ha evidenziato che “è chiara e lineare da tanto tempo”. “La questione religiosa incide molto. La dimensione biologica ha un fine, mentre la dimensione dello spirito prosegue. È per questo che quando gli organi non servono più a noi si possono donare. Perché altrimenti sono indotti a deperire”. A proposito della scelta in favore della donazione, don Angelelli ha incoraggiato a compierla “ora, quando sono libero da vincoli ed emozionalmente sereno”, a “non lasciarla ad altri dopo di me”. Il card.Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento, nelle conclusione ha ricordato come “la carità, la solidarietà non è solo dare qualcosa, ma dare un pezzo di me all’altro. La vita si dona pienamente quando si scopre che è la mia vita che può donare vita per te. Quindi, tolgo qualcosa a me per darla a te”. “La situazione sanitaria della nostra regione, del Meridione, essendo carente, non aiuta e non spinge a fare qualcosa di più nella prevenzione e nelle scelte personali”, ha aggiunto il cardinale, che ha descritto “un mondo che non è solidale”. Segnalando i diversi episodi di indifferenza, l’arcivescovo ha osservato che “per fortuna le persone generose ci sono”, ma è “un mondo che va sgretolandosi”: “l’altro fa paura, mentre l’altro ‘mi appartiene’ perché la mia vita può diventare vita dell’altro”. “Le donazioni – ha affermato il cardinale – non sono possibili se c’è disprezzo per l’altro. Si riesce a dire di ‘sì’ se si scopre che la vita è dono”.