Corpus Domini 2022, mons. Damiano: “l’Eucarestia nostro nutrimento spirituale”

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mons. Damiano prostrato in adorazione (P.zza Stazione)

Con la fine dell’emergenza sanitaria, domenica 19 giugno, la Comunità Ecclesiale di Agrigento, si è riunita, il 19 giugno 2022, nella Basilica Cattedrale, attorno al vescovo Alessandro per la celebrazione della Solennità del Corpus Domini. Alla celebrazione Eucaristica ha fatto seguito la processione con il Santissimo Sacramento per le strade della città. Cambiato il percorso tradizionale, non più dalla Chiesa san Domenico a piazza Cavour, ma dalla Cattedrale fino a piazza Stazione.

Durante l’omelia l’Arcivescovo ha tenuto una riflessione partendo da un’azione che tutti compiamo, quale quella del nutrirci, ma applicandola al nutrimento spirituale.

«Cosa celebriamo oggi? – ha esordito mons. Daminao –. Il messale è chiaro la Solennità del Corpo e Sangue di Gesù Cristo, una storia lunga nata per dare visibilità alla “presenza reale” di Cristo nell’eucarestia fino a quando nel 1264 papa Urbano IV, istituì questa solennità per tutta la Chiesa universale che ci accompagna fino ad oggi». Soffermandosi poi sulla Parola proclamata ha sottolineato come le pagine della Scrittura, pur non negando il tema della presenza reale di Cristo nell’Eucarestia, «mettono in evidenza il tema del “nutrimento”, offerto e ricevuto, all’interno della relazione tra Cristo e il suo popolo. Luca racconta la moltiplicazione dei pani e dei pesci, che interpretiamo come prefigurazione dell’eucarestia, come atto di nutrimento di Gesù verso le folle che lo avevano seguito fino ad un luogo deserto senza preoccuparsi di garantirsi il cibo e l’acqua, per sopravvivere. Nel raccolto di Luca – ha proseguito – l’accento più che sul moltiplicare è posto sullo spezzare, una sorta di moltiplicazione per divisione. Un gesto significativo che ripetiamo tutte le volte che celebriamo l’Eucarestia.  L’accentuazione sull’Eucarestia come “nutrimento” porta in campo il nostro modo con cui facciamo esperienza del suo essere nutrimento spirituale. Cibarsi è una attività essenziale della vita umana, direi, non negoziabile».

Da questa premessa e alla luce di un articolo letto, l’Arcivescovo, ha applicato «quelle che sembrano essere le regole dell’alimentazione al nostro alimentarci dell’Eucarestia». Ha, quindi, elencato tre aspetti, «per un buon modo di accostarsi al cibo: varietà equilibrata, adeguatezza alla persona, moderazione nelle quantità. Mi sono chiesto – ha proseguito – queste regole possiamo applicarle al nostro nutrirci dell’eucarestia? La risposta è stata: “Si possono applicare e forse ci fa pure bene”». Ha poi elencato, una ad una le regole, invitando i presenti, a passare dal piano materiale a quello spirituale.

Varietà equilibrata. «Cioè cibarsi di nutrienti diversificati e equilibrati tra loro, non mangiare sempre la stessa cosa». Da qui la domanda: «Davvero l’Eucarestia è l’unica forma della presenza reale di Gesù, di cui nutrirci? Non è l’unica. La tradizione cattolica ci indica altre forme: i sacramenti, che sono nutrimento di Cristo “Segni visibili della grazia invisibile” (S. Tommaso). Ma poi ancora la Parola di Dio. I nostri fratelli protestanti – ha proseguito – forse hanno tanto da insegnarci circa il rispetto della parola di Dio che noi tante volte non abbiamo. È un piatto, usando la metafora del nutrimento, a cui non portiamo rispetto. Ci sono poi i poveri, presenza reale di Cristo, “l’avete fatto a me” ci ricorda il Vangelo. Allora in questa varietà equilibrata di nutrirci del Signore, dobbiamo inserire questi piatti, oltre che la comunione a Messa. Se rimanesse solo quella la nostra alimentazione sarebbe squilibrata!».

Adeguatezza alla persona. «Ciascuno di noi ha un numero di alimenti da consumare, alcuni li può consumare, altri no, altri ancora fanno male! Sappiamo ascoltare – ha chiesto – il nostro uomo spirituale, circa l’alimento di cui ho bisogno? Magari potrei digiunare dal pane eucaristico e nutrirmi di un servizio di carità!».

Moderazione nella quantità. Facendo riferimento al tempo della pandemia con l’astinenza forzata dalle celebrazioni comunitarie e a fronte di queste l’esagerazione di Messe su tutti i mezzi e piattaforme ha ricordato come «l’Eucarestia ha bisogno di un corpo, di una comunità.  Noi mangiamo troppe ostie! E come accade nell’alimentazione comune se mangio spetto un piatto buonissimo della mia tradizione finisco per non valorizzarlo più. Che non ci accada così! Non ci accada di rincorrere Messe, per puoi vivere una vita in contraddizione con quello che abbiamo celebrato». Moderazione nella quantità, dunque. «La quantità  – ha detto – ci fa perdere il gusto della qualità. Anche nella celebrazione Eucaristica».

In conclusione ha invitato tutti a «tornare al gusto del pane», tema del prossimo Congresso Eucaristico Nazionale che si terrà a Matera, «per sentire il calore dell’amicizia, tornare alla fragranza delle cose autentiche, al calore del vicinato alla grandezza della fede così come ci è stata insegnata tramandata da chi questo pane lo ha impastato nella notte, vegliato mentre lievitava, cotto nel forno dell’amore e spezzato in briciole di carità, di famiglia, di speranza, di passione».

Al termine dell’omelia mons. Damiano ha comunicato i nuovi avvicendamenti pastorali nella chiesa agrigentina (vedi) e,  al termine della Messa ha presieduto la Processione Eucaristica per le strade della città fino a Piazza Stazione dove – a differenza, di una tradizione ininterrotta da mons. Peruzzo al card. Montenegro – non ha tenuto, prima della benedizione finale, il tradizionale discorso con il messaggio alla città, preferendo prostrarsi ai piedi dell’Eucarestia in un prolungato silenzio di adorazione; “la preghiera che ci fa riconoscere Dio come inizio e fine di tutta la storia”.

 

 

 

 

 

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