
Domenica 13 settembre, mons. Alessandro Damiano – dopo l’ordinazione episcopale – ha presieduto, a Trapani, città dove è nato, nella Basilica-Santuario della Madonna, la sua prima S. Messa, da Arcivescovo Coadiutore di Agrigento. A concelebrare con lui il vescovo Pietro Maria Fragnelli, che all’inizio della celebrazione ha preso la parola, per dire, a nome della comunità ecclesiale, l’affetto e il grazie a mons. Damiano. “Siamo qui – ha detto – per prendere ancora una volta coscienza delle grandi opere del Signore e dire grazie a Gesù, Bel Pastore e alla Madre sua ed implorare le grazie necessarie per il tuo ministero di Pastore… Con lui anche noi – ha detto mons. Fragnelli, rivolgendosi alla sua gente nel Santuario – dobbiamo essere discepoli missionari ognuno nella sua vocazione specifica e nel posto che il Signore gli assegna. In questo incontro di preghiera – ha proseguito – pensiamo a tutti i missionari sacerdoti e laici che da questa terra sono andati in terra lontane”. Il vescovo di Trapani, ha ricordato in maniera particolare il vescovo della diocesi di Moramanga in Madagascar, don Rosario Vella, salesiano originario di Canicattì, al quale don Alessandro ha voluto che fossero destinati i regali per la sua ordinazione per garantire agli 80 seminaristi del suo Seminario, servizi essenziali come luce ed acqua potabile. A tal proposito don Alessandro ha ringraziato perché sono state raccolte le somme necessarie per la realizzazione del progetto nella sua interezza. “Con questo respiro locale e universale, la nostra comunità – ha proseguito mons. Fragnelli – chiede al Signore un dono speciale: il dono di ritrovare il passo comune, È quello che ha fatto – ha detto – don Alessandro, con la sua testimonianza, in mezzo a noi… Grazie don Alessandro – ha concluso – per averci aiutato a mettere l’accento sulla relazione nel nome di Gesù, grazie perché continui a chiamare tutti a conservare l’unità dello Spirito”.
Mons. Damiano durante l’omelia, ha confidato: “ Sabato scorso ad Agrigento nella Chiesa Cattedrale salendo la scalinata, avvicinandomi all’ingresso, mi sono sentito confermato nella frase dell’autore alla lettera agli Ebrei che in questi giorni mi avete sentito ripetere spesso: «È terribile cadere nelle mani dell’Onnipotente». Sono, però, contento di fare la volontà di Dio… La Parola che ci viene presentata oggi nella liturgia – ha continuato – è una Parola impegnativa; qualche amico, nei giorni scorsi, mi ha detto, essere vescovo è una cosa seria, io credo – ha proseguito – che essere battezzati è una cosa seria. Tutto il resto viene dopo. Anche la pParola di oggi è una parola estremamente seria: Citando la prima lettura, tratta dal libro del Siràcide, si è chiesto: “Un uomo che resta in collera verso un altro uomo, come può chiedere la guarigione al Signore? … È una faccenda seria e ragionevole anche per chi non condivide una visione di fede. Ho collegato – ha proseguito – questo rancore che ci si porta dentro al sacramento della Confessione. In 33 anni di servizio a questo sacramento come presbitero, parroco, confessore, quello che a me sembra emergere come un nodo difficile da sciogliere – ha continuato – è quello di estinguere ogni rancore, cancellarlo, non tanto dimenticarlo. La scena del Vangelo – ha detto commentando la parabola del servo a cui è condonato un grande debito ma che non condona quello del suo compagno – è una scena dura, che si ripete nella storia, nelle piccole cose come in quelle grandi… pensiamo – ha detto – al debito dei paesi in via di sviluppo che finché avranno questo debito saranno sempre in via di sviluppo e questa via gioverà ad altri, ma mai a loro”. Facendo, poi, riferimento al segno scelto di destinare i doni a scavare pozzi per acqua potabile in Madagascar, ha detto: “anche offrire un bicchiere d’acqua può essere un gesto di riconciliazione, ma per fare questo bisogna essere riconciliati. Oggi c’è una crisi di perdono, di misericordia, di accoglienza… possiamo dire – ha proseguito – che è una crisi segnata da tanti atteggiamenti, di sete di potere e di profitto. Se ci nutriamo di queste cose – si è chiesto – potremo mai essere misericordiosi? Siamo servi perdonati – ha ricordato – per questo capaci di perdono, non perché siamo buoni, ma perché Dio è buono. perché lui ci ha perdonati. È una questione di responsabilità, senza questa imbocchiamo una via che non porta da nessuna parte… Nel Vangelo il padrone indica il servo incapace di condonare l’altro servo come malvagio. «Non dovevi anche tu – dice – avere compassione del tuo compagno?» Il Signore ci da una scossa – ha detto – il mondo è in sofferenza anche per la nostra avidità… «non prevalga – ha concluso, citando le parole della preghiera dopo la comunione della liturgia – in noi il nostro sentimento, ma l’azione dello Santo Spirito”. Prima della benedizione ha preso la parola padre Pippo Basile, priore dei carmelitani, che, a nome dei frati, ha ringraziato, il vescovo di Trapani per avere indicato il Santuario come momento per questa celebrazione. Don Alessandro – ha ricordato – proprio nel Santuario e cresciuto e si è formato, fin da piccolo, alla vita di fede e lo ha ringraziato per l’amicizia che ha condiviso con i padri che negli anni si sono succeduti. “È per noi una bella esperienza – ha detto – vedere un figlio di questa chiesa diventare successori degli apostoli. Tu – ha concluso – nella chiesa di Agrigento sei lo sposo però questa chiesa rimane sempre la tua madre”. Dopo la benedizione, sulle note del canto mariano “dell’Aurora Tu sorgi più bella”, don Alessandro si è recato ai piedi della Statua della Madonna di Trapani, per un momento di preghiera personale, così come aveva fatto, il 30 aprile scorso, dopo l’annuncio che il Santo Padre lo aveva nominato Arcivescovo coadiutore di Agrigento.
Ai fedeli e alle autorità – presente il prefetto di Trapani, dott. Tommaso Ricciardi – al termine della celebrazione è stato distribuito il numero del nostro settimanale con lo speciale dedicato all’Ordinazione episcopale di don Alessandro.
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