Agrigento ha un Pum, un Piano urbano della mobilità. Ma ora deve creare una città “mobile”. Lo strumento di programmazione, infatti, lungi dall’essere un documento strettamente operativo è un lungo elenco di buone, possibili azioni. Niente di male, sia chiaro: sarebbe stato, al contrario, miope pensare (o sostenere, come ha fatto qualcuno) che l’approvazione di uno strumento di programmazione urbanistica sarebbe coinciso, immediatamente, con l’avvio di cantieri. Del resto dentro il Pum ci sono elencate delle buone prassi, alle quali si arriva dopo l’analisi del territorio. Si dice, per esempio, che un determinato semaforo va sostituito con una rotonda, o che una zona potrebbe vivere meglio con una ztl. Ed è il possesso del piano che, in modo diretto, consentirà adesso di poter applicare misure di questo tipo senza atti straordinari.
Il Pum, commissionato dall’Amministrazione Zambuto e poi portato alla luce dal Comune in epoca Firetto (che l’ha un po’ tolto dal cassetto in cui era finito), è comunque abbastanza diverso da come inizialmente era stato presentato dalla società che l’ha realizzato, la Sintagma. Questo perché il testo è stato pesantemente emendato prima dallo stesso Ufficio tecnico del Comune e poi dal Consiglio comunale, che ha approvato anche le osservazioni da parte dei cittadini al piano stesso, che non si è manifestato privo di alcune criticità. Tra queste, una sua saltuaria scarsa corrispondenza con la realtà (si dà, per esempio, quasi concluso il parcheggio di piazzale Rosselli, oggi abbandonato; si sono intervistati come “turisti” cittadini residenti in provincia) e, soprattutto, la presenza di numerosi punti di frizione con il Piano regolatore generale e in generale con i regimi vincolistici, come evidenziato dalla Commissione Urbanistica, particolarmente critica in sede di trattazione del punto.
Preoccupazioni che il progettista, l’ingegnere Tito Berti Nulli ha spazzato via insieme all’idea, errata, che il Pum sia un piano esecutivo. “Si tratta di un programma che ragiona in prospettiva per i prossimi decenni – ha spiegato -. Se oggi, ad esempio, è prevista una scala mobile nella zona del Duomo, non è detto che questa si possa realizzare così com’è, senza per esempio prevedere interventi di consolidamento”. Dentro il Pum, (che ha perso la S di “sostenibile” inizialmente apposta all’acronimo) oltre a idee pluriennali, vi sono però anche interventi a breve termine che la Sintagma ha già messo in piedi insieme agli uffici comunali e che l’Ente ha già tentato. Una è la ztl in piazza Pirandello (“Ci sono meno parcheggi, ma è migliorata la vivibilità” ha detto Berti Nulli) ma c’è anche la rotonda di piazza Marconi e, in futuro, due rotonde al Quadrivio Spinasanta e al Villaggio Mosè (semafori Hotel della Valle), cui si aggiungono progetti per altri nodi di traffico come l’incrocio via Crispi – piazza La Malfa, lo svincolo di Casa natale Pirandello e diversi altri.
A questo si aggiungono iniziative per il potenziamento dell’accesso turistico (utilizzando Cugno Vela e la fermata ferroviaria di Vulcano) e una serie di pedonalizzazioni, una delle quali però bocciata dal Consiglio comunale. Si tratta, nello specifico, dell’idea di chiudere al transito via Passeggiata Archeologica, possibilità accarezzata dall’Amministrazione ma bloccata da aula “Sollano”, che però ha inserito con alcuni emendamenti la possibilità di realizzare aree di parcheggio in via Imera, via Mazzini e Calcarelle.
Il Pum è stato però, come accade spesso di recente, anche terreno di uno scontro politico fratricida. Da un lato il sindaco, Lillo Firetto, dall’altra il gruppo di Uniti per la Città, che fa riferimento a Roberto Di Mauro. Sigla di recente particolarmente critica nei confronti dell’Amministrazione dopo il secco “no” ad ogni possibilità di rimpasto. Così, quando il consigliere Picone ha sostenuto, al microfono, che si sarebbe aspettato dalla Giunta che il piano potesse essere ritirato, o comunque che ne potesse essere sospesa la trattazione in Consiglio comunale, per poter approfondire le criticità Firetto – messo in cassa il voto definitivo in cui Upc si è astenuto – ha rotto gli argini. “È vergognoso – ha detto visibilmente alterato – che consiglieri che si dicono parte della maggioranza abbiano dubbi su un piano che è disponibile da ben sette mesi. E’ una vergogna nei confronti della città dire che non c’è stato tempo. E allora, siccome la politica è fatta di momenti di coraggio e di chiarezza, chi ha elementi di valutazione rispetto a questa Amministrazione ne tragga con nettezza le conseguenze evitando forme di doppiogiochismo che non fanno bene alla città. Se uno ha la maglia dell’Inter poi deve giocare in quella squadra, non può fare altro. Noi andremo avanti, nonostante tutto”. Il guanto è stato lanciato, ma nessuno al momento l’ha raccolto ad eccezione di Forza Italia, che si è astenuto dal voto del Pums pur criticando scelte politiche e amministrative e rimanendo però alla finestra.