“Volo AZ” : in ricordo di mons.De Gregorio

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Ricorre oggi, 26 maggio 2023, il XVII anniversario (2006-2023) da quando, mons. Domenico De Gregorio “è nato alla vita vera” come volle annunziarlo lui stesso.

Mi piace ricordarlo con le parole di don Giuseppe Ferranti, già condirettore del Settimanale L’Amico del Popolo, sotto la direzione di mons. De Gregorio, contenute nel testo, da lui redatto ‘Domenico De Gregorio, Perla del Presbiterio agrigentino’. Così scrive: “Leggendo i numerosissimi editoriali che Mons. De Gregorio scrisse per “L’Amico del Popolo” in venticinque anni di direzione del settimanale diocesano (alcuni dei quali, una piccolissima parte, ho pubblicato nel testo “La parrocchia di carta” suddivisi per temi n.d.r.); si rimane impressionati ed affascinati per la varietà degli argomenti, l’originalità delle riflessioni, la freschezza, l’armonia e la bellezza dello stile, ora ciceroniano, ora tacitiano, la vastissima cultura che manifesta con una mole impensabile di citazioni di opere e di autori: letterati, filosofi, storici di tutti i tempi e della letteratura mondiale. Sono più di mille gli editoriali pubblicati! Tra i tanti mi colpì quello intitolato: “Volo AZ”.

Nella foto Leonardo Sciascia con mons. Domenico de Gregorio, direttore del nostro settimanale, in occasione della presentazione (a cui Sciascia diede il suo contributo), nella Biblioteca Comunale di Cammarata, del volume “Cammarata” di monsignore.

Così scrisse nell’Amico del Popolo: “La nostra vita è un viaggio tra due stazioni: l’una da cui ci fu detto quando siamo partiti; l’altra, quella d’arrivo, a cui sappiamo che infallibilmente giungeremo, pur sconoscendo l’ora, le modalità dell’atterraggio… Volo in arrivo, ritorno a casa, approdo alla lunga o breve, serena o tempestosa navigazione, risveglio dal sogno, ingresso nel riposo… e nella vita vera” (cfr. n°37/97).

Il suo arrivo, il 26 Maggio 2006, volle annunziarlo lui stesso così: Oggi… è nato alla vita vera il Sac. Domenico De Gregorio. Pregate per lui il Padre misericordioso e la Beddamatri santissima”.

Fu il suo un lungo volo durato quasi 83 anni con un atterraggio atteso e descritto poeticamente con umile abbandono alla infinita misericordia di Dio e all’amore materno di Maria:

Cumparsa senza chiamu e senza scrusciu

la fini di la recita arrivà. Ddu jornu nun nigarimi lu lusciu

o Signuruzzu, ppi la to bontà.

Mi mancanu virtù, meriti mia:

Tu fallu ppi l’amuri di Maria. (2002)

            Un volo straordinario ed impareggiabile iniziato a Cammarata il 24 Agosto 1923, festa di San Bartolomeo. Ricevette il battesimo “entrando nella chiesa agrigentina nella parrocchia S. Nicolò di Bari e Chiesa Madre in Cammarata, il 3 Settembre dello stesso anno. Cresimato da Mons. Lagumina il 25 Aprile all’età di tre anni, ricevette la prima Comunione, a sei anni il 29 maggio del 1929”. In famiglia imparò “dalla mamma, dalle nonne, dalle zie le prime nozioni su «Deddé» (Dio) che tutto vede e tutto ha fatto, che vuole bene e tante volte fa piovere dal cielo frutti e caramelle: bisogna però pregarlo e ringraziarlo insieme alla Beddamatri che tutti spesso invocano…”.

La sua vita spirituale è alimentata dalla preghiera; crescendo, infatti, partecipa “alla comunione del primo venerdì, ai sabati dell’Immacolata che cominciavano in Settembre con lo Stellario recitato da tutti dopo la S. Messa… agli Esercizi Spirituali in preparazione della Pasqua, al Mese di Maggio…

Da grandicello, scrive, andavo con i miei compagni, verso le quattro, in Matrice per il rosario, la visita al SS. Sacramento e la benedizione eucaristica”. Una spiritualità semplice ma intensa, che radicheranno, fin da bambino, in Micu una fede granitica e una profonda fiducia in Dio, e un abbandono filiale all’amore materno di Maria, che lo sosterranno sempre e, in modo del tutto particolare, nell’ultimo tratto della sua vita provata prima dalla solitudine e poi dalla malattia; una “Via Crucis” accettata e percorsa in silenzio nella piena adesione alla volontà di Dio.

Domenico pensa e ricorda con nostalgia e commozione la sua serena e spensierata fanciullezza. “La vita dei ragazzi, oltre la scuola, si svolgeva per strada, allora vi si poteva giocare: la mattina e la sera passavano i contadini a cavallo di muli e asini per andare a lavorare o tornare dalla campagna…   Genitori, parenti o abitanti della strada ci tenevano sottocchio e, quando era necessario, rimproveravano. Quando nelle liti durante il giuoco a qualcuno sfuggiva qualche parolaccia – mai una bestemmia – cadeva subito un silenzio di riprovazione… Se suonava l’Avemaria e nel frastuono o nella foga del gioco non sentivamo la campana, qualche voce gridava: Eh! turchi! l’Avemaria! Allora si interrompeva il gioco e si recitava accaldati ed ansimanti l’Ave Maria. Dopo cena a casa mia si recitava il rosario: lo «calava» mia madre e tutti noi rispondevamo. Contemplazione ed elevazioni spirituali vissute nell’intimo con la facilità di una fede che senza astrattismi si respirava come l’aria naturale in cui si vive!”. Così descrive i giorni indimenticabili della sua infanzia Domenico De Gregorio nell’ultimo poderoso volume de “La Chiesa Agrigentina – Notizie storiche”che citeremo con la sigla L.C.A.  La sua è un’infanzia serena, ricca spiritualmente per la formazione ricevuta in famiglia e in parrocchia. E conclude con una vena di palese commozione: “Non poca è in me la gratitudine per questo dono che ho ricevuto dalla mia chiesa con la naturalezza con cui dal padre, dalla madre si riceve quanto è necessario alla vita: posteriori problematiche ed intellettualismi, pur necessari e doverosi, penso che non abbiano disperso quell’ingenua fede, ma l’abbiano confortata e rafforzata” (L.C.A. Vol. V. pag. 553-563).

Per tutto questo ringrazia il Signore e la Madonna con i celebri versi del Poeta:

A così riposato, a così bello

viver di cittadini, a così fida

cittadinanza, a così dolce ostello

Maria mi dié, chiamata ad alte grida”.                                                                                           (Paradiso, XV,30)

atrio del Seminario 19 novembre 1988- La redazione de L’Amico del Popolo incontra il vescovo mons. Carmelo Ferraro in occasione della sua prima venuta ad Agrigento. (accanto a mons. Carmelo Ferraro il direttore Domenico De Gregorio ed il condirettore Giuseppe Ferranti)