Agesci: Route nazionale di Verona: “La felicità è un diritto”. Le impressioni degli agrigentini

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i rappresentati agrigentini

Si è chiusa il 25 agosto a Verona la Route nazionale dei capi dell’Agesci sul tema della felicità. Ai 18mila presenti – tra cui una rappresentanza dei gruppi delle due zone, “Concordia” e “Torri”, del territorio agrigentino – sono giunte le parole di Papa Francesco (qui il testo integrale) e del card. Zuppi che ha presieduto la messa finale. (qui il testo integrale)

“La speranza è che questi giorni insieme abbiano reso forte l’idea che la felicità è un diritto ma non solo. La felicità è lavoro, ricerca, impegno, capacità di osservare, di analizzare noi stessi e ciò che ci circonda. Felicità è accogliere, è aprirci all’altro e proprio per questo è assunzione di responsabilità, di risposta ad una chiamata grande che fa appello al nostro saper obbedire inteso nel suo senso etimologico, cioè ‘ascoltare verso’”. Con queste parole, scrive Daniele Rocchi del Sir,  Francesco Scoppola e Roberta Vincini, presidenti del Comitato nazionale Agesci, hanno salutato gli oltre 18mila capi scout dell’Agesci (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani) che si sono ritrovati a Verona per la Route nazionale a Verona. Quattro giorni di riflessioni, dibattiti, incontri, festa e gioco, nel più classico stile scout, per parlare di felicità, che “rappresenta oggi una scelta politica forte, controcorrente rispetto al negativismo e ai segnali di crisi e sfiducia”, e che è ritornata anche nel titolo di questo appuntamento: “Generazioni di felicità”. Un evento importante di snodo dell’Associazione, che oggi conta più di 180mila iscritti, tra capi e ragazzi, utile anche a definire le sfide e il percorso associativo futuro, a 50 anni dalla fondazione.

Felicità percorso faticoso.

“Il nostro impegno per la costruzione della felicità non dura il tempo di un evento – hanno detto dal palco Scoppola e Vincini – è la nostra missione di cristiani, e non prevede soste, non concede esitazioni. Siamo chiamati a rispondere di questa felicità, per sentirla ancora di più vibrare sotto la nostra pelle, per goderne ancora di più i frutti. La felicità – hanno aggiunto – è un percorso faticoso, ciascuno lo ha sperimentato nella sua vita. Ma è una fatica che noi scout conosciamo bene: quella che ti fa raggiungere una vetta e poi, una volta arrivati in alto, ti fa guardare indietro, per contemplare la strada macinata, ma anche in avanti, per ammirare l’orizzonte. E, quando condivisa, questa fatica riesce a plasmare meravigliosi legami, relazioni significative e fondanti nella storia di ciascuno di noi”. “È una fatica, quella verso la felicità, che non possiamo, che non vogliamo fare da soli: questi giorni dimostrano che l’Agesci c’è, e ha voglia di scalare nuove vette, insieme”.

 

Papa Francesco: educare con la vita e non con le parole.

La giornata conclusiva ha visto la messa celebrata dal presidente della Cei, card. Matteo Zuppi e la lettura, dal palco, del messaggio di Papa Francesco che ha rinnovato il suo apprezzamento a tutta l’Associazione definita “rilevante realtà educativa nella Chiesa.

Vi incoraggio – ha detto il Pontefice – a fare sempre più di essa una palestra di vita cristiana, occasione di comunione fraterna, scuola di servizio al prossimo, specialmente ai più disagiati e bisognosi”. Questo impegno “delicato”, ha osservato Papa Francesco, “richiede una formazione di qualità per coloro che sono chiamati a svolgere questa importante missione: anzitutto la disposizione ad ascoltare e a empatizzare con gli altri, quale ambito in cui germina e dà frutti l’evangelizzazione”. Nel suo messaggio Bergoglio ha invitato anche a “considerare l’impatto formativo che la vita e il comportamento dei formatori hanno sulle Branche” che compongono l’Associazione. “I formatori educano in primis con la loro vita, più che con le parole” ha spiegato. “La vita del formatore, la sua costante crescita umana e spirituale come discepolo di Cristo, sostenuto dalla grazia di Dio, è un fattore fondamentale di cui dispone per conferire efficienza al suo servizio alle giovani generazioni. La sua stessa vita testimonia quello che le sue parole e i suoi gesti cercano di trasmettere nel dialogo e nell’accompagnamento formativo”.

Il card. Zuppi e il sogno di Baden Powell

(ph.www.chiesacattolica.it)

“Se non lasciamo il mondo migliore, sarà peggiore. Segnato da ingiustizie inaccettabili, di cui non vogliamo lasciare ad ‘altri’ la soluzione. Non si sta bene evitando i problemi e le difficoltà. La felicità è procurarla agli altri”. Nella messa finale della route il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, richiamando il sogno di Baden Powell, “lasciate il mondo migliore di come lo avete trovato”, ai 18mila capi presenti ha detto: “Non siete per niente ingenue anime belle, ma belle e forti anime che vogliono dare anima a un mondo che ne ha poca. Perché sapete come va il mondo lo volete cambiare, e non siete diventati cinici osservatori, né turisti, ma esploratori. Voi generate tanta felicità”. Ed ancora: “Non si sta bene evitando i problemi e le difficoltà, o passando il tempo a curare i propri problemi, ma prendendosi cura dei problemi degli altri, perché abbiamo un amore più forte delle avversità”. Zuppi si è soffermato sui tanti giovani “catturati e ingannati dallo schermo che confonde reale e virtuale e fa credere di essere quello che non si è”. Essere capi anche “per loro, per camminare nella vita vera, per cambiare questo mondo e renderlo felice non perché va tutto bene, ma perché ho qualcuno con me e ho speranza. Capi perché nessuno resti indietro, per non avere paura degli imprevisti, per camminare contemplando e difendendo il creato e le creature, per imparare ad arrangiarsi, arte così importante per chi cammina davvero. Fare del mio meglio, solo così si educa e chi educa cambia”. Ne sono stati esempi figure come “don Peppe Diana, parroco di Casal di Principe e Assistente ecclesiastico dell’Agesci, don Giovanni Minzoni” e le Aquile Randagie tutti “testimoni e educatori di legalità e di giustizia, senza compromessi che scelsero di educare alla vera libertà, affrontando ogni fascismo e totalitarismo e violenza”. Da qui l’esortazione finale “Siate testimoni umani e credibili di scelte definitive e libere, solo per amore e per servizio”

“siate educatori e testimoni di condivisione nella comunità, siate testimoni di una vita cristiana che favorisce la bellezza di ogni espressione dell’umano, che non ha paura di legarsi per amore e non per possedere, sentendosi a casa nella Chiesa e amandola non perché sia una realtà perfetta, ma perché famiglia di peccatori perdonati. Buona strada carissime capo e capi dell’Agesci. Il Signore porti a compimento l’opera che ha iniziato con voi e in ciascuno di voi, cantando, camminando, con speranza e felicità”.

Così i delegati agrigentini

Abbiamo chiesta ad alcuni capi scout agrigentini presenti all’evento di dirci con quale bagaglio sono tornati a casa, dopo l’esperienza scaligera

Giusi Gentile, Agrigento 3: “Abbiamo vissuto una meravigliosa esperienza come capi e come comunità che cresce, che gioisce, che si confronta con altre comunità, che condivide la scelta del servizio. La felicità per ciascuno di noi ha una forma diversa, ma al centro di tutto ci sono i ragazzi che ci sono stati affidati…per loro e assieme a loro cerchiamo di lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato consapevoli che la vera felicità risiede nel rendere felici gli altri”.

 

 

Stefania Zambuto. Agrigento 3: “Sono stati giorni intensi, come intense sono state le emozioni vissute. Oltre alla fatica della strada, metafora della vita – dice Stefania – abbiamo sperimentato la gioia di un cammino condiviso con migliaia di altri fratelli. Abbiamo sentito forte il senso della missione nel servizio ai ragazzi la responsabilità di essere testimoni di bellezza e felicità. Abbiamo sperimentato forte la presenza del Signore. Lui si è fatto nostro compagno di strada e ci indica il “noi” come unica via per poter realizzare la vera felicità”.

Meri Fiore Agrigento  3: “Stanca fisicamente per i numerosi chilometri percorsi sotto un sole cocente ma immensamente felice di aver preso parte, insieme alla mia comunità capi dell’Agrigento 3, ad un evento associativo unico, fortemente arricchente e motivante,  che mi ha permesso  di confrontarmi su temi importanti di carattere sociale e pedagogico, utili per rafforzare l’azione  educativa nei confronti dei nostri ragazzi.

La Comunità Capi dell Agrigento 2 Sperimentare la felicità per farla diventare fulcro del progetto educativo per i nostri ragazzi. Ecco cosa c è dietro i nostri sorrisi al rientro della route nazionale di Verona, evento storico che ci ha visti protagonisti. Abbiamo sperimentato la gioia della condivisione su temi che colorano il nostro metodo in un tempo in cui è ancora possibile scommettere sulla felicità sporcandosi le mani. La fatica che diventa allegria, l’ascolto della Parola che diventa senso delle nostre azioni, lo spezzare il Pane che ci fa compagni di strada mai estranei ma sempre prossimi. E in cuore le parole del card. Zuppi ” Siete capi. Lo siete e vi farete riconoscere. Se non lasciamo il mondo migliore, sarà peggiore. Segnato da ingiustizie inaccettabili, di cui non vogliamo lasciare ad “altri” la soluzione. Camminare insieme nella vita vera per cambiare questo mondo e renderlo felice perché ho qualcuno con me e ho speranza. Capi perché nessuno resti indietro con onore e con l aiuto di Dio”.

Katia La Barbera Monti Sicani 1 : In occasione della Route nazionale delle Comunità Capi 2024 il gruppo Monti Sicani 1 ha incontrato – capi scout provenienti da ogni parte d’Italia –  don Luigi Epicopo e Daniele Ballarin del gruppo Serming di Torino nella magnifica cornice della Chiesa di S. Nicolò in Verona. Si è discusso di sinodalità e come promuovere una vera e significativa partecipazione dei laici come reali protagonisti della vita ecclesiale, della partecipazione delle donne e di quali cambiamenti sono richiesti alle Chiese, perché possano diventare veramente “Chiese dei poveri” e non solo “per i poveri”