Tra gli avanposti in aiuto a quanti si trovano a vivere un periodo di povertà, sia esso momentaneo che perdurante, c’è il Centro di ascolto diocesano, servizio che Caritas diocesana offre in vicolo Lauricella ad Agrigento. Nel 2017 e nel primo semestre del 2018 sono state ascoltate ed incontrate 3.613 persone delle quali 347 per la prima volta. In media si registrano 9 accessi giornalieri al centro di ascolto diocesano (da un minimo di 4 ad un massimo di 20).
Incontriamo Mariella Militello responsabile del Centro di Ascolto diocesano per parlarci un po’ dei servizi offerti dal Centro e del lavoro svolto dai volontari e dai diversi Centri di Ascolto presenti nelle comunità parrocchiali in cui opera la Caritas.
Chi si rivolge al Centro di Ascolto?
Si tratta di nuclei familiari composti da più persone (il 54% è coniugato, il 14% separato/divorziato, il 4% vedovo): la scheda anagrafica ha sì come intestataria la persona che si rivolge al Centro di Ascolto, ma esprime i bisogni e le richieste dell’intera famiglia. Il 62% delle persone che si sono rivolte al CdA sono italiane. Per lo più si ascoltano uomini (55%), soprattutto stranieri, riguardo le persone italiane i dati sul genere riportano percentuali simili sia per gli uomini sia per le donne. L’86% delle persone incontrate ha un’età compresa tra i 25 e i 64 anni (18% 25-34 anni; 22% 35-44 anni; 26% 45-54 anni, 20% 55-64 anni).
Quali i bisogni riscontrati?
Riguardano soprattutto la mancanza di reddito o un reddito insufficiente a soddisfare le esigenze familiari, dovuto spesso a mancanza di lavoro e/o a lavori saltuari. Nell’ultimo periodo, inoltre, si osserva un aumento delle persone a rischio o in situazione di marginalità estrema (senza dimora) e di individui con problemi di disagio mentale.
Quali le richieste di chi si rivolge al Centro di Ascolto?
Per il 48% riguardano sussidi per il pagamento delle utenze e per il 31% il canone di affitto, spesa più differibile rispetto alle bollette. Non sono mancate le richieste di sostegno per spese sanitarie (farmaci, interventi medici e/o visite specialistiche), acquisto di libri e materiale scolastico, spese relative a funerali, abbigliamento.
Quali gli interventi messi in atto dagli operatori del CdA?
Oltre a quelli di bassa soglia (mensa serale, rifugio notturno…), hanno riguardato sussidi per il pagamento delle spese richieste (utenze, affitto, spese mediche, spese scolastiche, spese funebri…) ma soprattutto, oltre all’ascolto, l’orientamento e la messa in rete con i servizi del territorio, soprattutto con le parrocchie. Il servizio del Centro di Ascolto Diocesano si pone infatti a supporto di quello delle parrocchie e si lavora in sinergia con esse, in quanto rappresentano le comunità di appartenenza primarie delle persone che si rivolgono ai servizi di Caritas Diocesana. Le parrocchie sono supportate nella loro azione di accompagnamento ed inclusione delle persone in difficoltà, visto che spesso queste ultime si trovano ai margini delle nostre comunità parrocchiali e non sempre trovano accoglienza nelle attività pastorali.
In parrocchia chi aiuta concretamente queste persone in difficoltà?
È l’animatore della carità parrocchiale a cui è affidato il compito di creare relazioni tra i vari membri della comunità, sia ecclesiale che civile, perché insieme si possa dare risposta ai bisogni dei più fragili. Non si tratta solo ed esclusivamente di interventi materiali ed economici, ma del tentativo di stare accanto alla persona, di accompagnarla, di attraversare insieme un periodo particolarmente difficile: le famiglie incontrate, infatti, vivono la loro situazione di difficoltà da sole, non solo per il riserbo che spesso accompagna le varie situazioni, ma proprio per una mancanza di cura nelle nostre comunità. Non può bastare (né a noi, né a loro) il sacchetto della spesa o il pagamento di una bolletta… si tratta di aprire le porte e il cuore all’altro per avviare un cambiamento di prospettiva, per far nascere in lui la speranza e fare in modo che non soccomba alla rassegnazione.
“Al Centro di Ascolto diocesano – conclude la responsabile Militello – giungono tante persone che prima di tutto sono sfiduciate, spesso depresse, perché vivono in solitudine le loro difficoltà, e hanno bisogno di parlare e di sfogarsi con qualcuno che le ascolti senza giudicarle. Tessere relazioni di fiducia è difficile. Il trascorrere del tempo e la presenza costante avviano un processo, e le persone sanno che da noi e nei volontari della parrocchia, che sono loro fisicamente più prossimi, possono trovare un conforto e un confronto. Il lavoro di rete con gli altri attori del territorio è una delle carte vincenti del nostro servizio ecclesiale. A ciascuno è chiesto, secondo le proprie competenze e possibilità, di fare la sua parte, a cominciare dalla persona che si rivolge a noi. Spesso si tratta di avviare, per quanto possibile, un cambiamento di mentalità, che faccia passare dalla pura assistenza alla promozione dell’individuo, dalla mera distribuzione alla condivisione delle risorse reciproche”.