Lo scorso 9 gennaio 2022 l’Arcivescovo, mons. Alessandro Damiano, ha inviato una lettera alla comunità diocesana (leggi qui) con la quale annunciava la sospensione dell’ufficio di padrino e di madrina nella celebrazione dei sacramenti del battesimo e della confermazione a decorrere dalla prossima prima domenica di Avvento (27 novembre 2022).
Le motivazioni pastorali – come è stato spiegato dall’Arcivescovo Alessandro e come ha ribadito il Vicario Generale don Giuseppe Cumbo, il in una lettera data 16 novembre 2022, indirizzata a “Ai Presbiteri, ai Diaconi, ai Religiosi, agli Operatori pastorali e a tutti i Fedeli” (leggi qui) – che hanno determinato tale scelta sono il risultato di diverse sollecitazioni pervenute da più parti e di un lungo confronto maturato con il Consiglio Presbiterale e con il Collegio dei Vicari Foranei. È stata constatata la perdita del carattere religioso di tale ufficio «riducendosi — il più delle volte — a una pura formalità convenzionale, dettata da motivi umani e da una consuetudine ormai svuotata di senso».
Abbiamo incontrato, il Vicario Generale, don Giuseppe Cumbo per quella che è una scelta che interrompe, per la Chiesa agrigentina, una prassi secolare. Una scelta, questa, che stanno maturando altre diocesi italiane mentre alcune hanno già da tempo sospeso l’ufficio del padrino e della madrina.
- Don Giuseppe, a partire dal 27 novembre cosa cambierà nella prassi celebrativa delle nostre comunità ecclesiali ?
Nel rito del battesimo si ometteranno le parti che fanno riferimento al padrino e alla madrina e ad accompagnare il battezzando al fonte saranno soltanto i genitori; nella celebrazione della confermazione i cresimandi si presenteranno al vescovo da soli e non sarà più possibile essere accompagnati dai genitori come si faceva prima in assenza del padrino o della madrina.
- Secondo Lei quali opportunità cogliere nella scelta operata?
La scelta di sospendere l’ufficio di padrino e di madrina dovrebbe aiutarci a riflettere sulla responsabilità che famiglia, comunità cristiana, catechisti ed educatori hanno di accompagnare, sostenere e curare la fede di chi desidera incontrare e seguire il Signore. Sarà necessario – dice don Giuseppe – creare occasioni di formazione nelle comunità per ricordare in particolare ai genitori il loro compito “naturale” di trasmettere la fede ai loro figli — come promesso nel giorno del loro matrimonio — e di favorire una più profonda motivazione nell’approccio ai sacramenti.
- La scelta cambia le norme attuali; potrebbe comportare anche, secondo Lei, possibili “rischi”. Quali?
Il tempo intercorso tra l’annuncio e l’effettiva sospensione dell’ufficio di padrino e madrina è stato utile per informare e sensibilizzare la comunità diocesana. Giunti all’attuazione della scelta, ciascuno è chiamato a contribuire alla comunione osservando le disposizioni e chiarendo le ragioni pastorali che le hanno determinate. Il cambiamento di una prassi consolidata nel tempo – sostiene il Vicario Generale – non deve intralciale il cammino ecclesiale. È giusto camminare insieme e non disperdersi per cui non sarà concesso il nulla osta alla celebrazione del battesimo o della confermazione fuori diocesi pur di poter scegliere il padrino o la madrina. Ciò che conta è celebrare con fede i sacramenti. Non si esclude – prosegue don Giuseppe – che si possa scegliere per sé e per i propri figli delle persone di riferimento, che di fatto assolvano alla funzione che finora è stata dei padrini, pur non potendosi considerare tali.