Don Girolamo Gaziano, domenica 8 dicembre 2024, Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, all’età di 89 anni ha riconsegnato il “respiro” al suo Signore e Creatore, ricevuto in dono 89 anni fa venendo al mondo, l’8 gennaio del 1935 ad Aragona.
Ordinato presbitero il 26 maggio del 1960 nella Cattedrale di Agrigento da mons. G.B. Peruzzo, nei 64 anni di ministero presbiterale ha servito la Chiesa agrigentina come assistente e docente al Seminario minore di Favara (1960-61). Nel 1961 è studente presso l’Università lateranense di Roma e a Roma presta la sua opera come vicario cooperatore nella parrocchia San Marcellino e Pietro in via Casilina e successivamente, come vicario cooperatore di San Marco e cappellano (1962 al 65) dei “Fratelli delle scuole cristiane”. Ritornato ad Agrigento, dal 63 al 65 è parroco della chiesa San Giuseppe, artigiano di Aragona e successivamente (1965-66) segretario aggiunto del vescovo di Agrigento. Dal 1967 al 71 è docente in Seminario e parroco di San Giovanni Bosco ad Aragona; È stato anche componente del comitato regionale di difesa della famiglia, vice assistente diocesano della gioventù femminile di Azione Cattolica e assistente diocesano dell’Azione Cattolica Ragazzi. Dal 1970 al 1990 è cappellano delle figlie della carità di San Vincenzo de Paoli in via Sant’Antonio ad Agrigento e, dal 1996 fino agli ultimi giorni della sua vita è stato vicario parrocchiale di San Giuseppe, parroco don Calogero Scopelliti e successivamente, con la costituzione dell’unità pastorale San Domenico, San Giacomo e San Giuseppe, ha offerto, anche solo con l’animazione musicale delle liturgie, la sua collaborazione al parroco don Enzo Sazio.
La Celebrazione Eucaristica con il rito delle esequie è stata celebrata nella chiesa San Domenico di Agrigento, martedì 10 dicembre, a presiederla il vicario generale, don Giuseppe Cumbo. Commentando la liturgia della Parola ha invitato i presenti a cogliere il messaggio di speranza, offrendo da tre motivi alla luce dei quali ha riletto il cammino percorso da don Girolamo nei suoi quasi novant’anni di pellegrinaggio terreno.
Il primo è l’invito alla consolazione rivolto da Dio a chi è chiamato a farsi suo portavoce e ad accompagnare il popolo in cammino e ha come destinatari gli esuli che, finalmente, possono fare il loro ritorno nella terra dei padri (prima lettura). «Il profeta Isaia – ha detto don Giuseppe – sembra descrivere la parabola della vita. Per noi cristiani che crediamo nella risurrezione il passaggio da questo mondo alla casa del Padre può essere paragonato al ritorno in patria dopo anni di cammino e di esilio. La Pasqua del Signore Gesù, a maggior ragione, è il vero invito alla consolazione. È come se il Signore ci dicesse: a conclusione del vostro pellegrinaggio terreno vi accoglierò nella mia casa, lì riceverete consolazione e sperimenterete la fedeltà eterna della mia Parola. È questa l’esperienza che ha vissuto don Girolamo lo scorso 8 dicembre; è stato invitato a sperimentare la consolazione del ritorno nella casa del Padre».
Il secondo motivo, don Cumbo lo ha colto nella descrizione del cammino e dell’atteggiamento di Dio: «Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri. Si tratta – ha detto – di un’attenzione particolare per ciascun componente del suo popolo, la proposta di cammini personalizzati. Questa sfumatura mette in evidenza l’amorevole cura che, in modo del tutto particolare, Dio ha nei confronti di ciascuno di noi: alcuni hanno bisogno di essere portati sul petto, altri di essere condotti dolcemente. È stata la storia di don Girolamo. Ha vissuto il ministero presbiterale scegliendo di posizionarsi sempre un passo indietro rispetto agli altri. Il Signore lo ha sostenuto e guidato servendosi di altri confratelli con i quali ha collaborato. L’attenzione particolare è sfociata nel sostegno reciproco tra presbiteri, basta ricordare dal 1996 all’altro ieri la collaborazione con i parroci che si sono succeduti alla guida dell’UP San Giuseppe-San Giacomo: don Calogero Scopelliti, don Luigi Mazzocchio, don Saverio Pititteri e don Enzo Sazio».
Infine, il terzo motivo evidenziato lo ha tratto dal Vangelo del Buon pastore; cioè la volontà di Dio che nessuno si perda. «Nel nostro pellegrinaggio terreno – ha detto – siamo chiamati a vivere la spiritualità del buon pastore in una duplice direzione. Siamo esortati ad avere attenzione nei confronti di quanti si allontanano e si perdono nei meandri della mondanità per riportarli nella dimensione della comunione. Nello stesso tempo siamo invitati a lasciarci trovare quando anche noi possiamo smarrire la via. Il Signore della vita – ha concluso – consegni il premio celeste al suo servo Girolamo presbitero. Nei suoi quasi novant’anni di pellegrinaggio terreno, sessantaquattro dei quali vissuti nel ministero, ha tante volte imitato il buon Pastore e ha altrettante volte beneficiato delle sue cure e delle sue attenzioni fidandosi di Lui».
Carmelo Petrone
