Festa S. G. Giordano Ansalone, mons.Damiano le tre obbedienze: “Alla coscienza, alla testimonianza e al giudizio di Dio”

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foto dalla pagina Facebook del Comitato Giacinto Giordano Ansalone

Anche quest’anno la comunità di Santo Stefano Quisquina, guidata da don Giuseppe Alotto, si è preparata a celebrare la festa di San Giacinto Giordano Ansalone, santo, missionario e martire, compatrono del comune montano. (vedi programma)

La festa di San Giacinto Giordano si è aperta con un gemellaggio tra la comunità stefanese, che ha dato i natali al Santo, e la comunità raffadalese, dove si trova la prima e unica parrocchia intitolata al santo. Domenica 14 novembre scorso il coro, il comitato San Giordano con il parroco don Giuseppe e il sindaco si sono recati a Raffadali (foto sopra),  mentre martedì 16 è stata la parrocchia di Raffadali, guidata dal parroco don Aldo Sciabbarasi, a ricambiare la visita (foto sotto).

 

Per la prima volta Mons. Alessandro Damiano,  da Arcivescovo di Agrigento, ha celebrato la solennità del Santo il giorno della vigilia, 18 novembre 2021, nella Chiesa Madre dove è custodito l’atto del Battesimo e il fonte battesimale considerate le uniche reliquie del santo. L’ Arcivescovo Alessandro,  ha invitato la comunità, alla luce della Parola di Dio e della vita di San Giacinto Giordano, a vivere tre obbedienze: alla coscienza, alla testimonianza e al giudizio di Dio.

Al termine della solenne celebrazione vigiliare è stato offerto l’olio per la lampada dall’amministrazione comunale. Il sindaco Francesco Cacciatore ha acceso la lampada che giorno e notte arderà davanti all’immagine del santo come segno di affetto dei compaesani e di affidamento alla sua intercessione.  “Vogliamo lavorare – ha detto il sindaco – come abbiamo fatto in questi anni in sintonia e simbiosi per il bene e l’interesse sociale e collettivo , per una migliore esaltazione della dignità dell’uomo”

Tra le opere in cantiere volute dall’Arciprete don Giuseppe, con la collaborazione del comitato e dei fedeli, c’è l’allestimento di un piccolo museo che faccia ricordare ancora meglio la luminosa figura di San Giordano e la prossima pubblicazione della vita di San Giacinto Giordano Ansalone raccontata per immagini, affinchè anche le nuove generazioni possano lasciarsi affascinare dalla testimonianza di fede e di amore del giovane santo che all’età di 36 anni ha versato il suo sangue per Cristo Gesù nella lontana terra del Giappone.

Oggi 19 novembre, a conclusione dei festeggiamenti, alle ore 18,30 è prevista la Santa Messa con l’atto di affidamento dei giovani stefanesi.

foto di gruppo al termine della S. Messa nella Chiesa madre di Santo Stefano

La statua del Santo

Cenni biografici (da www.domenicani.net)

Giacinto Ansalone, nato il 1° novembre 1598, a S. Stefano Quisquina (AG), all’età di 17 anni, affascinato dall’ideale missionario entrò nell’Ordine dei Domenicani nel convento di Agrigento e prese il nome di Giordano. Iniziati gli studi nel convento di Palermo, si trasferì nel 1618 a Salamanca per completarli e acquistare un’adeguata preparazione al suo desiderio di recarsi missionario in Oriente; poi passò a Trujillo dove fu ordinato sacerdote.
Nel 1625, raggiunta a piedi Siviglia, partì per le missioni. Dopo una sosta di circa un anno in Messico, attraverso il Pacifico raggiunse le Isole Filippine nell’estate del 1626. Spese dapprima due anni tra i Filippini a Cagayan, nel nord dell’isola di Luzón; poi visse per quattro anni tra i Cinesi d’una colonia del sobborgo di Binondo a Manila, nella Parrocchia e all’Ospedale S. Gabriele, costruito per loro. Studiò a fondo la lingua, la mentalità e i costumi dei Cinesi dimostrandosi vero antesignano d’inculturazione e precorritore di dialogo con i non credenti. A tale scopo scrisse anche un’opera (da considerarsi. forse, irrimediabilmente perduta) in cui raccoglieva le principali credenze religiose e idee filosofiche dei cinesi. discutendole con i dati della fede e della dottrina cattolica. per un confronto chiarificatore.
Nel 1632, mentre infuriava la persecuzione, si recò in Giappone, travestito da mercante, per recare aiuto e conforto: per un anno fu Vicario Provinciale di questa missione. Gravemente ammalato nell’isola di Kyushu. «impetrò dalla Vergine Maria di essere guarito fino a quando non lo avessero ucciso per Cristo». Incarcerato il 4 agosto 1634. venne sottoposto a inaudite torture. Fu infine sospeso a una forca col capo all’ingiù e seminterrato in una fossa. Agonizzò per sette giorni e morì a 36 anni il 17 novembre 1634 sulla collina di Nishizaka a Nagasaki. Fu canonizzato da Giovanni Paolo II il 18 ottobre: 1987 con altri 15 Compagni martiri di varie nazionalità (1 Filippino, 9 Giapponesi. 4 Spagnoli, 1 Francese), tutti collegati a diverso titolo con la Famiglia Domenicana. Questa schiera di 16 Martiri (1633?1637): è un gruppo misto formato di uomini e donne,, di religiosi e secolari, di sacerdoti e di laici (9 sacerdoti, 2 Fratelli Cooperatori, 2 Terziarie e 3 Laici, di cui uno padre di famiglia): splendido esempio di unità composita della comunità cristiana e della Famiglia Domenicana all’interno di essa e al suo servizio.