Sono stati celebrati oggi, 24 febbraio 2021, vigilia di San Gerlando, nella Basilica Cattedrale di Agrigento i funerali di padre Raffaele Castaldo. A presiedere il rito delle esequie l’arcivescovo Francesco Montenegro con celebrare con lui l’arcivescovo coadiutore mons. Alessandro Damiano e i presbiteri della città di Agrigento e il Capitolo Metropolitano. Nell’omelia il cardinale Montenegro ha presentato Padre Raffaele Castaldo come l’uomo delle beatitudini, scelte come progetto di vita. Quante volte – ha detto l’arcivescovo – ci chiediamo: cosa fare per essere un buon cristiano? Basta cogliere, ha proseguito, le beatitudini come programma di vita e lasciare che scardinino la nostra esistenza; esse – ha continuato – non sono istruzioni per diventare più buoni , ma indicazioni chiare per essere come Cristo. Don Franco si è chiesto: perché abbiamo stimato e amato padre Raffaele? Non sentivamo forse, in lui la continuazione di Cristo? Non abbiamo avvertito in lui quel profumo di cui parla San Paolo? Padre Castaldo – ha detto – ha vissuto una sua vita con semplicità ma con il cielo nel cuore. Il Gesù che ha predicato, non è mai stato un predicatore accomodante, non ha mai fatto la corte a nessuno, Gesù. È stato esigente e tante volte si è visto venir meno gli amici. La sequela di Cristo – ha proseguito – chiede impegno e decisione. Non si può essere suoi discepoli senza essere disposti ad una espropriazione di se stessi; padre Raffaele nella sua vita e nel suo ministero nel Ràbato prima e a Villaseta dopo, non ha fatto altro che dimostrarci che questo è possibile. Le condizioni per seguire Gesù sono state sempre impegnative. Padre Castaldo ha portato gioiosamente la sua croce, non si è sentito schiacciato. È stato un uomo leale, la sorgente è stata la sua preoccupazione a non servire due padroni Dio e il mondo. È stato un uomo che con la sua esistenza ci aiuta a leggere le beatitudini. Gli diciamo grazie, ha conbcluso, per quello che ha fatto. Prima della benedizione finale ha preso la parola una rappresentante nella parrocchia San Giacomo di Agrigento, comunità che ha servito fin quando le forze gliel’hanno permesso. Lo ha definito “misericordioso ed essenziale che disarmava con il suo sorriso timido. Dio – ha detto – ripercorrendo le tappe della sua vita – si è servito di padre Castaldo per seminare nella sua lunga vita tanto bene.
Sul prossimo numero del settimanale diocesano a ricordare padre Castaldo sarà padre Faustino Infantino, dagli anni del seminario, a parroco di Santa Croce nell’antico quartiere del Ràbato e della parrocchia Santa Croce a Villaseta a canonico penitenziere. “La notizia della scomparsa di don Raffaele – ci dice – mi ha letteralmente sconvolto, nonostante il carico dei sui anni fosse di per se pesante, viepiù aggravato dagli acciacchi sopraggiuntigli, perché illusoriamente speravo che il Signore ce lo preservasse ancora. Dopo i primi momenti di umano smarrimento, in cui ci si sente soli perché quelle persone, che hanno contribuito alla tua crescita interiore, non sono più tra noi, è subentrata la certezza della fede che don Raffaele, ritornato tra le braccia del Padre, ci è più vicino di prima e prega anche per noi. Per i fedeli del Ràbato, che dobbiamo alla sua solerte e premurosa attività presbiterale il dono e l’incremento della fede cristiana e per me, in particolare, il dono della vocazione al sacerdozio e anche quello di averlo scelto come punto di riferimento spirituale, egli continua a sorreggerci dal cielo”. Anche mons. Carmelo Ferraro ci ha voluto far giungere il suo messaggio: “Mi unisco alla vostra preghiera memore e grato del bene che ha fatto”.