Giovedì Santo, Montenegro: “Le parrocchie non possono diventare parcheggi per gente dal respiro corto e di fede stanca”.

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Il presbiterio di Agrigento attorno all'arcivescovo nella Basilica Cattedrale (Giovedì Santo 2019)

Con la Messa crismale, questa mattina, Giovedì Santo, celebrata, dopo otto anni nella Cattedrale di Agrigento, ha avuto inizio il triduo pasquale. Quella crismale è una liturgia ricca di significati, a partire dal fatto che vede tutto il clero riunito attorno al vescovo, insieme ai religiosi e le religiose e ai fedeli laici, manifestando così la Chiesa nella sua multiforme varietà di carismi e vocazioni. Questa mattina ha concelebrato, anche, S.E. mons. Ignazio Zambito, vescovo emerito di Patti.

Essa è significativa anche perché il vescovo benedice e consacra gli olii santi: il crisma, l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi che al termine della Messa ciascun parroco ritirerà in appositi vasetti e che verranno utilizzati durante l’anno liturgico per i battesimi, le cresime, l’unzione dei malati. Altro tratto distintivo della celebrazione il rinnovo, da parte del presbiteri, delle promesse sacerdotali come segno di unità con il vescovo e di fedeltà verso l’unzione ricevuta.

La concelebrazione è stata introdotta da un saluto augurale da parte del vicario generale, mons. Melchiorre Vutera che citanto il salmo 122,  “Quale gioia quando mi dissero: andremo alla casa del Signore. E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme” ha detto:”Permettetemi questa mattina di cantare con il salmista e insieme a voi la gioia e lo stupore davanti alla nostra Cattedrale rinnovata, che era divenuta muta a causa delle gravi ferite inferte dal dissesto geologico e che ora torna ad essere un corpo vivo e quindi a parlare e a vivere la vita per la quale è stata voluta da San Gerlando. La riapertura al culto della Cattedrale – ha continuatomanifesta quanto sia importante per la Chiesa agrigentina e per la collettivitàdisporre nuovamente di questo antico tempio, testimone dei principali avvenimenti ecclesiali, luogo della memoria e della celebrazione, dove tante generazioni di fedeli hanno imparato a conoscere, ad amare e pregare il Signore. Qui noi percepiamo che la nostra chiesa locale è strettamente unita alla chiesa universale e apostolica… L’occasione della Messa crismale – ha proseguito il Vicario rivolgendosi all’Arcivescovo –  è l’occasione propizia, carissimo don Franco, per rivolgerle un pensiero di gratitudine per gli anni profusi come nostro Vescovo e per la lieta ricorrenza del cinquantesimo della sua ordinazione sacerdotale, che ricorre il prossimo 8 agosto. Ci uniamo a lei per ringraziare il Signore per averla chiamata cinquant’anni fa al ministero ordinato e per averla eletta al ministero episcopale al servizio della Chiesa diciannove anni fa e in questi ultimi undici anni della nostra Chiesa agrigentina. Grazie per la sua presenza e la sua testimonianza”.

Vai al testo integrale del Vicario Generale, mons. Melchiorre Vutera

L’Arcivescovo, invece, nell’omelia ha esortato i presenti  a non cadere della mediocrità e nell’abitudine, per puntare a ideali alti. “Se non vogliamo cadere nella mediocrità, nell’abitudine piatta e nelle ripetizioni stanche di gesti senz’anima, è necessario puntare a ideali alti ed esaltanti. La vita delle nostre comunità – ha continuato – non può percorrere i vecchi e consunti binari di sempre, né accontentarsi di singhiozzi di entusiasmo; farlo sarebbe solo porre toppe, acquietare la coscienza per un po’, provare brevi illusioni che vengono spente dal vecchio che riprende il sopravvento… Va rinnovata – l’invito – la vita delle comunità, mi riferisco a orari, iniziative, scelte… Le parrocchie non possono diventare parcheggi per gente dal respiro corto e di fede stanca”.
Don Franco ha messo in guardia anche  da alcuni rischi: “Non possiamo – ha detto –  continuare a fare quello che si è sempre fatto – ne va di mezzo la nostra fedeltà –, rischiamo di invischiarci sempre più in tradizioni e abitudini che vanno perdendo significato. Dà più soddisfazione, è vero, organizzare processioni anziché vivere la missione verso le famiglie e i malati. Diciamo che le feste religiose sono frequentatissime, eppure sempre meno gente conosce il Vangelo. Siamo preoccupati delle tradizioni religiose, non sempre di qualità, ma sono numerosi i cristiani che frequentano i maghi.  Ci lasciamo prendere la mano dalle scenografie religiose, senz’altro interessanti e belle esteticamente, ma andiamo dimenticando il mistero. È vero che i giovani partono per studiare o lavorare, ma quanti restano non vengono da noi”.
Ancora, “devono preoccuparci i ragazzi che nonostante frequentino il catechismo sono in piazza con in mano la bottiglia o lo spinello; o i giovani senza futuro che si affidano ai falsi profeti di moda; o le famiglie ferite dalle sofferenze, dalle malattie, dalla mancanza di lavoro e da amori spezzati; o gli anziani violentati dall’età e dalla solitudine. Attrezziamoci di audacia, inseguiamo i sogni. Ridaremo più vitalità alla nostra Chiesa se inseguiremo il sogno di una ‘scelta missionaria e profetica’, capace cioè di interpretare il progetto di Dio e assumere il cammino dell’uomo”.

Prima della benedizione il cardinale ha invitato a pregare per la Chiesa di Parigi segnata dall’incendio della Cattedrale di Notre Dame. “Noi – ha detto facendo riferimenti agli otto lunghi anni di chiusura  –  sappiamo cosa significhi essere senza cattedrale” e prima di congelare i presenti ha dato appuntamento a tutta la chiesa agrigentina l’8 maggio nella cattedrale per la celebrazione dell’assemblea diocesana.

Vai al testo integrale dell’ Arcivescovo, card.Francesco Montenegro

 

 

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