di Guendalina Fiotti e Giuseppe Di Gesaro
“Coerenti perché liberi”, è stata la frase che ha guidato la comunità parrocchiale di Sant’Antonio di Padova in Palermo, durante la peregrinatio del reliquiario contenente la camicia insanguinata che il giudice Beato Rosario Angelo Livatino indossava il giorno del suo efferato assassinio, il 21 settembre 1990. La reliquia è arrivata domenica 13 Marzo accompagnata dal suo custode Don Gero Manganello, e ha terminato la sua permanenza il 20 Marzo (vedi programma). La Celebrazione Eucaristica che ha dato inizio all’evento è stata presieduta da Mons. Alessandro Damiano, Arcivescovo di Agrigento.
Una settimana di grazia per i frati minori, per la comunità di fedeli e per tutti coloro che si sono soffermati a meditare la memoria del beato. Come ha detto il parroco fra Gaetano Morreale, ofm: “Questa non è stata la settimana della legalità, ma della fede”.
Diverse sono state le iniziative protese a favorire l’incontro tra il quartiere e la figura di Livatino, che con la sua coerenza di vita e di fede ha molto da dire a ogni uomo di questo tempo.Una settimana dinamica, alternata da incontri, testimonianze e preghiera.
A partire dalla visita delle scuole che hanno fatto tappa in parrocchia per osservare da vicino la teca contenente la camicia insanguinata e ascoltare la testimonianza di chi ha conosciuto Livatino, accompagnati dai giovani del gruppo “Dio abita la città”.
I temi della coerenza e della libertà, del rifiuto di ogni mentalità mafiosa sono stati spunti di riflessione per gli studenti, che hanno messo in campo tutta la loro creatività, portando in chiesa striscioni, cartelloni e diversi omaggi al beato, rimasti visibili ai fedeli durante la settimana.
Un’altra iniziativa ha visto l’incontro della reliquia con la comunità e le sue ferite, come quelle che sono manifeste nella camicia di Livatino con i due fori dei proiettili sparati dai killer.
Simone Cammarata, attore, ha condotto la serata dal titolo “Squarci”, guidando i partecipanti al cambio di prospettiva necessario, se si vuole guardare a Livatino con gli occhi della fede: da ferite a feritoie, dal buio alla luce che si propaga.
E lo ha fatto con gli intervenuti che hanno condiviso le loro ferite e dialogato sulla figura di Livatino: Filippo Morreale, che ha lavorato con Livatino al Tribunale di Agrigento, il Dott. Giovanbattista Tona, Consigliere presso la Corte d’Appello di Caltanissetta, che si è soffermato sulla scelta di Livatino di battersi perla Giustizia in quell’epoca storica, e Don Gero Manganello, che ha ripercorso il processo di beatificazione di Livatino, il tutto accompagnato dalle musiche dell’arpista Antonella Calandra.
Il sacrificio del giudice Livatino unito a quello di don Pino Puglisi sono stati al centro di un altro momento, con la reliquia presente giovedì sera a Brancaccio, nella parrocchia di San Gaetano in cui operò proprio don Pino. Il momento di preghiera guidato dal parroco e dalla comunità del posto, ha messo in luce l’importanza della scelta consapevole di seguire Cristo, incarnando il Vangelo giorno per giorno, di morire a se stessi per gli altri.
Sabato è stato contrassegnato dall’incontro con le Confraternite presenti nel territorio parrocchiale, alle quali è risuonato il grido della legalità e della carità, quali mezzi per sconfiggere la mentalità mafiosa, e dalla visita alla Chiesa del Collegio di Maria al Carmine, nel cuore del mercato storico di Ballarò.
Il momento di preghiera guidato dalle Suore Collegine, dalle Sorelle Francescane del Vangelo, coadiuvate dal gruppo dell’Apostolato della Preghiera della parrocchia di Sant’ Antonino, ha costituito un frammento di luce, uno strappo alla quotidianità del mercato, fatta di colori vivaci, di odori pungenti, di “vanniate” e di persone affaccendate. Un tempo di riflessione alla presenza della reliquia che ha richiamato i passanti e i mercatari.
Nel pomeriggio, con i bambini e i ragazzi della catechesi parrocchiale è stata ripercorsa la vita del beato, creando al termine, grazie all’attività ludica animata dal Gruppo Scout, la bandiera della legalità in onore di tutte le vittime delle mafie che hanno dato la propria vita per il bello e per il bene.
La conclusione della peregrinatio è stata affidata a Sua Ecc. Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo Metropolita di Palermo, che nell’Eucaristia da Lui presieduta ha ricordato, mediante il sacrificio di Puglisi e Livatino, le esperienze di sangue e di fede che uniscono le chiese di Palermo e di Agrigento, che vane sarebbero se non ci fosse al centro la grandezza dell’amore di Dio e l’impegno a imitarlo nel servizio verso i fratelli. In quest’ultimo evento celebrativo, alla presenza anche di fra Antonino Catalfamo, Ministro Provinciale dei Frati Minori di Sicilia, la comunità parrocchiale ha ringraziato il Signore per il dono del Beato Rosario Livatino e per la sua testimonianza di fede: “sotto la tutela di Dio” poniamo i nostri progetti di bene e le nostre iniziative volte alla diffusione del Regno di Dio.