In occasione del decennale della morte (Agrigento 6 agosto 2014) e del centenario della nascita (Pachino 19 marzo 1924), per celebrare una delle figure più eccelse che Agrigento abbia mai avuto, il 18 ottobre è stato presentato il libro “Ritratto di Enzo Lauretta – intellettuale e politico” di Stefano Milioto. Abbiamo incontrato Stefano Milioto che, con Enzo Lauretta, ha condiviso 45 anni di esperienze umane, culturali e artistiche di grande rilievo.
Professore, il titolo del suo libro, rivela già l’intento di presentare il professor Lauretta a tutto tondo, ma c’è anche un sottotitolo – “intellettuale e politico” – quasi a volere mettere subito in evidenza le particolari componenti del carattere e della formazione culturale di Enzo Lauretta.
Sì, è cosi, perché si tratta di una personalità ricca, complessa e per molti aspetti straordinaria dal momento che è difficile constatare la coesistenza in una stessa persona di studioso, critico, narratore ed insieme operatore culturale, organizzatore e uomo politico.
Lauretta non era agrigentino di nascita, ma di adozione. Com’è arrivato ad Agrigento?
Per gli imprevedibili casi della vita. Era nato a Pachino, cittadina in provincia di Siracusa, la sera del 18 marzo 1924 dalla madre Michela, che gestiva una sartoria con annesso negozio di abbigliamento, e dal padre Antonino, che era stato a capo degli ex combattenti, sindaco di Pachino e sindacalista. Una tragedia, occorsa nel 1930 (un fratello più grande di lui perì annegato assieme ad altri due giovani), spinse la famiglia a lasciare Pachino per Siracusa prima, quindi per Lentini e infine per Agrigento.
Cresce e si forma nella Città dei Templi…
E ne assimila umori e caratteri. Giovane, mostra da subito il suo temperamento, il suo impegno sociale e la sua visione politica. Mentre frequenta il Ginnasio e il Liceo Classico, Lauretta percorre i vari gradi della cultura militare fascista da balilla ad avanguardista moschettiere fino alla fase premilitare, fiducioso nella vittoria finale del regime; tuttavia frequenta l’Azione Cattolica nella quale diviene delegato aspiranti della Diocesi e poi consultore per la Sicilia, carica alla quale lo chiama Luigi Gedda. È anche vicinissimo al vescovo mons. Peruzzo che mostra per lui particolare predilezione. Studente universitario, si dedica non solo alla scrittura ma fonda giornali e ha una compagnia teatrale che si esibisce in città e nei paesi vicini e, dopo lo sbarco degli alleati nel 1943, davanti alle truppe. Qualche anno dopo, s’iscrive alla Democrazia Cristiana, su consiglio di don Angelo Ginex e dell’avv. Salvatore Scifo. Presto diviene delegato provinciale e vice delegato regionale dei Gruppi giovanili e membro della Consulta con Giulio Andreotti.

Indubbiamente un’attività straordinaria. E i suoi studi?
Quest’attività non rallenta i suoi studi universitari: la scoperta dell’Opera pirandelliana lo porta a scegliere una tesi sull’umanità e l’irreligiosità dello scrittore agrigentino, discutendo la quale si laurea in lettere con il massimo dei voti il 27 giugno 1947. Quattro anni dopo si laurea in giurisprudenza. Indeciso se fare il professore o l’avvocato, preferisce la via dell’insegnamento, impegnandosi in una fervida attività didattica, senza lasciarsi però distogliere dal concomitante impegno pubblico.
A proposito, che cosa rappresenta la politica per Lauretta? Siamo al secondo elemento del sottotitolo del suo libro: “politico”.
Come per gli antichi la più nobile espressione dell’individuo. L’uomo è uomo politico per natura. E poi in Lauretta c’è la formazione cristiano-cattolica. Dunque, impegno e servizio, lontano le mille miglia dall’esercizio di un potere personale, poiché tutta la sua azione è rivolta al bene della comunità.
Qual è il suo lascito politico?
A parte l’attività sindacale e nelle ACLI, nel ‘52 viene eletto alle elezioni amministrative, ed entra nella Giunta Altieri con l’incarico di assessore al Turismo e delegato a presiedere la locale Azienda comunale per il Turismo, dedicandosi a nuove iniziative come la prima Estate a San Leone, la fondazione della squadra Akragas e, assieme a Ugo Re Capriata, del Gruppo folcloristico Val d’Akragas. Assume anche la guida della Sagra del Mandorlo in fiore, dandole dimensione nazionale prima e internazionale poi lanciando il primo festival internazionale del Folklore.
Lauretta è stato anche sindaco di Agrigento…
Nel giugno 1956 viene eletto sindaco di Agrigento, carica che ricopre con impegno eccezionale. Tutti ricordano i contatti con la gente che riceve personalmente, le relazioni trimestrali al popolo, le frequenti riunioni del Consiglio Comunale (13 in un anno), lo zelo per i problemi della nettezza urbana, per il cimitero, il mattatoio, la viabilità interna, gli spacci comunali; la cura del Palazzo Comunale ivi comprese l’Aula Consiliare e la sala Giunta, mentre attenzione particolare dedica ai problemi del mercato, all’illuminazione pubblica, al corpo dei vigili urbani, in un periodo di mancanza di fondi che costringe il sindaco ogni mese a cercare i mezzi per pagare gli stipendi al personale. Subito dopo viene nominato presidente dell’Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo e poi presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo, carica che ricopre fino al febbraio 1966, imprimendo un rinnovato ritmo alla politica turistica della Provincia e alla Sagra del Mandorlo in fiore.

E intellettuale?
Una grande eredità di iniziative culturali che sono divenute tradizioni nel corso degli anni e che vigono tuttora. All’interno della Sagra del Mandorlo in fiore, come presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo, due edizioni (1964 e 1965) del Premio Cinema-Narrativa in cui vengono premiati con la Demetra d’oro (riproduzione del busto fittile della dea) rispettivamente il regista Luigi Comencini per La ragazza di Bube, tratto dall’omonimo romanzo di Cassola, e Francesco Maselli per Gli indifferenti, tratto dall’omonimo romanzo di Moravia. In seguito, dopo una parentesi di impegno politico e sociale, fonda il 12 gennaio 1967 il Centro Nazionale di Studi Pirandelliani, realizzando una fortunata serie di Convegni internazionali, incontri e seminari in Italia e all’estero e pubblicando decine di volumi di atti e di critica che hanno rinnovato dal profondo le ricerche sull’opera di Luigi Pirandello. Riprendendo, poi, una vecchia iniziativa nata all’interno della Sagra del mandorlo in fiore e realizzata per due edizioni, nel 1978 fonda assieme ad altri, il Centro di ricerca per la narrativa e il cinema e, nel suo ambito, l’Efebo d’oro, uno dei premi cinematografici più originali e prestigiosi del nostro Paese.
La politica però lo tenta ancora. Perché?
Per la sua natura votata all’impegno, come s’è detto sopra. Ma dura poco. Fu, per brevissimo tempo, Presidente della Provincia nel 1993 e nello stesso anno vice sindaco e assessore alla Cultura nella Giunta Comunale guidata dal sindaco Sodano. Dopo tale esperienza amministrativa, ritorna ad occuparsi a tempo pieno della sua creatura prediletta, il Centro Nazionale Studi Pirandelliani con l’organizzazione dei Convegni internazionali sull’opera del drammaturgo agrigentino, mentre produce testi scolastici, opera di narrative e studi critici su Pirandello in particolare e altri scrittori italiani. Si dedica anche alla scrittura cinematografica elaborando insieme, le sceneggiature dei suoi due romanzi I salmoni del San Lorenzo, trasposto in film nel 2003 per la regia dell’ungherese Ferenc András, di L’amore truccato e Maddalena, come insieme avevano già scritto, nel 1984, la sceneggiatura di La sposa era bellissima, divenuto film con la direzione del regista ungherese Pàl Gabor.
Un’ultima domanda, se vuole, può anche non rispondere. Quale era il suo rapporto con Enzo Lauretta?
Rispondo volentieri. Un rapporto straordinario. Conoscevo Enzo Lauretta per fama e, sia da studente che da giovane laureato, ne seguivo le attività culturali e le conferenze che teneva. Ero semplicemente un estimatore, assetato com’ero di apprendere. Il contatto personale è avvenuto nel 1974 in occasione di un corso abilitante all’insegnamento di lettere nelle scuole superiori: lui docente, io discente. Avrà notato, forse, il mio impegno nella preparazione dei saggi da proporre alla commissione, fatto sì che al termine del corso propose a me solo dei sessanta corsisti se volevo far parte come socio del giovane Centro Nazionale di Studi Pirandelliani (che aveva fondato nel 1967). Da quel momento è iniziata la mia meravigliosa avventura con un Autore, Pirandello, che cominciai ad approfondire, e con una Persona eccezionale, Lauretta, con cui ho condiviso 45 anni di esperienze umane, culturali e artistiche di grande rilievo.
Carmelo Petrone