Su quel fragile colle in cui, secondo la leggenda, nel II secolo, veniva martirizzato san Libertino, protovescovo dell’Arcidiocesi di Agrigento, si sono ritrovati, nel giorno della sua festa liturgica lo scorso 3 novembre, i tremila partecipanti alla marcia di sensibilizzazione ed indignazione promossa dalla Comunità ecclesiale cittadina. Ad Agrigento vedere scendere in piazza la popolazione è un avvenimento raro quanto la neve d’estate. L’ultima manifestazione di popolo registrata in tempi recenti è quella del 5 agosto 2009 quando, la paventata chiusura del nosocomio cittadino, l’Ospedale San Giovanni di Dio, sottoposto a sequestro giudiziario per la probabile presenza di calcestruzzo depotenziato, fece scendere in piazza uomini, donne e bambini affinché la struttura ospedaliera non chiudesse. Ad otto anni di distanza, gli agrigentini tornano in piazza per la loro Cattedrale e per manifestare tutta la loro indignazione per sei anni di promesse non mantenute e di rimpalli burocratico-amministrativi il cui risultato è la chiusura al culto dell’edifico sacro.
In tremila si sono ritrovati ai piedi della Cattedrale normanna, la “mamma malata”, come la definisce l’arcivescovo di Agrigento, card. Francesco Montenegro, per mostrare la loro indignazione ma soprattutto per pregare affinché quel fragile colle non ceda alle leggi della fisica.
Una manifestazione di popolo che qualcuno ha anche tentato di strumentalizzare. Ci hanno provato alcuni politici che hanno definito inopportuna la data scelta perché troppo vicina alle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea regionale e del presidente della Regione. Ci hanno provato i soliti “buontemponi” che alla vigilia della marcia hanno tappezzato la via Duomo, tratto finale della marcia, con manifesti in cui alcuni politici regionali e locali venivano rappresentati con il naso da clown. Ci hanno provato i soliti disfattiti bollando la marcia come una manifestazione inutile “perché tanto le cose non cambieranno mai”. Ed invece, contro qualsiasi previsione, gli agrigentini hanno deciso di stringersi attorno alla loro Cattedrale manifestando tutta la loro vicinanza all’arcivescovo Francesco che, in tutti questi anni, non ha mai smesso di battersi per la sua Cattedrale.
In un silenzio quasi surreale percorrendo le strade del centro storico interessate dalla linea di faglia i tremila partecipanti si sono trovati a pregare, ai piedi della Cattedrale, per la città e per tutto il territorio dell’Arcidiocesi. Nessuna dichiarazione da parte dell’arcivescovo al termine della preghiera ma: «Il discorso alla città – ha affermato il cardinale Montenegro – lo avete fatto voi con la vostra presenza. Da parte mia solo una raccomandazione amiamo veramente Agrigento, amiamo questa terrà perché è una terra speciale».
Cosa accadrà adesso? A breve dovrebbero partire i lavori di messa in sicurezza sull’edificio di culto, un progetto realizzato grazie alla sinergia di Arcidiocesi e Comune, che potrebbe però essere vano se non si avviano, quanto prima, gli interventi sul colle. Sicuramente, gli agrigentini, dopo questa manifestazione attendono risposte ed atti concreti sia dalla nuova deputazione regionale, soprattutto dai sei candidati che verranno eletti per la provincia, che dal nuovo Governatore della Sicilia. Dopo 6 anni forse sarebbe anche l’ora.