di Giovanni Tesè
Ricorre quest’anno il trentennale della scomparsa di Giuseppe La Loggia, uno degli uomini politici più colti, attenti e illuminati della seconda metà del secolo scorso, nati e vissuti nella nostra Sicilia.
Il Professore Giuseppe La Loggia nacque ad Agrigento il primo maggio 1911 e morì a Roma, a ottantadue anni, il 2 marzo 1994. Avvocato e Docente di diritto del lavoro alla Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Palermo, ben presto, affascinato dal pensiero, dall’insegnamento e dall’azione di Don Luigi Sturzo del quale divenne discepolo ed amico, aderì convintamente e attivamente alla Democrazia Cristiana. È indubbio che il Professore Giuseppe La Loggia può essere annoverato a pieno titolo tra gli eredi e continuatori di quella generazione di Grandi Siciliani e della quale fecero parte oltre a don Luigi Sturzo, Salvatore Aldisio, Giuseppe Alessi, Gaspare Ambrosini, Lauro Chiazzese, Bernardo Mattarella, Franco Restivo, Giovanni Salemi e tanti altri cattolici operosi e convinti sostenitori delle autonomie locali, del decentramento amministrativo e dell’«autonomia regionale» intesa come tipo intermedio di Stato tra l’«unitario» e il «federale» e soprattutto quale presidio di libertà, democrazia e solidarietà e volta alla rimozione degli squilibri economici e sociali nel nostro Paese.
In quest’ottica quei Grandi Siciliani furono attivi fautori dell’autonomia speciale della nostra Sicilia che culminò con l’approvazione dello Statuto Speciale della Regione Siciliana, varato il 23 dicembre 1945 dai membri della Consulta Regionale istituita dal Governo Bonomi, divenuto legge dello Stato con R.D. Lgs. 15 maggio 1946, n. 455, convertito in legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 2 e che Giuseppe Alessi definì «atto di pacificazione storica».
Non possiamo non ricordare del pari che tra i Padri dell’autonomia siciliana e dello Statuto Speciale vi furono anche grandi politici laici, liberali, marxisti, socialisti, repubblicani e colti giuristi come Giovanni Guarino Amella e sicuramente tra questi Enrico la Loggia, padre di Giuseppe, che sostenne con forza, alla fine della Seconda Guerra mondiale, il tema del “riparazionismo” i cui contenuti furono accolti nell’articolo 38 dello Statuto Speciale.
Nel 1947 Giuseppe la Loggia fu eletto deputato all’Assemblea Regionale Siciliana ove fu riconfermato per ben cinque legislature divenendo, con Giuseppe Alessi e Franco Restivo, autorevole protagonista della prima esperienza autonomistica siciliana. Fece parte, come Assessore, di diversi governi regionali guidati da Alessi e da Restivo. Nel 1955 fu eletto Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana e poi, il 5 giugno 1956, Presidente della Regione. Nel 1968 fu eletto deputato nazionale e riconfermato nella carica per quattro legislature, fino al 1983. Fu Presidente della Commissione Finanze e Tesoro della Camera dei deputati e della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione sempre del medesimo ramo del Parlamento. Fece parte, come componente, di varie Commissioni parlamentari. Fu sindaco di Cattolica Eraclea, Presidente dell’ESPI (Ente siciliano per la promozione industriale). Fu nominato Giudice al Consiglio di Stato e Presidente dell’Istituto Poligrafico dello Stato. Fu sempre chiamato a ricoprire importanti e prestigiosi incarichi nelle istituzioni.
Il Presidente La Loggia, fine e acuto giurista, anticipatore d’importanti temi, grande innovatore, affrontò con intelligenza politica la questione meridionale, la questione sociale e le problematiche connesse con l’autonomia regionale e il decentramento. Si impegnò con il massimo sforzo per lo sviluppo della Sicilia e per la valorizzazione del suo immenso patrimonio naturale e culturale.
Per tantissimi giovani che aderivano alla Democrazia Cristiana fu un punto di riferimento e un Maestro.
Tanto è stato detto e scritto su Giuseppe La Loggia, ma sicuramente non abbastanza per farne conoscere pienamente la vera grandezza; tantissimo, mi auguro, potrà farsi ancora e ciò sia per onorarne la memoria sia per trarre nuova linfa per progettare e realizzare un futuro davvero migliore.
Ricordare e far memoria del percorso umano, del pensiero, degli scritti e delle opere di uomini illustri che ci hanno preceduto – e tra questi sicuramente il Presidente La Loggia – è giusto e doveroso.
Al tempo stesso riteniamo che costituisca, specialmente per i giovani e per chi ama far politica, una grande opportunità di studio e approfondimento generativo da irradiare nel tempo – sicuramente superiore allo spazio – per guardare avanti, «proiettarsi verso il futuro» e «camminare con speranza», così come opportunamente sostiene Papa Francesco.
Siamo consapevoli che dal pensiero e dall’azione di grandi uomini del passato possiamo attingere stimoli significativi e fecondi per avviare processi virtuosi finalizzati al bene comune, allo sviluppo economico, sociale, politico e culturale della nostra Sicilia armoniosamente e organicamente con l’Italia e l’Europa.
In tal senso riteniamo che le iniziative per celebrare la memoria e l’eredità di chi ci ha preceduto non possono esaurirsi nello spazio ristretto dedicato alle celebrazioni stesse ma devono diventare l’incipit di autentici processi culturali e politici generativi.
Crediamo che sia giunta l’ora di cominciare a studiare concretamente e seriamente, scevri e liberi da stereotipi e pregiudizi, la storia politica, economica, sociale e giuridica della nostra Sicilia, anche alla luce dei grandi uomini che l’hanno attraversata.
Ciò appare, oggi più che mai, condizione necessaria per consentirci di guardare, capire e interpretare il tempo nuovo in cui siamo chiamati a vivere per immaginare, pensare e progettare con maggiore lucidità, fiducia e rinnovata speranza un futuro che possa contribuire a rendere migliore, vivibile, nella giustizia e nella pace questo nostro mondo.
Delle diverse occasioni d’incontro a livello personale avute nel corso degli anni con l’onorevole Giuseppe la Loggia mi limiterò a ricordarne brevemente soltanto tre.
La prima è riconducibile al XIII Congresso Nazionale della Democrazia Cristiana – cui ebbi l’opportunità di partecipare – che si tenne a Roma nel Palazzo dello Sport, quasi cinquant’anni fa, dal 18 al 24 marzo 1976.
Il Presidente La Loggia prese parte al dibattito congressuale intervenendo nella tarda serata del 22 marzo 1976 con un importante ed apprezzato discorso seguito con grande attenzione dal pubblico e dai congressisti presenti.
Con il suo autorevole intervento La Loggia pose l’accento su diverse problematiche che ancora oggi risultano di straordinaria attualità e tra queste la centralità del Parlamento e delle Istituzioni, la questione morale e l’attuazione delle autonomie locali e regionali.
Sulla centralità del Parlamento e delle Istituzioni affermò che: «Il sistema democratico non può prescindere dall’accettazione del principio che sede delle decisioni politiche sono quelle istituzionali. In particolare al Parlamento non può essere sottratto il suo potere di indirizzo politico e di controllo.»
La Loggia evidenziò al tempo stesso che: «Ciò non significa che il Parlamento non debba sottostare ai limiti ad esso imposti dalla Costituzione, in particolare le leggi di spesa. A questo proposito è auspicabile una norma che consenta alla Corte dei Conti di sollevare la questione di legittimità avanti alla Corte Costituzionale in tutti i casi in cui una legge violi l’articolo 81 della Costituzione.»
In merito alla scottante e sempre più grave problematica inerente alla “questione morale” disse, tra l’altro, che: «Bisogna d’altra parte garantire la genuinità dei consensi elettorali anche all’interno dei partiti. È in questa prospettiva che si pone il problema della moralizzazione della vita pubblica. Problema che esige importanti iniziative su vari settori della società, della legislazione, dell’amministrazione dello Stato, ed è strumento essenziale del mantenimento della democrazia, giacché serve a prevenire la formazione di pericolosi gruppi di pressione. […] D’altra parte dovrebbe essere stabilito un controllo delle spese dei candidati e sui proventi dei detentori di cariche pubbliche. Criteri analoghi dovrebbero valere nelle Regioni ed Enti Locali, statuendo, tra l’altro, l’elezione diretta dei sindaci e delle altre autorità che presiedono a enti regionali e locali.»
Un altro punto rilevante trattato concretamente e con lucida visione fu la problematica concernente l’attuazione delle autonomie locali e regionali, oggi più che mai di grande attualità e posta al centro del dibattito politico nazionale.
Il Presidente La Loggia sostenne testualmente che: «occorre poi un sistema organico di autonomie, il solo che può garantire l’effettivo rispetto della democrazia, impedendo pericolosi accentramenti. In questa via si deve procedere sempre più avanti, in modo che Regioni ed Enti Locali assumano responsabilità maggiori in molti importanti problemi che li concernono.» (Cfr. Il Popolo. Quotidiano della Democrazia Cristiana, pag. 3, martedì 23 marzo 1976).
Al riguardo riteniamo necessario e improcrastinabile riaprire con rinnovato vigore e concretezza un confronto serio e responsabile sulle questioni legate sia all’autonomia regionale nella nostra Repubblica e sia sulla speciale autonomia della Regione Siciliana.
Siamo consapevoli che l’«autonomia regionale» se organica, attuata in chiave autenticamente e concretamente solidaristica, finalizzata a rimuovere gli squilibri sociali, economici, culturali e politici e le cause che li hanno prodotti e quelli che continuano a generarli, rivolta al servizio vero e sincero della persona umana, delle formazioni sociali e del bene comune nonché tesa all’armonizzazione equilibrata delle diversità, può e potrà rappresentare lo strumento giuridico e istituzionale idoneo e organico nel rispetto della sussidiarietà per lo sviluppo e il consolidamento della giustizia, della democrazia e della libertà ad ogni livello.
La seconda mi riporta alla memoria un significativo convegno, promosso e organizzato dal Gruppo Consiliare della Democrazia Cristiana di Naro, del quale ero capogruppo, per ricordare e celebrare il trentaduesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani approvata e proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.
L’evento si svolse nella sala Consiliare del Comune di Naro il 10 dicembre 1980 e relatore d’eccezione fu l’onorevole La Loggia che volentieri accolse il nostro invito.
L’onorevole La Loggia venne a Naro, accompagnato dal figlio Enrico anch’egli giurista, docente universitario e poi parlamentare nazionale, Ministro della Repubblica, membro della Presidenza della Corte dei Conti e titolare di tanti altri prestigiosi incarichi sia a livello nazionale che internazionale.
Il Presidente La Loggia innanzi al Consiglio Comunale di Naro al completo, al Sindaco, alla Giunta, ai ragazzi frequentanti le scuole locali e ai loro docenti nonché a un pubblico attento ed entusiasta, tenne da par suo una straordinaria, indimenticata e indimenticabile Lectio Magistralis sui diritti umani e sulla salvaguardia della dignità di ogni persona umana nel mondo.
Ancora oggi quella giornata e quella lezione tenuta dal Professore La Loggia non è stata dimenticata dai tanti ragazzi, oggi più che cinquantenni, che parteciparono all’evento.
La terza mi riporta alla campagna elettorale delle elezioni politiche nazionali per il rinnovo dei due rami del Parlamento Italiano che si tennero il 14 e 15 giugno 1987.
Ero segretario politico della Democrazia Cristiana di Naro.
Per la chiusura di quella campagna elettorale organizzammo anche una grande assemblea pubblica di democratici cristiani e simpatizzanti.
Vi parteciparono tantissimi esponenti della Democrazia Cristiana a tutti i livelli e tra questi: Gaetano Trincanato, Michele Curella, Enrico La Loggia, Giuseppe La Loggia e Sergio Mattarella (in quell’occasione candidato alla Camera dei Deputati e oggi nostro apprezzato e stimato Presidente della Repubblica).
Anche quell’evento viene ancora ricordato per l’importanza degli interventi e per l’alto livello politico e culturale espresso.
Oggi, ben lontani dalle tentazioni retoriche e dai toni solenni che spesso caratterizzano “celebrazioni” e “ricorrenze”, con grande convinzione e realismo possiamo affermare che l’eredità lasciataci da Giuseppe la Loggia e da tanti altri Grandi Siciliani rappresenta per noi tutti un patrimonio di valore inestimabile.
A noi spetta il compito di valorizzarlo e metterlo a frutto.
Naro 2 marzo 2024
Giovanni Tesè