Teatro Pirandello: si rialza il sipario! In scena “Enrico IV” con Sebastiano Lo Monaco

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(di Carmelo Petrone)

Dopo i mesi della pandemia il 27 e 28 novembre 2021, al Teatro Pirandello di Agrigento, si è alzato il sipario con la messinscena dell’ “Enrico IV” di Luigi Pirandello, per la regia di Yannis Kokkos, con Sebastiano Lo Monaco e Mariangeles Torres, primo spettacolo anche della nuova stagione teatrale. È stato un grande successo; l’intera compagnia ed in particolare Sebastiano Lo Monaco, per diversi anni direttore artistico del Pirandello, sono stati calorosamente applauditi dal pubblico. Alla prima erano presenti anche le autorità civili ed nuovo CdA della Fondazione “Teatro Pirandello” di recente rinnovato nelle cariche , con in testa il neo presidente Alessandro Patti.

(foto di Carmelo Petrone)

Uno spettacolo – come ha detto Lo Monaco al termine – “partorito “ nel Teatro Pirandello, dove, per oltre un mese, trenta persone (regista, attori, tecnici…) hanno provato l’opera del drammaturgo agrigentino, in una ambientazione anch’essa unica è cucita su misura per il teatro della citta di Agrigento. L’Enrico IV di Pirandello è un dramma in 3 atti, scritta nel 1921 e rappresentata il 24 febbraio 1922 al Teatro Manzoni di Milano. Considerato il capolavoro teatrale di Pirandello insieme a Sei personaggi in cerca di autore, Enrico IV è uno studio sul significato della pazzia e sul tema caro all’autore del rapporto, complesso e alla fine inestricabile, tra personaggio e uomo, finzione e verità.

(foto di Carmelo Petrone)

“Antefatto del dramma “Enrico IV”: durante una cavalcata in costume, vent’anni prima rispetto ai tempi in cui si svolge la pièce teatrale, uno dei cavalieri che aveva scelto di impersonare Enrico IV, imperatore di Germania, disarcionato dal cavallo cade e batte la testa, quando si riprende è convinto di essere realmente il personaggio storico che stava impersonando, cioè Enrico IV.
Nel momento in cui inizia la tragedia sono passati vent’anni da quell’episodio, durante questo ventennio il protagonista ha vissuto isolato dalla società, circondato da attori che assecondando la sua follia di credersi Re Enrico IV, interpretano il ruolo di servitori e consiglieri vestiti da cortigiani, creando intorno a lui l’ambientazione di una corte reale.
Il dramma si apre con in scena il gruppo di questi personaggi intenti a discutere del loro ruolo di attori e della scena che si apprestano a recitare.
E’ attesa la visita di 5 persone che hanno chiesto di essere ricevuti in udienza da Enrico IV:
Matilde di Spina, la donna di cui Enrico IV, fin dall’epoca della cavalcata in maschera, è innamorato; il suo rivale in amore, il barone Belcredi; Frida, figlia di Matilde e di Belcredi;
il fidanzato di Frida, il Marchese Carlo di Nolli, nipote di Enrico IV; il medico alienista Dionisio Genoni. I cinque si sono messi in mente di risolvere la follia di Enrico IV attraverso uno stratagemma. Lo psichiatra è convinto che per farlo guarire si potrebbe provare a ricostruire la stessa scena di 20 anni prima ma al posto di Matilde far recitare la figlia che è esattamente uguale alla madre da giovane. La vista della ragazza dovrebbe farlo tornare indietro nel tempo provocando uno shock tale, da fargli tornare la ragione.

(foto di Carmelo Petrone)

In realtà egli da molti anni ha riacquistato la ragione ma ha continuato a simulare di essere pazzo sia per prendersi gioco di tutti sia perché, scoperto che Belcredi lo ha fatto cadere intenzionalmente per rubargli l’amore di Matilde, preferisce immedesimarsi nella sua maschera per non voler vedere la realtà dolorosa della vita. La messinscena ha un risvolto tragico infatti egli alla vista di Frida, uguale identica alla Matilde di vent’anni prima, pensa per un momento di essere pazzo davvero, rivela in maniera confusa il ruolo di finto pazzo interpretato negli ultimi anni, tenta di abbracciare Frida e alla reazione di Belcredi, che non vuole che Enrico IV abbracci la figlia, sguaina la spada e colpisce Belcredi ferendolo a morte. Per sfuggire alle conseguenze del suo gesto egli decide quindi di fingersi pazzo per sempre, la sua finta pazzia diventa così la sua condizione definitiva, la sua condanna e la sua liberazione allo stesso tempo, egli sarà Enrico IV per tutta la vita”. (cfr. www.atuttarte.it)

Dal testo di Pirandello: “Preferii restare pazzo e vivere con la più lucida coscienza la mia pazzia […] questo che è per me la caricatura, evidente e volontaria, di quest’altra mascherata, continua, d’ogni minuto, di cui siamo i pagliacci involontari quando senza saperlo ci mascheriamo di ciò che ci par d’essere […] Sono guarito, signori: perché so perfettamente di fare il pazzo, qua; e lo faccio, quieto! – Il guajo è per voi che la vivete agitatamente, senza saperla e senza vederla la vostra! La vostra, in cui siete invecchiati, io non l’ho vissuta!
Ma ancora:
“Trovarsi davanti a un pazzo sapete che significa? Trovarsi davanti a uno che vi scrolla dalle fondamenta tutto quanto avete costruito in voi, attorno a voi, la logica di tutte le vostre costruzioni.” (Enrico IV, Luigi Pirandello)

 

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