Aspettando l’alba nella Valle in ascolto dell’Odissea di Omero

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foto di Carmelo Petrone

La giornata del 28 agosto 2022, per non pochi agrigentini e turisti è iniziata di buon ora.

Alle ore 05:00 sono già in fila al botteghino per ritirare il biglietto di accesso alla Valle. Nell’attesa sento i presenti commentare la levataccia; qualcuno, dopo la notte sanleonina, non è passato neanche da casa, ci sono turisti arrivati in taxi ma anche a piedi unitamente ai figli, stanchi e con la borraccia dell’acqua  già vuota prima dell’inizio dello spettacolo, contenti, però, per la lunga ed insolita camminata a piedi – da cui si può ammirare un panorama unico sulla Valle – che da Bonamorone li ha portati alla biglietteria, nei pressi del tempio di Giunone che, come muto “vegliardo” della Valle, sembrava sovrintendere alle operazioni che precedono lo spettacolo.

Mentre il parcheggio si va riempiendo di auto che, per accedervi, ma anche per uscirne, hanno più volte spezzato la lunga fila di coloro che attendevano di entrare, compromettendo il già precario equilibrio di priorità, tenuto, tuttavia, coeso dal buon senso dei presenti e dalla cavalleria dei maschietti verso le donzelle, qualcuna con rossetto  e specchietto in mano per i “ritocchi” dell’ultima ora. C’è chi arriva con cuscini da utilizzare per stare comodamente seduti sullo spazio pietroso antistante il Concordia, altri muniti di sgabelli pieghevoli da campeggio. C’è anche chi, nell’attesa, toglie le scarpe con i tacchi e indossa quelle più comode per arrivare, attraverso la “via sacra” a destinazione.

In questo “prespettacolo” sento mariti lamentarsi con le mogli ( “te lo dicevo di puntare la sveglia 15 minuti prima!”) che non hanno fatto in tempo per la colazione; il dialogo tra una mamma e la figlia che prima di uscire di casa destinazione il Parco – dice lei – essersi recata ben nove volte al suo capezzale per svegliarla strappando una promessa che puntualmente Morfeo ha bloccato appena oltrepassato la soglia dalla stanzetta.

Al termine dello spettacolo, da parte della maggioranza ho registrato  – anche nei bar della città per il “pit-stop” dedicato alla meritata colazione – unanime apprezzamento ed il commento che la levataccia è stata ampiamente ricompensata dallo spettacolo e dallo scenario unico nel vedere – mentre andava in scena l’arrivo di Ulisse ad Itaca con l’abbraccio con della moglie Penelope ed il figlio Telemaco – accendersi il nuovo giorno e le luci artificiali cedere il passo al sole per illuminare le colonne tufacee del tempio della Concordia e lo spazio scenico antistante che da a sud-ovest dove è andata in scena l’ultima, delle sette albe teatralizzate del programma 2022 nella Valle dei Templi con l’Odissea di Omero di Francesco Niccolini, da Valerio Massimo Manfredi, con la partecipazione di Turi Moricca, Barbara Capucci, Tommaso Garrè, Gaetano Tizzano, con le musiche originali di Dario Arcidiacono. Nel ruolo di Ulisse l’attore Sebastiano Lo Monaco, che, con unanimi consensi, ha rinnovato, la tradizionale collaborazione con il Parco Archeologico Valle dei Templi.

Il  direttore Roberto Sciarratta, nel presentare il calendario degli appuntamenti, in collaborazione con Sicilia Teatro, si era detto “felice di riproporre ai visitatori un’offerta artistico-culturale ricca e di alto spessore. Coniugare la storia, l’archeologia, il paesaggio, il teatro e la mitologia – aveva detto – rappresenta un valore aggiunto in tema di attrattori turistici”. E le attese sono state premiate dal pubblico.

Ad onor del vero, in merito alla rappresentazione,  ho notato e registrato un piccolo neo; un “rumore scenico” dovuto a leggii, amplificazioni, supporti per l’illuminazione che, in alcuni passaggi, hanno impedito una visione limpida della messinscena. Ma di notte, in quel contesto – questa è stata la mia spiegazione – quelle scelte sono state , forse, il prezzo da pagare, comunque ampiamente ricompensato dall’ottima prestazione di tutti gli attori. I colori dell’alba, con lo sfondo delle colonne doriche e la voce prorompente di Sebastiano Lo Monaco, nonché le scelte di regia,  hanno fatto il resto per un opera portatrice di valori universali che attraversano il tempo e rimangono di una attualità sorprendente in un “set” unico dove il tempo sembra essersi fermato. Anche per questo appuntamento  ho visto pochi padri, madri e nonni e tanti figli e figlie.

Omero avrebbe chiosato:  “In verità pochi figli sono simili al padre; i più son da meno, pochi migliori del padre.”

E, in merito al tema al tema della guerra, da quella di Troia fino a quella in Ucraina e alle altre 160 nel mondo, dimenticate  dall’occidente:

“Incolperà l’uom dunque sempre gli dei?

Quando a se stesso i mali fabbrica,

dei suoi mali a noi dà carico

e la stoltezza sua chiama destino.”

foto di Carmelo Petrone

 

 

 

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