È finalmente arrivato il giorno che ho atteso da più di un decennio. Il 10 maggio 2024, giorno in cui avverrà l’intitolazione (la data dell’autorizzazione del Prefetto di Agrigento, vedi qui è del 21 marzo) una piazza di Casteltermini ricorderà il nome di una persona dall’immensa statura morale, culturale e spirituale: don Emanuele Samaritano.
Ogni persona che attraverserà quella piazza, leggendo il nome che la identifica, non potrà mai più non ricordare un sacerdote davvero unico nel suo genere che ha speso l’intera sua esistenza per i bambini e per i ragazzi, da lui profondamente amati, difesi ed avviati nei più disparati ambiti della società.
Questa intitolazione è una esplicita forma di riconoscenza per un uomo che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia di Casteltermini. Nell’ambito sociale in cui ha operato, padre Samaritano è stato un grande innovatore, un vero rivoluzionario capace di sovvertire il secolare immobilismo con un esemplare programma che ha perfettamente coniugato la vita spirituale e l’attività sportiva. Egli ha portato idee e dinamismo in un contesto storicamente fossilizzato. Ha generato altresì una innovativa spiritualità che ha trasferito dalla Chiesa ai campi di calcio e per le strade calamitando tutti, dai più piccoli ai più grandi. Andando a ritroso nel tempo, immaginiamo il suo arrivo a Casteltermini più di sessant’anni fa: sguardi indifferenti di pochi e quelli curiosi dei più che, di fronte alle sue iniziative protese ad una sensibile trasformazione sociale, si saranno chiesti: “Questo qui cosa vuole? Dove vuole arrivare? Cosa è venuto a fare in paese?”.
Un cammino tortuoso il suo, scorgiamo le ansie, le paure, i momenti di profondo sconforto, le continue lotte per il perseguimento del suo principale obiettivo: l’Oratorio. Tanta brava ed umile gente disposta ad aiutarlo con i pochi mezzi a disposizione. Ma anche innumerevoli i detrattori che avranno scommesso chissà quanto sul fallimento del suo progetto, magari prodigandosi con solerzia a distruggere quel che Egli iniziava a costruire: ignorando i “lungimiranti piani della Provvidenza”.
Da ragazzo gli contestavo il suo poco sentimentalismo. Da adulto ho, però, compreso che don Samaritano non era affatto poco sentimentale bensì poco propenso ad esternare i suoi sentimenti. In Lui si sono perfettamente coniugati – in percentuali diverse – due elementi essenziali: il sentimento ed una razionalità lucida e perspicace che ha prevalso nel rapporto con gli altri. Nessuno potrà mai offuscare l’immenso valore della sua opera. Quel che don Emenuele, grazie a Dio, ha fatto è incancellabile ed ormai da tempo fa parte della storia di Casteltermini.
Un paese che ha immortalato il suo nome in una piazza importante ed assai frequentata ove ogni passante – attraversandola – ne avvertirà la presenza, non sotto forma di un frastuono ma percependo la carezza di una leggerissima brezza.
Enzo Di Bernardo
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