Nel cuore di un agosto tra i più torridi degli ultimi anni, giorno 14 2024, nell’Aula Giglia del Libero Consorzio Comunale di Agrigento si è tenuto un incontro avente a tema l’emergenza idrica nella provincia di Agrigento. La riunione si è tenuta alla presenza del Prefetto, dott. Filippo Romano, del Direttore Generale del Dipartimento Regionale della Protezione Civile (DRPC), Ing. Salvatore Cocina, dei membri della Cabina di Regia provinciale dell’emergenza idrica e dei Sindaci del territorio agrigentino; presente anche l’Assessore regionale all’agricoltura mentre il presidente Schifani è intervenuto telefonicamente ribadendo il suo impegno accanto alle istituzioni per dare risposte concrete alla crisi.
L’incontro è stato indetto al fine di illustrare, ma soprattutto verificare l’avvenuta attivazione delle misure contenibili e urgenti, indicate nella Direttiva congiunta di protezione civile del 12 agosto 2024, per la gestione e la prevenzione di situazioni di crisi e di emergenza idrica sul territorio della provincia di Agrigento a firma del Prefetto di Agrigento e del Dirigente Generale del DRPC. La convocazione mirava anche a verificare il reperimento di acqua da nuovi pozzi e/o sorgenti nel territorio dei comuni della provincia.
Il Prefetto Romano nel suo intervento introduttivo ha detto che l’incontro nasce anche al fine di “creare un momento stabile di coordinamento tra i comuni e la Regione, nel quale la Prefettura si pone come servente e per distribuire le poche risorse idriche disponibili con la massima equità possibile”.
L’incontro sarà certamente ricordato per la Direttiva di protezione civile, che affida i sindaci impegni precisi per far fronte alla grave crisi idrica ma anche per il botta e risposta tra l’ing. Cocina e il sindaco di Agrigento, Francesco Miccichè (foto sopra). Mentre quest’ultimo stava tenendo il suo intervento ( vedi qui) Cocina lo interrompe dicendo: «Dovete cercare pozzi». La risposta di Miccichè non si fa attendere: «Devi dirlo ad Aica». «Aica?» chiede, in maniera stizzita Cocina; «Siamo qui – prosegue – perché Aica non sta funzionando… Non c’è Aica… Allora non lo hai capito? Aica non esiste più… Aica siete voi!». Esternazioni che sono diventate virali sui social e che avranno certamente delle ripercussioni anche per il peso politico-amministrativo ed il giudizio tranciante di cui sono pregne oltre che per il contesto emergenziale, non certamente facile, in cui sono state pronunciate.
Non è fuori luogho qui ricordare che AICA è la società consortile dei Comuni della provincia di Agrigento che gestisce il servizio idrico integrato nella stessa provincia, in conformità alla normativa vigente. La gestione del servizio idrico integrato, è costituito dall’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue e loro eventuale riutilizzo. Bisogna ricordare, inoltre, che, quanto affermato dall’ing. Salvo Cocina, con toni più blandi, era stato già messo nero su bianco nella Direttiva. Altro dato da registrare è che nessun sindaco presente in aula, nella qualità di membro dell’Assemblea Territoriale Idrica, e dell’Assemblea dei Sindaci (per i soci di Aica) ha avuto da ridire pubblicamente su quanto affermato da Cocina. Anche i dirigenti di Aica, presenti in Aula Giglia, hanno incassato le parole di Cocina senza dire nulla.
Il momento è stato segnato da un confronto serrato, schietto e leale alla ricerca di soluzioni possibili alla crisi che tutti attanaglia; dispiace, come esso, in alcuni momenti, sia sconfinato in toni “poco istituzionali”, con il Prefetto impegnato a coordinare i lavori e a placare gli animi dei sindaci che si sono visti investiti di compiti e richieste, a loro dire, superiori alle reali possibilità (di risorse economiche, umane e professionali) delle loro amministrazioni. Tutti i primi cittadini hanno avuto modo di parlare e di rappresentare le emergenze ed i bisogni del territorio amministrato; non pochi, tra cui i sindaci di Favara, Montevago, Racalmuto, Casteltermini, Ribera, Villafranca Sicula, Canicattì, solo per citarne alcuni, hanno ottemperato, malgrado i tempi ristretti della Direttiva, al compito loro affidato rappresentando, con dati alla mano, l’esito della ricerca e attivazione di pozzi nel proprio territorio unitamente alle criticità che tale impegno richiede a cui si sommano le tante altre con cui ogni giorno devono confrontarsi dovendo dare risposte concrete ai cittadini esasperati dall’emergenza in corso. Altri, quelli che dipendono per l’approvvigionamento idropotabile quasi esclusivamente dall’invaso Castello, e indicati nella direttiva come a rischio di rimanere senza dotazione idrica sufficiente nei prossimi mesi, si sono impegnati a farlo in tempi brevi al fine di reperire nuove fonti di approvvigionamento da immettere in rete. C’è stato anche chi, come il sindaco di Santo Stefano Quisquina si è dichiarato contro “la politica dei pozzi” nel suo comune. (ascolta qui)
“La crisi idrica in atto nel territorio regionale – si legge in premessa al documento congiunto – assume connotati molto più gravi e sempre crescenti in molti comuni dell’Agrigentino”.
La direttiva prende atto – come detto dll’ing.Cocina durante la discussione – che “le azioni poste in essere dagli enti preposti e/o competenti nella gestione del servizio idrico, ATI, Gestore d’Ambito e di Sovrambito, Comuni gestori, Gestori degli invasi, non appaiono più sufficienti anche in rapporto al progressivo esaurimento degli invasi che alimentano la provincia e all’abbassamento del livello dei pozzi e delle sorgenti. Inoltre nel settore irriguo oltre alla perdita della produzione la siccità può produrre – come ha denunciato il sindaco di Ribera – la perdita degli impianti arborei quali gli agrumeti”. La situazione in atto – prosegue il testo – “si connota sempre di più come grave emergenza non più superabile dalle sole strutture competenti in via ordinaria, quali il Gestore d’Ambito dei servizi idrici, l’ATI, il gestore di sovrambito, i gestori degli invasi, il Consorzio di Bonifica”;necessitano – scrive il Direttore Cocina , pertanto, attività contingibili e urgenti di protezione civile. Tale azione è diretta e coordinata a livello locale dal Sindaco che è autorità di protezione civile nonché titolare dei poteri di ordinanza di cui all’articolo 54 del D.Lvo n.267/2000, a livello Provinciale dal Prefetto ai sensi dell’art.9 del Codice, e, a livello regionale, dal Presidente della Regione e dalla struttura regionale di protezione civile.
Premessi questi e i successivi riferimenti normativi (cfr. pagg 2-5 della Direttiva) il Prefetto ed il Dirigente generale del Dipartimento regionale della Protezione Civile -, hanno disposto delle attività indifferibili e urgenti di protezione civile che i Sindaci, i Comuni, i Gestori, le strutture regionali e tutti gli altri soggetti competenti devono attivare, ai vari livelli, al fine di mitigare la grave emergenza idrica in atto.
I Sindaci – secondo il documento – dovrebbero adottare provvedimenti contingibili e urgenti, avvalendosi delle proprie strutture, quelle di altri soggetti competenti e del volontariato di protezione civile secondo le norme e gli indirizzi nazionali e regionali, informando Prefettura e Regione- Dipartimento della Protezione Civile e in coordinamento con le stesse. Ai sindaci è richiesto di curare le attività di assistenza alla popolazione e l’informazione alla popolazione sulle particolari situazioni di carenza idropotabile del proprio comune.Fra i possibili interventi figurano, quelli sostitutivi di acquedotto, quali sono quelli svolti con le autobotti che – si ribandisce – pur non essendo idonei a risolvere l’emergenza, appaiono utili a mitigare crisi locali causate da mancanza di acqua in abitazioni, strutture sanitarie, centri di dialisi, strutture ricettive e b&b, panifici e centri di preparazione alimenti, in allevamenti di animali, etc., ed evitano conflitti e gravi conseguenze sul piano della tenuta sociale e dell’ordine pubblico.
I Sindaci, inoltre, sono chiamati ad invitare i cittadini al risparmio idrico e ad adottare misure per l’aumento della resilienza della popolazione all’emergenza idrica, fra cui in particolare quelle volte alla verifica di efficienza dei serbatoi, al ripristino e/o al potenziamento degli stessi, affinché gli utenti possano affrontare con minore difficoltà la crisi in atto e dispongano di tutte le informazioni utili per fronteggiarla. Dal canto loro – si legge nella direttiva – i cittadini, specie se titolari di attività economiche, sono chiamati a fare il possibile per mitigare le condizioni di crisi in cui dovessero trovarsi e avvertire, con immediatezza, il comune di eventuali peggioramenti e/o situazioni non fronteggiabili.
Devono, inoltre, essere preventivamente valutate e rappresentate tutte le situazioni di crisi o su difficoltà di approvvigionamento idrico, al fine di evitare aggravamenti improvvisi che possono cogliere impreparati e difficili da mitigare. Pertanto, al fine di avere un costante aggiornamento della situazione emergenziale e predisporre per tempo interventi di mitigazione, le informazioni sull’acqua immessa in rete e sulle turnazioni dovranno essere compilate e aggiornate con cadenza mensile.
Tutto ciò premesso, visto lo stato di emergenza nazionale dichiarato il 6 maggio, l’emergenza in corso si invitano i Sindaci ad attivare ogni possibile efficace azione di protezione civile e, in particolare, a porre in essere le seguenti attività:
- Emanare le ordinanze contingibili e urgenti e i provvedimenti finalizzati al risparmio idrico e ad assicurare l’acqua per soddisfare i primari fabbisogni potabili della popolazione e degli animali di allevamento, vietandone l’uso per l’irrigazione di orti e giardini, per il lavaggio di strade, di piazzali e/o di veicoli, etc..
- Attivare, anche temporaneamente ed in configurazione ridotta e limitata alle sole funzioni di supporto essenziali, il Centro Operativo Comunale, COC, per la gestione dell’emergenza idrica, al fine di assicurare una rapida e coordinata attività? di assistenza alla popolazione individuando il responsabile e un numero di contatto per la popolazione. I COC dovranno mantenere il costante collegamento, come previsto, con: -SORIS del DRPC Sicilia, -Prefettura, -Libero Consorzio, -ATI, Gestori -Sicilacque e – AICA, – Consorzio di Bonifica, -Tavoli tecnici provinciali presso il Genio Civile, nonché -Servizi provinciali del DRPC e gli -altri Enti in indirizzo.
- Curare la corretta informazione alla popolazione, diffondendo un numero di contatto attivo per ricevere le istanze e le segnalazioni dei cittadini;
- Allertare e/o attivare tutte le locali associazioni di volontariato, strutture operative di protezione civile, per l’assistenza alla popolazione, compreso il rifornimento idrico con autobotti. Le associazioni di volontariato iscritte nell’Elenco regionale del dipartimento della protezione civile potranno ottenere i rimborsi per carburanti e buoni pasto se preventivamente richiesti;Attivare e rendere efficienti le risorse strumentali ed i mezzi a disposizione del Comune, quali autobotti e moduli AIB, nonché reperirne ulteriori ove necessario.
- Individuare le autobotti nella disponibilità di altri Comuni e/o altri enti (Corpo Forestale, ex Province, Volontariato) da attivare in casi di ulteriori emergenze;
- Identificare e/o rendere efficienti e/o realizzare, ove carenti, i punti di approvvigionamento idrici per rifornire le autobotti e i mezzi AIB del Corpo Forestale regionale, dei VVF e dei volontari di protezione civile;
- Assicurare (o verificare che sia assicurato dal Gestore ove diverso dal Comune) l’approvvigionamento idrico prioritario a: strutture sanitarie e di dialisi in particolare, attività di produzione di alimenti, strutture ricettive, etc…
- Monitorare e, ove possibile, prevenire le situazioni di crisi locale, sia per la popolazione sia per la zootecnia. Tali situazioni, qualora non possano essere fronteggiate con strumenti ordinari, dovranno essere gestite, come assistenza e soccorso alla popolazione, con le modalità di protezione civile di cui al D.Lgs n.1/2028.
- Individuare nuove risorse idriche di rapido utilizzo al fine di mitigare l’emergenza in corso. Le attività per reperire, acquisire e immettere in rete nuove risorse idriche, tramite il revamping, riuso, potenziamento delle esistenti dovranno essere comunque realizzate in coordinamento con i soggetti competenti in via ordinaria, ATI e Gestore d’ambito o altro soggetto gestore locale, con i Consorzi di Bonifica e con gli altri enti, ricorrendo, a tal fine ad ogni strumento normativo che ne consenta l’utilizzo, qual è l’ordinanza sindacale contingibile e urgente ai sensi dell’art.54 del TUEL ovvero la richiesta di requisizione al competente Prefetto in ragione dell’assoluta necessità ed urgenza di provvedere;
- Redigere un Piano speditivo di emergenza per il rischio idrico, di poche pagine, che descriva in modo sintetico lo stato di fatto:
- a) la situazione attuale dell’approvvigionamento idrico da pozzi e sorgenti, il prelevato e prelevabile in lt/sec;
- b) il sistema di adduzione e di distribuzione con individuazione delle zone critiche, quali, ad esempio, quelle più alte e penalizzate da una bassa quantità di acqua immessa in rete;
- c) l’immesso in rete mensile dal 2023 ad oggi e lo scenario a tutto gennaio 2025 d) i giorni di turnazione;
- e) le dotazioni di autobotti e il servizio svolto o da svolgere; f) le nuove risorse da attivare, pozzi e sorgenti, e da immettere in rete e i cronoprogrammi; g) gli scenari, h) il modello di intervento, organizzazione e procedure.
In particolare si invitano i Sindaci dei comuni che dipendono per l’approvvigionamento idropotabile quasi esclusivamente dall’invaso Castello (San Biagio Platani, Sant’Angelo Muxaro, Santa Elisabetta, Raffadali, Joppolo Giancaxio, Favara, Aragona, Comitini, Agrigento nord: Giardina Gallotti, Montaperto, Fontanelle, San Michele, Z.I.) e dall’invaso Fanaco (rimasti a oggi: Casteltermini, San Giovanni Gemini e altri serviti da CB3) nella prospettiva dell’esaurimento della risorsa idrica, a ricercare, senza indugio, ogni fonte idropotabile quali pozzi e sorgenti in disuso e/o insabbiati e/o abbandonati sia pubblici sia privati. Si precisa che il Dipartimento regionale tecnico ha già inviato l’elenco dei pozzi e delle sorgenti agli atti del Genio Civile.
In caso di necessità i Sindaci adotteranno i necessari provvedimenti contingibili e urgenti di occupazione, esproprio e/o di requisizione che, ove necessario, saranno adottati dal Prefetto.
Vista l’emergenza in atto e sulla scorta di positive esperienze la direttiva fornisce ulteriori indicazioni per mitigare le situazioni di crisi.
Potenziamento dei servizi di rifornimenti idrico in emergenza Tali servizi sono assicurati in via ordinaria dal gestore AICA , tuttavia in casi di emergenza in cui il gestore non può farvi fronte occorre attivare iniziative straordinarie congiunte fra Gestore, Protezione civile, Corpo forestale, Comuni contermini e, se occorre, Vigili del Fuoco. Tali strutture dovranno mettere a disposizione le autobotti, ove non impegnate nello spegnimento.
Nei casi in cui si dovessero utilizzare fonti non certificate come potabili, il Sindaco in raccordo con ASP, dovrà emettere apposita Ordinanza anche a fini cautelativi per uso non potabile.
Il Corpo Forestale della Regione Siciliana, il Dipartimento della Protezione Civile tramite le organizzazioni di volontariato operative con i mezzi antincendio, il Corpo dei Vigili del fuoco, tutti i Comuni della provincia in possesso di autobotti sono tenuti ad assicurare il relativo servizio di distribuzione d’acqua nella misura strettamente necessaria a superare l’emergenza nel territorio colpito, attivati da Prefettura e Regione, in coordinamento tra loro. La Prefettura, al fine di garantire il servizio di distribuzione d’acqua, autorizzerà la circolazione su strada dei mezzi per l’emergenza idrica anche nei giorni festivi; la Sezione Polizia Stradale di Agrigento agevolerà la circolazione dei suddetti mezzi adibiti al trasporto idrico.
Accelerazione procedure per la ricerca, il prelievo e l’uso di acqua da pozzi e sorgenti.
Gli Ufficio del Genio Civile, il Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti, l’Azienda sanitaria provinciale sono tenuti ad adottare celeri procedure per la ricerca, la manutenzione e/o escavazione di nuovi pozzi o sorgenti e/o per il prelievo di acqua sia per usi ai fini potabili sia irrigui.
Il Consorzio di bonifica è tenuto a ricercare tutti i pozzi di competenza e di cui ha notizie e procedere all’immediata attivazione degli stessi sia per fini potabili, in ciò raccordandosi con il soggetto gestore, sia irrigui.
L’Enel distribuzione nonché tutti gli operatori sono tenuti ad assicurare gli allacci alla rete e la fornitura di energia elettrica agli impianti necessari per il sollevamento e la distribuzione dell’acqua.
Pieno utilizzo del volume degli invasi. Vista la possibile ulteriore evoluzione della crisi in atto, appare necessario poter disporre e prelevare la massima parte dell’acqua presente negli invasi e quindi, prevedendosi uno scenario di riduzione ai minimi livelli, si potranno verificare fenomeni di surriscaldamento con forte evaporazione, rischio di moria di pesci e quindi contaminazione delle acque residue non prelevate.
Gli enti Gestori devono pertanto attivare il monitoraggio e l’eventuale prelievo e/o trasferimento della fauna ittica, con gli obiettivi di permettere l’utilizzo dei volumi morti, evitare la moria dei pesci e la conseguente inutilizzabilità dell’acqua ai fini potabili. In proposito si cita la nota n.20372 del 7 agosto 2024 dell’Autorità di bacino…
Il soggetto gestore competente è tenuto a curare tutte le procedure di monitoraggio, prelievo, trasporto e reimmissione che devono essere autorizzate dal Libero Consorzio, con il parere dell’ASP, dell’ARPA e dell’IZS, previa VINCA da richiedere al Dipartimento dell’Ambiente. Tutti gli uffici comunali, regionali e provinciali competenti sono tenuti alla accelerazione dei tempi procedurali. I Gestori di Ambito, Amap, AICA e Siciliacque devono altresì predisporre, in tempo utile, idonei sistemi, quali zattere galleggianti, per il prelievo della risorsa idrica residuale dagli invasi.
In conclusione a tutto quanto sopra richiamato, si ribadisce l’invito ai Sindaci, nella qualità di autorità locali come sopra detto, ad attivare tutte le sopraindicate iniziative di protezione civile per la gestione dell’emergenza in atto.
Si invitano pertanto i Comuni, nonché le ATI, i Gestori, i Consorzi di Bonifica, il Dipartimento regionale Acqua e dei Rifiuti, l’Autorità di Bacino ed il Commissario per l’emergenza in agricoltura ex D.G.R. n.52/2024, ad attivarsi per porre in essere ogni intervento urgente ed efficace sopra descritto volto a mitigare la crisi in atto e quella di scenario procedendo, in particolare, prioritariamente, come già precedentemente disposto, alla:
- individuazione e successiva acquisizione delle fonti di approvvigionamento idrico esistenti e/o abbandonate e/o dismesse, sia pubbliche che private, ricorrendo, per queste ultime, ad ogni strumento normativo che ne consenta l’utilizzo, qual è l’ordinanza contingibile e urgente ai sensi dell’art.54 del TUEL ovvero la richiesta di requisizione ai competenti Prefetti in ragione dell’assoluta necessità ed urgenza di provvedere;
- efficientamento/potenziamento delle fonti di approvvigionamento idrico esistenti ed interventi manutentivi per la riduzione delle perdite concentrate, ove conveniente.
Occorre – conclude la direttiva – lavorare alacremente nelle prossime settimane mobilitando ogni risorsa in modo coordinato e coeso nel convincimento che lo sforzo congiunto di tutti consentirà il superamento di questa grave emergenza, analogamente a quanto accaduto in passato per situazioni emergenziali, da ultimo quella causata dal Covid-19. Vista l’emergenza in atto e le conseguenti gravi ricadute sul tessuto economico e sociale con conflitti e manifestazioni di protesta da parte della cittadinanza e degli agricoltori appare necessario procedere con assoluta urgenza.
Insomma, una direttiva certamente impegnativa volta a mitigare la crisi epocale che stiamo attraversando che adesso attende di essere declinata in scente concrete perché come dice il proverbio “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, nel caso specifico l’acqua che non c’è, o se c’è da individuare e mettere in rete.