Criticità del sistema sanitario, il Cartello Sociale scrive al Capo dello Stato (lettera e reazioni)

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Ospedale "San Giovanni Di Dio" (ph.CP)
Pubblichiamo di seguito il testo della lettera che i componenti del Cartello Sociale di Agrigento hanno inviato al Capo dello Stato sulle criticità del sistema sanitario pubblico del territorio.
Il.mo Sig, Presidente della Repubblica 
On. Prof. Sergio Mattarella
Palazzo del Quirinale
Roma
Oggetto: emergenza sanitaria ad Agrigento
Ci rivolgiamo a Lei con grande trepidazione ma anche con notevole speranza per evidenziare una situazione che ha superato ogni limite di decenza e che si configura come vera emergenza nel nostro territorio.
Lo facciamo a nome del “Cartello Sociale” della provincia di Agrigento , composto dalle segreterie provinciali di Cgil, CISL, UIL e Ufficio Diocesano di Pastorale Sociale e Lavoro.
Un’ esperienza che coinvolge significative componenti attive della società civile del territorio agrigentino per l’affermazione di un “modello” di confronto, di condivisione e di dialogo con i Soggetti istituzionali competenti al fine di affrontare le complesse problematiche del territorio.
Il riferimento è allo stato in cui versa il sistema sanitario pubblico e soprattutto i disagi che cittadine e cittadini scontano nella provincia di Agrigento.
Come Cartello Sociale abbiamo promosso il 17 giugno scorso una manifestazione popolare alla quale hanno partecipato circa 3.500 persone, alle quali si sono uniti 21 sindaci della provincia.
A conclusione della pacifica marcia è stato consegnato nelle mani del Prefetto un documento riassuntivo delle principali criticità del sistema sanitario pubblico da consegnare al Governo centrale. Oltre al documento é stata inviata una richiesta d’incontro ma ad oggi il Prefetto ha solo risposto che avrebbe approfondito a diversi livelli per dare una più esaustiva risposta ma finora, a due mesi esatti dalla manifestazione, non si è avuto altro riscontro.
In questo senso, ci è stato comunicato da parte del rappresentante del Governo che sono stati presi contatti a diverso livello con le autorità competenti in materia per le opportune iniziative.
Nel frattempo continua lo smantellamento dell’organizzazione dei servizi nei vari ospedali del territorio che registrano una massiccia fuga degli operatori sanitari, stressati da ritmi di lavoro insostenibili .
Clamoroso quanto si è registrato all’Ospedale di Agrigento dove il primario del Pronto Soccorso dopo avere cercato di gestire una situazione impossibile, con grandi sacrifici personali, ha gettato la spugna e ha rassegnato le dimissioni.
Per correre ai ripari, dopo alcune settimane e rinunce, è stato nominato un nuovo primario, ad interim in quanto dirige già il reparto di cardiologia.
A seguito di questa nomina, con grande enfasi, il sindaco di Agrigento ha parlato di svolta e di superamento delle criticità.
Purtroppo, a dimostrazione che non esistono bacchette magiche per affrontare nodi così complessi, dopo qualche giorno una giovane donna al nono mese di gravidanza perde la sua creatura dopo avere atteso, al pronto soccorso dell’ospedale di Agrigento, due lunghe ore prima di essere visitata. Sul caso la procura della Repubblica ha prontamente aperto un’inchiesta.
Inoltre, il commissario straordinario e il responsabile del Cup dell’azienda sanitaria provinciale sono stati segnalati all’assessorato regionale alla Salute dai carabinieri del Nas di Palermo che, lo scorso 13 luglio, dopo ispezioni e verifiche documentali negli ospedali San Giovanni di Dio di Agrigento e Giovanni Paolo II di Sciacca, hanno riscontrato la sospensione delle prenotazioni per l’erogazione delle prestazioni specialistiche ambulatoriali e strumentali, cosiddette agende chiuse, in contrasto con il divieto, per le aziende sanitarie e ospedaliere, di sospendere le prenotazioni delle prestazioni.
I tempi registrati per una visita medica o un esame diagnostico e/o intervento chirurgico, sono lunghissimi e spingono l’utenza a rivolgersi ai privati ledendo il diritto alla salute e aggravando ulteriormente i bilanci familiari già colpiti dall’aumento esponenziale dell’inflazione.
Migliaia di cittadini che per svariati motivi sono costretti a rinunciare alle cure sono nell’impossibilità di poter far fronte alle spese sanitarie, anche per la compartecipazione ai ticket che comportano cifre non indifferenti.
Per non parlare poi dei ritardi atavici ( oltre un anno) che si protraggono per riunire le commissioni che accertano l’invalidità civile.
I tagli ed i ritardi nel rinnovamento del sistema sanitario sono un segno di inciviltà. La sanità deve essere una delle fondamenta nell’opera di ricostruzione economica e sociale della nostra regione.
È questo il risultato di oltre un decennio di definanziamento, di chiusure di ospedali e reparti, di tagli indiscriminati al personale, ai posti letto e ai servizi.
Una crisi che risulta ben tangibile in Provincia dove le condizioni di lavoro negli ospedali sono insostenibili, e incentivano una fuga oramai inarrestabile del personale sanitario verso le strutture private.
Fuga che crea inevitabilmente dei vuoti di organico che non si riescono a colmare, poiché i giovani non vogliono più lavorare nella sanità pubblica a queste condizioni e le conseguenze ricadono sui pazienti.
Il rischio che la sanità pubblica fallisca, quindi, è un problema che tocca da vicino sia il personale sanitario che i cittadini.  In particolare, va considerato che in tutti i presidi della provincia ci sono stati tagli che hanno portato alla chiusura di diversi reparti mettendo in grande difficoltà le fasce più deboli della popolazione  che non si possono permettere esborsi esorbitanti per rivolgersi al privato.
Siamo consapevoli di quali sia il perimetro delle prerogative legate al Suo alto mandato, tuttavia siamo certi che il Suo prestigio, la Sua autorevolezza e la grande capacità di moral suasion possono contribuire notevolmente a porre la delicata situazione all’attenzione delle istituzioni competenti e ad offrire un orizzonte di speranza a chi  guarda con fiducia a quel diritto alla salute che la nostra costituzione garantisce.
Agrigento 17 agosto 2023
Don Mario Sorce, Salvatore Pezzino, Alfonso Buscemi, Emanuele Gallo e Gero Acquisto.
Cordiali saluti

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Le reazioni alla lettera

La lettera del Cartello Sociale, datata 17 agosto 2023, ha suscitato, nei giorni successivi, diverse reazioni; alcune hanno avuto la ribalta dei media, altre hanno innescato un confronto rimasto sostanzialmente riservato e che, solo in parte, ha avuto una evidenza sui media e che, a parere del Cartello Sociale, ha creato nell’opinione pubblica un “fronte in cui qualcuno (il Cartello) sarebbe contro qualcun’ altro (il Prefetto e i sindaci)”.
Ciò ha spinto il Cartello Sociale, in data 20 agosto a diffondere alla stampa una seconda nota per delineare i motivi che lo hanno spinto ad indirizzare la lettera al Presidente Mattarella.

Il testo della seconda nota

del Cartello Sociale

Si apprende da una notizia riportata da una testata on line locale (Agrigentonotizie ndr – leggi qui), che per iniziativa del sindaco di Naro si sta preparando una lettera da inviare al Capo dello Stato per difendere il prefetto da un presunto attacco subito da parte del Cartello Sociale.
Se l’iniziativa dovesse andare in porto – si legge nella nota – saremmo di fronte ad un semplice tentativo di creare un fronte in cui qualcuno (il Cartello) sarebbe contro qualcun’altro (il Prefetto e i sindaci) cosa non vera sia perché con la Prefettura c’è stata sempre collaborazione sia perché con buona parte dei sindaci si sono fatte tantissime battaglie per il territorio, non ultima la marcia che ne ha visto presenti 21.
Il Cartello Sociale non ha mai pensato di attaccare il prefetto a cui riconosce il grande impegno profuso per tentare di affrontare le varie criticità che attraversano il sistema sanitario pubblico nel nostro territorio.
Rivolgersi al Capo dello Stato – precisa il Cartello –  corrispondeva all’esigenza di accendere i riflettori su una situazione estremamente delicata, della quale non ha certo responsabilità il prefetto, che per altro non può avere la bacchetta magica per risolverla dall’oggi al domani.
Avere sottolineato che non c’è stata la possibilità di un incontro per diverse settimane non significa accusare il rappresentante del Governo ma è stata una conseguenza della pressione di tanti cittadini che anche con diversi sindaci hanno partecipato alla manifestazione popolare del 17 giugno.
Più che difendere il prefetto, che non ha bisogno di essere difeso, perché la Prefettura è punto di riferimento per tutti comprese le forze sociali e la Chiesa come per i primi cittadini.
La lettera al presidente della Repubblica non è stato un modo per mettere in discussione il lavoro del prefetto su questo delicato fronte, quanto piuttosto per reclamare la giusta attenzione ad una causa troppo importante da vedere tutti, forze politiche e sociali, impegnati per risolvere al meglio i gravi problemi connessi alla sanità.
Tanto si doveva per amore della verità da parte di chi non gioca nessuna partita politica differentemente da altri.
Ci auguriamo – conclude il Cartello – di potere presto fornire al prefetto la corretta lettura della nostra missiva e rimuovere quegli equivoci che qualcuno maliziosamente vuole disseminare per delegittimare il Cartello Sociale, colpevole di avere tanto seguito tra la gente di un territorio tanto trascurato e non certo dalla prefettura di Agrigento che si conferma un presidio fondamentale per tutelare i diritti di una provincia a forte ritardo di sviluppo.
La risposta del Prefetto Romano ad Agrigentonotizie (qui)
“Non ho avuto notizia della richiesta di incontro del Cartello Sociale – ha diplomaticamente spiegato oggi (20 agosto per chi legge n.d.r.), ad AgrigentoNotizie, il prefetto Filippo Romano – perché li avrei volentieri ricevuti. Ben conosco il loro lodevole impegno a favore della comunità agrigentina. Nonostante il grande impegno della Prefettura sul fenomeno migratorio, ho ricevuto, negli scorsi due mesi, ogni genere di associazioni e comitati. Ho saputo delle difficoltà di contatto da parte di alcuni cittadini e ne sono dispiaciutissimo, me ne scuso con loro. Sto cercando di migliorare la capacità di risposta degli uffici, segnati dalla concomitanza di una scopertura di organico che supera il 50 per cento e dall’acuirsi del numero degli sbarchi, il doppio dello scorso anno”.