Il “restate a casa” per non fare avanzare il contagio e la trasmissione del virus Covid-19 sta portando alla luce le fragilità del sistema economico su cui si base il nostro Paese. In particolare in questo periodo stanno emergendo i disagi che si trovano ad affrontare i tanti lavoratori precari e quelli in nero. Baby sitter, giardinieri, badanti sono solo alcuni dei soggetti ai quali il “restate a casa” ha tolto ogni possibilità di percepire uno stipendio. Nasce anche da questa esigenza l’ultimo decreto del presidente Conte per aiutare, tramite i comuni, questi soggetti “fragili”. Ma, da sempre, le associazioni di volontariato, in primis le Caritas parrocchiali, hanno aiutato questi soggetti e stanno continuando a farlo anche adesso. Abbiamo rivolto qualche domanda al direttore della Caritas diocesana di Agrigento, Valerio Landri.
Da quando è cominciata l’emergenza Covid-19 stanno emergendo le criticità del tessuto sociale dei nostri comuni con l’emergere delle povertà tenuto conto che il “restate a casa” costringe a casa anche chi lavora in nero o saltuariamente. A quasi un mese dal primo decreto Conte che estendeva la zona rossa a tutta la Penisola quali dati emergono nella nostra Diocesi?
Sicuramente ad essere più colpiti economicamente da questa pandemia sono quanti lavoravano “in nero” o avevano lavori precari o stagionali. La chiusura delle attività di ristorazione e turistico-ricettive, come anche la limitazione del ricorso, colf-badanti, baby sitters, giardinieri… ha implicato il venir meno di ogni forma di reddito. Ad essi vanno però aggiunti anche quanti stanno subendo con più fatica l’isolamento forzato: pensiamo agli anziani, che si trovano spesso davanti ad una forte limitazione delle relazioni familiari, comprendono di essere i più esposti ai rischi del contagio e pertanto possono trovarsi in una situazione di profonda preoccupazione. Pensiamo anche ai detenuti, che vedono limitate le occasioni di socialità e vivono a distanza nella preoccupazione per la salute dei propri cari. Pensiamo ai disabili e alle loro famiglie: la quarantena limita fortemente il supporto di organizzazioni di volontariato che li supportavano nella gestione della disabilità.
I soggetti che chiedono aiuto agli sportelli di Caritas presenti nelle parrocchie sono aumentati? Quali le principali richieste?
Sono sicuramente aumentate le richieste di supporto alimentare, che rappresenta sicuramente il bisogno più immediato per una famiglia che ha visto venire meno la fonte di reddito. Ad esse si accompagnano le richieste relative a sostegno all’abitare (canoni di affitto e utenze). Se è vero che è concessa maggiore tolleranza in questo periodo, è anche vero che al termine della quarantena le famiglie si troveranno a dover pagare diverse mensilità di affitto ed utenze considerevolmente più alte. Per questo è necessario aiutare le famiglie a far fronte a queste spese di mese in mese, in modo graduale e più sostenibile.
La chiusura al culto delle nostre parrocchie, insieme alla paura del contagio, ha fortemente limitato (o quantomeno rivisto nelle modalità) il servizio delle Caritas parrocchiali, gestite da volontari. Ciò ha comportato un incremento del servizio del Centro di Ascolto Diocesano, che disciplina anche l’accesso ai servizi Caritas esistenti in città: la mensa serale e le accoglienze.
A supporto delle Caritas parrocchiali, la Caritas Diocesana ha già disposto nell’ultima settimana contributi per oltre 20mila euro per il sostegno alimentare. Tante altre richieste stanno arrivando in questi giorni. Ipotizziamo che gli interventi supereranno nel complesso i 100mila euro in poco tempo.
In questi giorni tutti le organizzazioni caritative presenti in città siete riuscite a creare una sorta di task force in cui mettere insieme tutti gli aiuti e permettere così di scovare anche i “furbetti” della carità?
Le circolari ministeriali attribuiscono giustamente ai Comuni il coordinamento degli interventi. Caritas Diocesana Agrigento ha manifestato piena disponibilità alla collaborazione. Siamo in attesa di indicazioni precise su come coordinare gli interventi. Faccio presente che le misure di questi giorni parlano principalmente di contributi al sostegno alimentare: resteranno ancora abbastanza scoperte le azioni a supporto dell’abitare (affitti e utenze), al diritto allo studio (servizi di sostegno scolastico), nonché le esigenze di accoglienza delle persone senza dimora e quelle alimentari coperte con le mense sociali. Noi continueremo a presidiare questi servizi, salvo diverse indicazioni. Spero vivamente che tutte le organizzazioni di volontariato accettino di collaborare.
La raccolta fondi a sostegno delle povertà sta iniziando a dare i primi risultati perché chi legge dovrebbe fare una donazione per Caritas Agrigento.
Caritas Diocesana Agrigento ha attivato una doppia campagna di raccolta fondi. Il conto corrente è il medesimo, ma cambia la causale.
Con la Campagna #diamociunamano-covid19 ci prefiggiamo l’obiettivo di supportare gli sforzi di medici e infermieri dei reparti di terapia intensiva della nostra provincia. Abbiamo già donato attrezzature per 30mila euro all’Ospedale di Agrigento. Con quello che raccoglieremo ancora acquisteremo altre attrezzature che potranno tornare utili anche ad altri Ospedali agrigentini. Sappiamo bene che la responsabilità di attrezzare gli Ospedali dovrebbe essere degli Enti pubblici, ma sappiamo anche che nell’attesa dei tempi pubblici tanta gente rischia di morire; cCon le donazioni generiche a sostegno delle povertà invece continueremo ad offrire sostegno alimentare e all’abitare.
Le donazioni potranno esser fatte sul c/c bancario di Banca Intesa S. Paolo intestato a Arcidiocesi di Agrigento IBAN: IT 69 Y 03069 09606 100000006841
Causale: diamociunamano Emergenza COVID19 +NOME e COGNOME o RAGIONE SOCIALE DEL DONANTE
Oppure Donazione Caritas per Sostegno povertà + NOME e COGNOME o RAGIONE SOCIALE DEL DONANTE