In questi giorni tutto sembra essersi fermato a causa del rischio contagio. Lo smart working (il lavoro da casa) ha permesso e permette ad una pluralità di soggetti di poter continuare tranquillamente l’attività lavorativa, ma non è così per tutti. Ci sono delle professioni come ad esempio quella dell’odontoiatra che non possono più essere svolte proprio a causa dell’elevato rischio contagio, tenuto conto di tutte le misure affinché questo non avvenga. Proprio per raccontarci cosa significa essere odontoiatri al tempo del Covid-19 che vi proponiamo la riflessione della dott.ssa Gerlandina Fucà e del dott. prof. Alessandro Scardina docente di Malattie Odontostomatologiche all’Università di Palermo.
La pausa forzata di questi giorni porta a fare una profonda riflessione.
Il sistema messo in atto nella nostra quotidianità, fatto di gesti ripetuti e frenetici, doveri da assolvere ed orari da rispettare, scadenze ed obblighi materiali e morali, sembra non essere così perfetto come pensavamo.
D’un tratto è crollato come un castello fatto di tanti mattoncini di plastica che cede sotto i colpi di un bambino vivace.
Ma, questa volta, ad abbattere il castello non è un virgulto indifeso e innocente, ma un nemico invisibile a cui l’immaginario collettivo dà infinite facies.
Il passo dalla certezza (o meglio da ciò che per noi era, fino a qualche giorno fa, certo ed indiscutibile) al senso di smarrimento e all’incertezza è stato breve.
Tralasciando ogni valutazione sulle scelte governative, disposte sulla scorta di valutazioni medico-scientifiche di luminari in campo epidemiologico, volte alla soluzione del problema primario, ossia la salvaguardia della salute pubblica ed il “salvataggio” di quante più vite possibile, il mondo dell’Università ha dovuto far fronte a questa emergenza, stravolgendo e modificando, non senza difficoltà, la propria impostazione organizzativa, pur di garantire il normale svolgimento della didattica.
E adesso, dopo i primi giorni di rodaggio e collaudo, sta continuando a sviluppare i percorsi didattici e a mantenere “vivi” i contatti tra docenti e discenti. Il tutto è, però, accompagnato da qualche perplessità, più o meno motivata. Anche i liberi professionisti devono fare i conti con l’attuale stato di fatto. E, diciamo pure, che devono fare i conti nel vero senso del termine.
Se, infatti, da un lato per una ragione morale e di buon senso, volta a tutelare la salute della collettività oltre che la loro, sono costretti a chiudere i battenti e rimanere non operativi per chissà quanto tempo, dall’altro devono relazionarsi con strumenti normativi di decretazione di urgenza che, in ragione della loro indifferibilità e tempestività, non sempre rispondono con immediatezza alle richieste di categoria.
Ecco, quindi, che le associazioni di categoria e gli ordini previdenziali stanno lavorando al fine di anticipare, con misure di welfare, la fruizione di benefici economici a favore degli associati.
Certo è che, indipendentemente da ogni direttiva in area medico-odontoiatrica, la conoscenza maturata nei corsi di studio e nel campo professionale ha imposto e dettato a tutti la necessità di sospendere a tempo indeterminato la nostra professione odontoiatrica.
I più recenti dati della letteratura scientifica internazionale danno proprio gli odontoiatri e gli igienisti dentali come le figure sanitarie sia più a rischio di contagio personale che dei propri pazienti.
Se infatti il COVID 19 si trasmette per via aerea, immaginiamo cosa potrebbe accadere se un paziente positivo asintomatico si presentasse alla nostra osservazione. Ipotesi remota? Oggi, alla luce dei numeri quotidiani, assolutamente no! L’aerosolizzazione dei liquidi, saliva inclusa, l’air-flow, l’impossibilità a mantenere le distanze di sicurezza, la mancanza di dispositivi di protezione individuale adatti alla prevenzione dell’infezione COVID 19, nelle suddette strutture sanitarie rappresentano ulteriori elementi molto difficili da controllare o, peggio ancora, di assoluta non-conoscenza per evitare la diffusione del virus.
E, se pure riuscissimo a rispettare tutti i protocolli per i sanitari, riusciremmo a fare la stessa cosa per i nostri pazienti? Cioè riusciremmo a utilizzare camici impermeabili, cuffie, calzari, per proteggerli? E se pure ci riuscissimo, noi abbiamo bisogno della bocca aperta dei nostri pazienti e, certo, non possiamo interrompere la loro respirazione!!
Allora ci chiediamo, cosa fare? Le urgenze e le procedure indifferibili viene detto.
Bene, la risposta a noi non sembra soddisfacente, perché nemmeno queste azzerano il rischio, questo deve essere noto a tutti. Chi di noi si sottoporrebbe ad una terapia con la consapevolezza che il rischio di infezione non è nullo?
Quello che fino a ieri era assolutamente garantito nelle strutture sanitarie, oggi, alla luce del fatto che ci stiamo confrontando con un virus di cui troppo poco ancora sappiamo, il rischio zero non si può affermare più. Questo vale per oggi e, temiamo, anche per l’immediato futuro, fino a quando un vaccino e la conseguente vaccinazione non verrà messa a regime.
Quindi, l’auspicio deve essere, comunque, il non abbandono dei nostri pazienti, potendo attrezzarci nell’era delle tecnologie con visite a distanza e con la possibilità di somministrazioni farmacologiche volte al controllo del dolore odontoiatrico, che deve essere la prima motivazione di urgenza. Insieme a ciò tanto altro in diretta telematica può essere guidato, sta al buonsenso ed alle indubbie capacità di ogni professionista.
In questo momento “stare a casa e dare consigli terapeutici a distanza” diventa il dovere deontologico di ognuno di noi. La lunga esperienza professionale ci dice che questo è possibile, certo senza non poche difficoltà, e ci suggerisce anche che il numero delle “urgenze/emergenze” non può essere tale da giustificare continue presenze immotivate nei nostri studi/ambulatori professionali.
La statistica è una scienza che non lascia nessuno spazio a comportamenti soggettivi, in questo momento abbiamo bisogno di eroi che sappiano stare a casa, al fine di evitare un incremento della pandemia. Le notizie di questi giorni riferite dall’Enpam (sospensioni di mutui, leasing, anticipo pensionistico, indennità, cassa integrazione) non danno spazio ad atteggiamenti di “odontoiatri eroi”! I veri eroi, in questo momento, rispettano tutta la collettività e non il proprio tornaconto economico, quindi restiamo a casa!!
È chiaro che il restare a casa non è definitivo, ricominceremo e saremo più forti e migliori di prima, si spera.
Con l’augurio di uscire da questo limbo nel più breve tempo possibile, ognuno di noi faccia il proprio dovere nel migliore dei modi e, soprattutto, tenga bene in mente una cosa: La vita inizia dove finisce la paura (Osho).