“Per una cultura della vita e della famiglia”

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Si è svolto il 3 marzo 2023, nel salone della Chiesa Sacro Cuore di Gesù alle Rocche di Agrigento – promosso dal CAV, Movimento per la vita, Alleanza Cattolica e “Ass. Family Day” – l’incontro sul tema “Per una cultura della vita e della famiglia”. Il momento di riflessione,  moderato da Salvatore Pezzino, ha visto come relatori Massimo Gandolfini, presidente nazionale del Family Day, Pino Morandini, vice presidente del Movimento per la Vita, e Domenico Airoma, vice presidente del centro studi Rosario Livatino e reggente nazionale vicario di Alleanza Cattolica.
Dopo il saluto del parroco, don Mario Sorce, è intervenuto per primo il prof. Gandolfini che ha sottolineato come il Family Day è nato dall’amore spontaneo per la vita e la famiglia ed è cresciuto grazie a tante famiglie disposte a manifestare e a combattere per la loro dignità e la loro esistenza. In questa direzione, ha aggiunto, dobbiamo impegnarci per dare grande visibilità al mondo della famiglia per richiamare l’attenzione della politica sul tema perché la famiglia ha ribadito non serve solo ai cattolici ma è fondamento della vita civile. Il dottor Pino Morandini ha parlato di una società civile che oggi si trova all’interno di un complesso processo culturale che evidenzia una permanente incertezza di fronte al nuovo che sta emergendo. E mentre vanno salutate positivamente le numerose conquiste di condizioni di vita più umane su svariati versanti, ha ribadito che non si può non osservare con preoccupazione lo strisciante prevalere di un certo relativismo etico che investe anche la politica con ricadute che colpiscono in particolare le fasce deboli della società. Riemerge quindi con forza – ha continuato – la centralità della questione antropologica e quindi non si possono accantonare problemi divenuti nodali per le democrazie postmoderne quali la famiglia, la libertà educativa, la denatalità, l’eutanasia, l’aborto, ecc, ma la vita, ha concluso, vincerà.
Il dottor Airoma ha iniziato il suo intervento ricordando il suo lavoro di magistrato e come sia rimasto colpito dalla storia del collega Rosario Livatino pur non avendolo incontrato personalmente. La sua storia – ha detto – mi consola perché vuol dire che si può andare in paradiso anche facendo il giudice. Si è poi soffermato su come si promuove una cultura a favore della famiglia e della vita che sono due dati della natura, un fattore da tenere sempre presente, ha affermato.
A proposito di alcune proposte di legge in netto contrasto con tale premessa, ha dichiarato inoltre, che i cattolici sapranno trovare il coraggio di non farsi cancellare dalla cultura di morte dominante e sapranno guadagnarsi il sostegno di tanti, anche non credenti, che non vogliono cedere alle mode dominanti perché intendono testimoniare pubblicamente la verità e il bene in nome di quella dignità e spetta ad ogni uomo e che non è negoziabile.
Dopo gli interventi programmati si è aperto un momento di confronto con diverse domande da parte del pubblico rivolte ai relatori.

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