Ieri sera, mercoledì 24 agosto 2022, al teatro Valle dei Templi di Piano San Gregorio, è andata in scena – tanto attesa, apprezzata ed applaudita dal numeroso pubblico presente – l’Aida di Giuseppe Verdi.
La scenografia dell’Antico Egitto (obelischi, monumenti, statue di divinità, attori, coro e ballerini in costume) si è fusa, in un mix di luci e fuochi, in un posto unico, ai piedi del tempio di Giunone che si stagliava sullo sfondo divenendo un tutt’uno con la scenografia mentre, a poca distanza, il Concordia, quasi sospeso nel buio, sovrastava tutti e tutto, come spettatore d’eccezione e muto testimone di una opera che Verdi scrisse per l’inaugurazione del nuovo teatro del Cairo, dove andò in scena il 24 dicembre 1871, di cui conosciamo, certamente, il famoso brano della Marcia Trionfale e la cui trama abbiamo imparato a conoscere sui banchi di scuola ed in tv (qui) ma che conserva intatta la sua attualità.

Mentre seguivo lo spettacolo, accanto a me G. la figlia tredicenne di amici, più interessata e preparata all’evento (aveva studiato, la trama a casa e portato con se il copione dei quattro atti su un supporto digitale) di certi adulti affaccendati in ben altro, tra selfie e “passarelle” con le signore, e non solo, a faticare, sui tacchi, col pavimento in legno ormai segnato dal tempo e forse bisognoso di un un restauro, ed i signori intenti, fazzoletti alla mano, a ripulirsi le scarpe che le mogli avevano lucidato a festa poco prima, ma che si erano vistosamente impolverate, nel breve tragitto tra il parcheggio della piana e la platea.
L’allestimento dell’opera che il pubblico ha potuto vedere è stato a cura del coro lirico Mediterraneo e dell’orchestra “Città di Ferrara”, diretta da Alessandra Pipitone . Il cast che ha dato voce e forma ai personaggio verdiani era composto da: Natasa Kàtai, (Aida), Alberto Profeta (Radamès) Silvia Pasini (Amneris), David Cervera (Ramfis) Noh Dongyong (Amonasro), Angelo Sapienza (il re d’Egitto), Francesco Ciprì (un messaggero) e Valentina Vinti (una sacerdotessa). Gli allestimenti e le coreografie erano di Stefania Cotroneo
E così mentre sul palco gli attori recitavano … ogni tanto guardavo la piccola spettatrice accanto a me, incollata alla sua sedia, tutt’altro che stanca e intenta a lamentarsi, come facevano i più grandi, nel bel mezzo dello spettacolo, per la mancanza di copertura 4G impossibilitati a comunicare col mondo (che dramma!), a postare sui social la loro presenza all’evento o a rispondere ai messaggi WhatsApp di amici e amiche seduti in platea a poca distanza.
Tra una scena e l’altra, guardando G. , mi sono detto: Agrigento, merita di diventare Capitale italiana della Cultura – non solo per la sua storia, i suoi monumenti e le tante bellezze che il buon Dio ha seminato a piene mani, ma anche per i tanti ragazzi e le tante “Aida agrigentine” di cui la nostra città può andare fiera (puntualmente, però, messi ai margini o non considerati dai “tiranni” di turno) e che a differenza di noi adulti, sono capaci di apprezzare il buono e il bello, l’arte e la cultura ma anche di innescare rivoluzioni e lottare contro i prepotenti di oggi per un mondo più giusto e libero. A pensarci bene i temi dell’Aida (donne schiacciate da tiranni, oppressione ed esilio di un popolo contro un altro, guerre inutili, la speranza del ritorno alla loro terra per i tanti che oggi approdano sulle nostre coste…) sono di una sorprendente attualità che nell’Aida di Verdi si intrecciano in una storia d’amore dove i protagonisti scelgono la morte per andare contro i dettami imposti dal potere.