Mercoledì 22 agosto la comunità di Grotte si è fermata per celebrare i funerali del concittadino Vincenzo Licata, una delle 43 vittime del crollo del Ponte di Genova che da diversi anni viveva a Vicenza, doveva aveva creato una società di trasporti che operava in tutto il territorio nazionale. Il sindaco Alfonso Provvidenza ha sospeso le attività del cartellone estivo grottese, disposto il lutto cittadino con le bandire a mezz’asta e rivolto l’invito ai commercianti, di tenere le saracinesche abbassate durante la celebrazione dei funerali che si sono tenuti nella Chiesa madre di Grotte, insufficiente a contenere i tanti che hanno voluto pregare e rendere omaggio a Vincenzo Licata, e stingersi attorno ai parenti, in particolare alla mamma, alla moglie e ai due figli, Stefano e Laura.
Presenti al rito anche le massime autorità civili, militari e religiose del comune, con in testa il sindaco Alfonso Provvidenza, con accanto il sindaco di Racalmuto Emilio Messana, e tanti amici che con Vincenzo condividevano la passione per la musica e non solo.
A presiedere le esequie il vicario generale, mons. Melchiorre Vutera; con lui hanno concelebrato tutti i presbiteri di Grotte.
L’omelia del Vicario Generale, mons.Melchiorre Vutera
“Ci siamo riuniti in preghiera – ha esordito durante l’omelia padre Vutera – per invocare la consolazione di Dio e stringerci col nostro affetto e la nostra amicizia attorno alla Famiglia Licata per la tragica scomparsa di Vincenzo; è un dolore nel quale tutti ci sentiamo coinvolti: la comunità ecclesiale e civile di Grotte, le autorità civili e militari, i parenti, gli amici e le tante persone che, in diversi modi, hanno manifestato la loro vicinanza”. mons. Vutera si è fatto latore del saluto e dell’abbraccio dell’Arcivescovo, card. Francesco Montenegro: “Si unisce spiritualmente – ha detto all’inizio del rito – – anche il nostro Arcivescovo che in questo momento si trova fuori per impegni pastorali. Mi ha chiesto di fare arrivare alla Famiglia Licata il suo saluto e il suo abbraccio unito ad una fraterna preghiera. Ci sentiamo – ha proseguito mons.Vutera – una sola famiglia e insieme ci stringiamo attorno al nostro fratello Vincenzo e a quelle delle altre vittime per abbracciarli in questo passaggio dalla terra al cielo. Ci stringiamo al dolore indescrivibile della sposa, dei figli, della mamma, dei familiari e parenti tutti. A voi, cari amici – ha detto rivolto ai parenti – , diciamo che il vostro ed anche il nostro dolore è espressione del dolore generale di tutta la città di Grotte, degli agrigentini e dell’intera comunità ecclesiale. Questo è un dramma di tutti. Non ci sono aggettivi adeguati per commentare questo modo atroce di morire. È accaduto ciò che non dovrebbe mai accadere su un viadotto, via necessaria per la vita quotidiana di molti, un’arteria importante per lo sviluppo di una città, transitato quotidianamente da numerose persone per le loro necessità ed anche per ostruire un futuro sereno e dignitoso per sé e la propria famiglia. Un ponte che non è soltanto un pezzo importante di autostrada, ma un’arteria essenziale per lo sviluppo di una regione e, idealmente, un luogo che serve per avvicinare, per unire due poli distanti ma che in questo caso, per l’incuria degli enti preposti, dalla costruzione alla manutenzione, ha tragicamente diviso e distrutto tante vite e tante famiglie. Tutte le morti – ha proseguito – sono brutte, ma queste sulle strade dove dovremmo viaggiare sicuri sono ancora più tragiche. E non posiamo rassegnarci a queste morti; non possiamo abbassare l’attenzione di fronte a queste tragedie. Tutti dobbiamo sentirci indignati e coinvolti. Certo ciascuno secondo le proprie responsabilità perché nulla avviene per caso. Ai nostri governanti, ai responsabili della cosa pubblica, – davanti alla morte di questi 43 fratelli – chiediamo più attenzione e più tutele per una corretta esecuzione delle opere pubbliche, più controlli perché sia sempre debitamente protetta la vita e la dignità di ogni cittadino. Ma anche se dovesse arrivare la risposta a questo bisogno di giustizia rimane il grande vuoto per la morte di questi nostri fratelli. Consapevole della delicatezza del momento – ha proseguito – non voglio dire tante parole. Mi rendo conto che forse sarebbe più utile il silenzio e il raccoglimento. Tuttavia penso che cristianamente non possiamo tacere la parola della fede, quella che timidamente si colloca alla porta di questa tragedia e che ci può sostenere nell’affrontare il dolore per un distacco così doloroso. Ho scelto come brano di Vangelo la morte di Gesù in croce. Penso che i familiari e, in parte, tutti noi, avvertiamo in questo momento gli stessi sentimenti della madre di Gesù e dei suoi parenti. Quella croce, come la morte di Vincenzo e delle altre persone, appare come un’immane tragedia, una sofferenza ingiustificata, un evento improvviso che non si riesce a capire e a sopportare.
Cosa puoi dirci – si è chiesto padre Vutera – oggi la fede che insieme cerchiamo di professare in questa celebrazione eucaristica? Da credente, prima ancora che da sacerdote, penso che la fede più che darci una risposta ci autorizzi a sollevare tante domande: perché? Come è potuto succedere? Perché proprio loro? Quanti interrogativi e quanti dubbi! Non riceveremo una risposta completa ma sapere che possiamo rivolgerci a Dio ci permette di avere la certezza che possiamo aggrapparci a Lui; possiamo invocarlo in questo momento; possiamo gridare a Lui il nostro dolore perché siamo certi che Lui lo ascolterà, lo custodirà e starà dalla nostra parte. Nella preghiera sperimenteremo che Lui non è spettatore inerme della nostra sofferenza ma, in questo momento piange con noi, riempie il suo cuore con le nostre lacrime nell’attesa che anche il nostro cuore si faccia consolare dalle sue lacrime di passione per noi. In questo modo sperimenteremo – la famiglie Licata in particolare – di non essere soli. Non è facile ma questa debole fede – ha proseguito – permetterà di aprire un piccolo varco alla speranza, quella che serve per andare avanti, per continuare a lottare con dignità scommettendo nella vita… Il mistero della sofferenza mantiene tutta la sua forza ma con la piccola fiaccola della fede nella risurrezione rimane un mistero che si può affrontare. La croce di Gesù di oltre duemila anni fa ci insegna che quando si lotta, si crede e si spera si accende sempre una piccola fiammella di risurrezione; la stessa che invochiamo per Vincenzo e per quanti hanno perso la vita in questo tragico evento.
Lo so che oggi – ha concluso mons.Vutera – parlare di Risurrezione e di vita eterna risulta difficile. Ma non dobbiamo esitare a mischiare le nostre lacrime con queste parole. Pronunciarle significa non solo credere che Vincenzo e tutti gli altri sono stati accolti nella gloria di Dio ma anche riconoscere che tutto il bene che hanno compiuto, il loro attaccamento al dovere, la loro voglia di vivere e la forza che hanno manifestato in tante occasioni della vita non finiscono qui e ora ma superano i limiti della tragedia di qualche giorno fa, i limiti del tempo e dello spazio ed entrano come piccolo seme nel terreno della nostra storia per portare frutto a suo tempo. Questa speranza ci sostiene, questa fede vogliamo professare insieme; proprio come unica famiglia desideriamo stringerci alla famiglia Licata, impegnandoci a pregare perché il Signore li sostenga in questo momento così tragico. Non conoscevo personalmente Vincenzo, ma quanti lo avete conosciuto avete testimoniato di lui che era una brava persona, stimato da tutti: una persona vivace, allegra, solare e disponibile, grande lavoratore, appassionato e amante della musica. E così lo vogliamo ricordare, come ha detto in una intervista la figlia Laura: chiamato per allietare con la sua musica anche il paradiso. A tutti noi profondamente scossi da questo grave incidente il Signore doni la capacità di alzare lo sguardo verso di Lui e di riprendere il difficile cammino della vita. Concludo, con le stesse parole del Card. Bagnasco al funerale di Genova. “Alziamo lo sguardo: la Madonna Assunta al cielo ci invita anche in questo momento guardare in alto, verso Dio, fonte della speranza e della fiducia. Guardando a Lui eviteremo la disperazione e potremo tornare a guardare con coraggio il mondo, la vita, le nostre Città. Potremo guardarci gli uni gli altri e riconoscerci fratelli, perché figli dello stesso Padre ben oltre ogni differenza. Potremo rinnovare la fiducia reciproca e consolidare la vicinanza di queste ore. Potremo costruire ponti nuovi e camminare insieme”.
Arrivederci in paradiso, fratello Vincenzo.
Il ricordo del sindaco Alfonso Provvidenza
Prima del corteo funebre verso il cimitero di Grotte dove la famigli aha voluto venisse seppellito, hanno preso la parola il sindaco Alfonso Provvidenza che lo ha ricordato come “ un uomo speciale, una persona perbene, un grande lavoratore, un punto di riferimento, un uomo che ha dedicato la propria vita alla famiglia, agli amici e dal lavoro…” il sindaco ha chiesto per Vincenzo è per le altre vittime del crollo, giustizia; ed ha aggiunto “in un momento così critico richiede alle istituzioni, tutte nessuna esclusa, la massima condivisione e la massima unità politica ed amministrativa possibile”.
La lettera degli amici di Dueville
Dopo l’intervento del Sindaco sono state lette due lettere. La prima del Gruppo Bandistico “Note in Allegria” di Dueville, l’associazione musicale di cui Vincenzo era cofondatore insieme ad altri appassionati di musica. “Vincenzo per “Note in Allegria” era un vero jolly. Passava – vi si legge – dal basso tuba al clarinetto con la massima facilità, non si preoccupava se aveva o no la partitura, il suo orecchio musicale era pazzesco….la sua cultura spaziava dalla musica popolare, operistica e moderna e tutto gli veniva facile…….perchè era l’amore e la passione che lo trasportavano. Vincenzo è sempre stato un grande lavoratore ma il poco tempo libero che aveva lo dedicava sempre alle prove di musica e alla partecipazione agli eventi musicale, molto spesso portando via tempo alla sua famiglia che per vederlo e stargli vicino doveva assecondare la sua passione e accompagnarlo durante le varie manifestazioni. Ma grazie a questo abbiamo avuto tutti la possibilità di conoscere e apprezzare la bontà di Filomena, di arricchire il gruppo musicale con la presenza tra i musicisti di Laura…con Stefano non ce l’abbiamo fatta ma non disperiamo. Ci riproveremo anche con lui… Nonostante la Sicilia lo abbia costretto ad allontanarsi – continua la lettera – per poter dare un futuro e un occasione di riscatto alla sua famiglia Vincenzo non l’ha mai dimenticata e non perdeva l’occasione di farcela conoscere con i suoi tanti ricordi e aneddoti… (leggi il testo integrale)
Il ricordo del Gruppo Bandistico “Giuseppe Verdì di Grotte
Prima del concedo finale ha preso la parola anche un rappresentate del Gruppo Bandistico “Giuseppe Verdì di Grotte che ha ricordato Vincenzo per la sua Grande generosità. “ la sua casa-ha detto È sempre stata aperta… aveva sempre quelle sorriso stampato in viso, le due guance notte rosse e la battuta sempre in canna. Mi sono sempre chiesta chi fosse l’autore di certe sue generate.. Sorrideva sempre anche quando si trattava di lavorare. La sua allegria e la sua grande volontà hanno fatto sì che in ogni ambito venisse apprezzato è rispettato… di lui non è rimasta traccia indelebile nei cuori di coloro che si sono imbattuti sulla sua strada. Mi piace ricordarlo-ha continuato-intento a divertirsi con la musica, una delle sue più grandi passioni. A casa sua non mancava mai…”
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