L’esperienza agrigentina degli scouts e guides de France di Montpellier

547

Romain, Victor, Lucile, Clémentine e Paul (19-21 anni), scouts e guides de France di Montpellier  sono stati ad Agrigento dal 19 luglio al 8 agosto per conoscere più in profondità la realtà migratoria. Sono stati ospitati dalla Caritas con la quale hanno collaborato con un impegno di mezza giornata e nel resto del tempo sono stati accompagnati dalle Missionarie Secolari Scalabriniane. Tre settimane di incontri, condivisione e servizio che hanno inciso nella loro vita.

Paul scrive: “Sono felice di aver avuto l’opportunità di conoscere Agrigento più a fondo. È una città piena di contrasti, il pragmatismo degli edifici recenti contrasta con la fantasia delle stradine, l’eleganza dei suoi abitanti con la loro condizione, il fascino del suo centro storico con la sua scarsa manutenzione.
La mediazione linguistica di una missionaria ci ha permesso di inserirci bene poiché la lingua era il nostro primo ostacolo. Senza dubbio questa esperienza ci ha avvicinato alla situazione dei migranti e dei rifugiati che abbiamo incontrato. La nostra lingua, che non ci permetteva di scambiare facilmente con gli italiani, si è rivelata in diverse occasioni una risorsa di fronte ai migranti, molti dei quali erano francofoni.

A guidare le nostre giornate è stata la scoperta degli altri, della città, di noi stessi. Sono stato profondamente toccato dalla scoperta dell’impegno dei dipendenti della Caritas e dei volontari. Sapevamo già qualcosa dei problemi della migrazione e delle difficoltà affrontate da chi la vive, ma il costante lavoro della Caritas ci ha stimolati e coinvolti.

L’incontro con uomini e donne che decidono di dedicare la loro vita ad aiutare il prossimo che mi ha lasciato l’impressione più grande. Anche la scoperta delle missionarie secolari scalabriniane è stata una grande sorpresa per me; ho visto queste donne pensano sempre agli altri prima che a se stesse. Sono felice di aver trovato in molti dei miei incontri i valori dello scoutismo.”

Durante la loro ultima settimana, dopo il loro servizio alla Caritas, gli Scouts e le Guides di Montpellier hanno partecipato al campo giovani di Senago. Alla fine del campo con le persone incontrate abbiamo fatto una piccola festa. In questa occasione Clémentine ha rinnovato la sua promessa scout con queste parole:
“Mi rendo conto della mia fortuna di essere viva. So che questo posto sulla Terra mi è stato dato per un tempo limitato, quindi mi sono promessa di non dimenticare mai nella vita di amare senza limiti, di donarmi alle persone che incontro, perché la felicità è l’unica cosa che raddoppia se la si condivide. Sono sicura di poche cose, ma certa che gli scouts sono una chiave essenziale per un mondo migliore, per unirci invece di dividerci, per amarci invece di combatterci.

Ho imparato molto qui. Non dimenticherò mai che ci sono persone che rischiano la vita ogni giorno nella speranza di un mondo migliore. Prometto di cercare di rendere questo mondo un po’ migliore con quello che sono, che ho e che posso fare. Negli incontri di questi giorni in cui la comunicazione linguistica è stata una sfida, ho capito che il vero messaggio è negli occhi dell’altro. Questo linguaggio è universale. Ho visto persone che non hanno il mio stesso colore della pelle né la mia stessa religione … ridere, piangere e amare come me. “

 

Al suo ritorno a Montpellier (F), Romain scrive:

“Questa mattina sono andato a vedere il mare, che di solito mi riflette la tranquillità di una vacanza. Non è più lo stesso di prima. Qualcosa è cambiato. Ho davanti agli occhi i gommoni di fortuna, sento ancora le voci di Amar e Mohammed, vedo tutte le persone incontrate. Tutte quelle vite che hanno attraversato il Mediterraneo. La stessa acqua che c’era ad Agrigento e che ritrovo qui a casa mi porta alla mente una parola: speranza. Capisco che la mia esperienza in Sicilia mi ha segnato, che la mia casa contiene anche un altrove. I confini si sono dissolti, ovunque è casa.

Mare, mi ricordi che sei una strada per la morte, ma anche una strada per la vita. I miei punti di riferimento sono crollati. Ho toccato la vita pulendo delle tombe di rifugiati eritrei che non sono sopravissuti alla traversata. Ho abbracciato la vita ascoltando le persone incontrate. Sono diventato più ‘debole’ e ho imparato che più siamo ‘fragili’, più possiamo costruire speranza. Anch’io ho deciso di credere in ciò che mi dice il cuore.”

Béatrice, missionaria secolare scalabriniana