Una capanna del presepe un po’ particolare quella realizzata quest’anno nella parrocchia Santi Pietro e Paolo a Montevago. Due lastre di eternit coprono il bambino Gesù avvolto in fasce vegliato da Maria e Giuseppe.
“Il Natale è Dio che si incarna nei problemi della gente – ci dice il parroco don Emanuele Casola – e noi quest’anno ci siam voluti interrogare sul problema della presenza di amianto e delle sue conseguenze nel nostro territorio. In maniera semplice ed essenziale abbiamo pensato di realizzare un presepe con due lastre che richiamano quelle di eternit. Il messaggio – prosegue don Emanuele – su cui vogliamo far riflettere è avere chiarezza su chi spetta garantire che non vi sia più amianto nelle città”.
“Sono passati 50 anni – ci spiega un parrocchiano della comunità di don Casola – da quando lo Stato ha costruito le baracche post terremoto con le coperture e parti in eternit e 26 anni dalla legge che ha messo al bando il materiale contenente amianto. Tuttavia il comune di Montevago presenta, ancora oggi, nel centro urbano circa sei mila metri quadri di eternit distribuiti nei tre villaggi post terremoto, Villaggio Trieste, Tempo e Bergamo, villaggi costruiti nel luglio del 1968 le cui baracche furono assegnate ai cittadini di Montevago. Nel 2013 il governo – prosegue il nostro interlocutore – finanziò 10 milioni di euro per lo smaltimento dell’amianto nella Valle del Belice, la quota per Montevago era di un milione e centro mila euro ma non comprendiamo che fine abbiano fatto questi soldi ed il perché ancora, anche alla luce della legge regionale del 2014, nulla è ancora accaduto”.
A Montevago, a distanza di 50 anni, è presente questo pericoloso killer silenzioso di cui ci si accorge nel momento in cui qualcuno si ammala e nei casi peggiori muore. Nei comuni della Valle del Belice, alcuni dei quali ancora portano i segni del terremoto di cinquant’anni fa, i cittadini vogliono e chiedono la bonifica dei territori e che non si muoia più a causa della presenza di amianto. “L’amianto uccide – ci dice salutandoci don Emanuele – ma il silenzio pure”.