Il 4 gennaio 2025, la Fondazione Miraglia con il suo presidente Nico Miraglia, figlio di Accursio e la delegazione agrigentina della CGIL, guidata da Alfio Mannino, hanno invitato la cittadinanza saccense alla presenza di numerosi esponenti delle Istituzioni cittadine e provinciali, a far memoria della figura del Sindacalista ucciso dalla mafia agraria nel 1947. Relatori d’eccezione: don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, il magistrato Salvatore Vella e il teologo Enzo Di Natali. Dopo aver deposto fiori e reso omaggio in mattinata alla sua tomba, come accade ogni anno, ci si è ritrovati presso il salone della Chiesa della Perriera per un Convegno, in cui è stata ricordata appunto la figura poliedrica di Miraglia, ucciso dalla mafia agraria per aver promosso e organizzato una protesta collettiva democratica, per l’attuazione della Legge Gullo-Segni, cioè l’assegnazione delle terre di feudi incolti alle masse siciliane di braccianti agricoli nel dopoguerra, come prevedeva quella Legge da poco approvata a Roma, che le minacce dei mafiosi locali impedivano di far applicare. Dopo l’intervento iniziale di Alfio Mannino, in rappresentanza della CGIL, c’è stato l’intervento del procuratore della Repubblica Vella che opera a Gela, il quale ha presentato le motivazioni di carattere nazionale ed internazionale che determinarono l’assassinio, attraverso un’ampia analisi della “illegalità protetta”, quel fenomeno con cui le mafie assicurano protezione a personaggi istituzionali corrotti. Miraglia era cosciente del rischio e della pericolosità di ciò che aveva avviato e coraggiosamente portato avanti: un moto popolare che reclamava giustizia in modo pacifico, ma deciso. La partita in gioco non era solo locale, come dimostrano gli omicidi di tanti altri sindacalisti in Sicilia in quegli anni, oltre alla strage di Portella della Ginestra, avvenuta il 1 maggio di quello stesso anno. Subito dopo, è intervenuto il teologo Enzo Di Natali, che ha presentato gli Atti del Convegno sulla Teologia della Liberazione in Miraglia, svoltosi a Sciacca il 13 aprile 2024, in cui Di Natali ed altri studiosi avevano fatto emergere la figura inedita del cristiano Accursio Miraglia, il quale privatamente si relazionava con il mistero della fede in Cristo; Il teologo agrigentino ha precisato che Miraglia, non avendo mai fatto professione teorica di ateismo, avrebbe potuto ricevere i funerali cristiani, che invece nel 1947 gli furono negati. Egli ha messo in pratica il Vangelo per i poveri, come pochi altri, e vissuto la fede in modo “anonimo”, secondo quel concetto teologico portato avanti da Karl Rahner. Il Decreto per la Congregazione del Sant’Uffizio, infatti, distingueva tra chi faceva professione di ateismo, dal comunista che invece lottava per la giustizia sociale, come ha fatto esattamente Miraglia.
Infine, c’è stato l’intervento appassionato di don Luigi Ciotti, il quale ha scosso il numeroso uditorio soffermandosi sul senso vero della democrazia e richiamando la necessità di sconfiggere definitivamente le mafie. Ciotti ha fatto una disamina appassionata e coinvolgente della persona di Miraglia, richiamando il concetto di “democrazia pallida” in cui viviamo, che non arriva a rendere giustizia o a sradicare il male nella nostra società. Non si uccide solo con le armi, ma anche negando dignità e lavoro ai nostri giovani che sono la nostra speranza di un futuro migliore. Richiamando un passo di San Paolo ai Romani, don Ciotti ha citato lo slogan di papa Francesco per l’Anno Santo: “la speranza non delude”, nel documento di indizione del Giubileo in corso; siamo chiamati a costruire speranza, per il bene della città, perché il bene c’è, ci può essere e va incoraggiato e promosso. Bisogna dare priorità assoluta alla speranza, senza temere di esplorare nuove strade. Essa è un motore di rinnovamento per tutti noi. Dio ama tutti, Dio è di tutti e va condiviso con chi è più fragile, perché il male impoverisce tutti. C’è una porta che è sempre aperta, quella della misericordia del Padre che attende tutti i suoi figli.
Il Convegno è stato impreziosito dalla lettura di alcuni scritti di Miraglia, sconosciuti a molti, davanti ad una sala gremita di gente, elevando il livello culturale dell’incontro, con le letture di Raimondo Moncada e sua moglie Lucia Alessi che hanno proclamato alcuni testi significativi, alternandoli alle relazioni. È intervenuto anche don Gino Faragone, il quale è stato 37 anni fa uno dei primi a leggere gli scritti cristiani di Miraglia, definito “uomo di Dio e Profeta”. Ha concluso il Convegno (condotto dal giornalista Giuseppe Recca), Nico Miraglia, il quale ha usato parole molto toccanti: “mio padre è anche vostro padre”, mentre consegnava ad ogni relatore un quadro con l’immagine ed una frase profonda del Sindacalista.
Antonella Montalbano e Giuseppe Verde