Teatro ellenistico: uno scavo che continua a sorprendere

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Agrigento per anni ha cercato un teatro, gli studi oggi dicono che ne ha trovati due: uno più antico ma di minori dimensioni, un secondo più “recente”, ma più ampio e costruito implementando il primo. È questo uno dei dettagli emersi al termine della seconda fase degli scavi, che si fermano adesso per lasciare spazio alla cosiddetta “fase 3”, potenzialmente la più importante tra quelle finora effettuate. A dargli particolare rilievo il fatto che a finanziarla ci saranno 2 milioni di euro provenienti dalla Regione ma la maggiore conoscenza dello stato delle cose, che consentirà quindi di calibrare con maggiore precisione gli interventi, perché adesso si sa con certezza quale è l’orientamento della struttura e ne si conoscono i margini.

Oltre alle immagini realizzate dall’alto, importanti sono stati i sondaggi, soprattutto quelli che hanno consentito di individuare i primi gradoni dell’edificio, costruiti con semplici lastre di pietra poggiate su terra compattata. La speranza dei ricercatori è che più a valle le sedute si siano conservate.

“Questo – dice il direttore del Parco Giuseppe Parello – anche in un’ottica di futura fruizione della struttura”. Se i dettagli operativi del progetto non sono ancora definiti, comunque, è già chiaro che si tratterà di interventi che avranno principalmente uno scopo: portare alla luce quanto più è possibile la struttura e riuscire a capire con precisione il suo inserimento nel contesto dell’antica Agorà della città.

Ottimo viatico per tutto questo è stata la fase 2 dei lavori, che, ha spiegato durante una conferenza stampa convocata ad hoc dal Parco, l’archeologa Maria Serena Rizzo, ha portato a “risultati importantissimi”, restituendoci idee più chiare “sulla struttura architettonica dell’edificio”, pur rimanendo diversi punti ancora oscuri. Come ha infatti spiegato anche il professor Luigi Caliò, dell’università di Catania, se le attività hanno fornito alcune risposte, hanno contestualmente prodotto altrettante domande. Ad esempio, gli scavi hanno individuato un’area centrale più antica di secoli rispetto agli anelli più esterni (che arrivano ad un diametro complessivo di 95 metri), ma saranno solo le analisi sulle abbondanti terracotte ritrovate a consentire di individuare con precisione la datazione storica. Confermato, invece, l’impianto urbanistico altamente scenografico in cui la struttura risultava inserita (una vastissima area pubblica, tra le più grandi dell’Antichità) così come l’importante struttura architettonica che, hanno comunque accertato gli studiosi, è del tutto simile a quelle di altri teatri siciliani, come quello di Catania.

Studiando il teatro e i materiali rinvenuti tra la terra, tra l’altro, si spera di riuscire ad avere un quadro più chiaro della storia sociale della città: significativo, ad esempio, è il ritrovamento di alcuni frammenti ceramici particolarmente antichi, precedenti alla creazione dell’impianto urbano della città ellenistica. E se oggi l’attenzione è concentrata soprattutto sul ritrovamento dei gradini, con la speranza che più a valle siano meglio conservati, una delle attività di studio riguarderà la presenza accertata di un santuario che doveva trovarsi sulla parte sommitale dell’area di scavo. Qui sono stati trovate numerose offerte votive che testimoniano un culto, che, però, non è ancora noto a quale divinità fosse rivolto. Un fatto non inusuale, dato che il teatro nella cultura greca era comunque un luogo con una profonda matrice religiosa, ma che comunque affascina i ricercatori e costituisce un ulteriore tassello nella storia, ancora sconosciuta, della più importante tra le scoperte archeologiche recenti della nostra città.

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